Tachipirina, il «non ricordo» di Sileri sa di comoda scusa
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L'ex vice di Speranza in Commissione Covid svela trame e colpi bassi al Ministero, ma cerca di chiamarsi fuori non sapendo chi licenziò il protocollo “Tachipirina & vigile attesa”. Eppure anche lui difese la linea, affidandosi all'infodemia dilagante contro le cure precoci.
-Il dossier: Covid at home
Quella di ieri in Commissione Covid è stata la giornata di un ex pezzo da 90. Sul banco degli auditi è salito per un’audizione fiume l’ex viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, allora chirurgo prestato alla politica in quota Cinque Stelle. L’allora vice di Speranza ha risposto a tutte le domande dei commissari, sia quelli di opposizione che di maggioranza e ha delineato la sua strategia, peraltro già delineata in passato con interviste ah hoc: all’epoca della pandemia la macchina organizzativa del Ministero e degli organismi sanitari era una macchina praticamente impazzita, nella quale lui stesso faticò per farsi ascoltare e per conoscere come stavano le cose.
Può darsi che le cose stessero così, del resto non c’è da dubitarne, ma quello che a conti fatti, dopo aver ascoltato Sileri, balza all’occhio è il notare come lui stesso, che pure in qualità di vice di Speranza si presentava davanti alle telecamere per proclamare il “verbo” pandemista fatto di lockdown e restrizioni e successivamente di fiducia cieca e incrollabile nel vaccino (arrivò a dire che chi dice che il vaccino è sperimentale dice una falsità) in realtà non avesse deciso niente di tutto ciò.
O almeno così pensa di farlo credere ai commissari, quasi a sgravarsi di una responsabilità troppo grande per lui, chirurgo prestato alla politica e che dalla politica, ora, dice di voler rimanere lontano il più possibile.
È emerso chiaramente quando – ad esempio – gli è stato chiesto dell’ormai tristemente noto Protocollo Tachipirina & vigile attesa o raccomandazione, come si usa dire adesso. «Non so chi lo decise», ha detto tranchant Sileri rispondendo ai Commissari, quasi a voler prenderne le distanze. Motivo per cui la reazione del capogruppo di FdI in Commissione Alice Buonguerrieri è stata vibrante: «È la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta, in termini comunicativi e politici, basti pensare che Sileri ha anche dichiarato di aver appreso del contagio della coppia di cinesi a Roma, primi due casi di Covid in Italia, soltanto dalla moglie che aveva seguito la tv. Sempre a proposito di Tachipirina e vigile attesa lui stesso ha detto di non essere stato affatto d’accordo con quella scelta che ha impedito di sperimentare serie alternative terapeutiche, eppure qualcuno nel Ministero ha agito senza nemmeno informare il viceministro della Salute. Gli italiani hanno il diritto di conoscerne la ragione».
Ma che la “difesa” d’ufficio di Sileri faccia acqua e che la sua figura assomigli più a quella di un pesce in barile che a quella di un luminare nella stanza dei bottoni, lo si apprende anche da altre successive dichiarazioni. Come quella a proposito dell’utilizzo dei FANS: «Durante la prima ondata, vale a dire nei mesi di marzo e aprile 2020 venne sconsigliato l’uso dei FANS (antinfiammatori che poi si dimostrarono utilissimi nel combattere il Covid fin da suo insorgere ndr). Io stesso non ne usai, perché avevo letto degli studi, mi pare francesi. Poi si iniziò a dire che potevano essere d’aiuto, ma si seppe solo a fine 2020, nei mesi di novembre e dicembre».
Detta così sembra una frase facilmente autoassolutoria, una comoda scusa per cavarsi di impaccio, ma bisognerebbe andare a riprendersi le cronache di quei giorni per delineare il tentativo di annacquamento dei fatti operato da Sileri.
È vero, infatti che qualcuno sconsigliò l’uso dei FANS nella prima fase dei sintomi da Covid, ma non fu uno studio scientifico, bensì una dichiarazione su X (che all’epoca si chiamava ancora Twitter) dell’allora ministro della Salute francese Olivier Véran, le cui dichiarazioni si basavano, non su rigorosi studi scientifici, ma su altrettante dichiarazioni non motivate degli ospedali di Tolosa, in Francia e di Losanna, in Svizzera.
Quella dichiarazione, che all’epoca poteva rappresentare una goccia nel mare nel panorama dell’informazione impazzita, venne presa volentieri dai media che iniziarono a costruire una campagna a senso unico contro quei farmaci che invece molti medici stavano già utilizzando con successo.
Così Repubblica il 16 marzo: «Non prendete antinfiammatori per proteggervi»; e così Sky il giorno seguente: «Sintomi di Covid-19, sconsigliato l'uso di anti-infiammatori e cure "fai da te"». Entrambi i servizi, a cui evidentemente Sileri si riferiva ieri nella sua ricostruzione, non avevano uno straccio di prova scientifica, ma erano costruiti unicamente solo sulle dichiarazioni politiche di un ministro, per giunta nemmeno italiano. Ma la caccia agli antinfiammatori, dai FANS agli altri, come l’idrossiclorochina e il cortisone, era ormai partita ed era entrata nel circolo dell’infodemia.
Tanto che a nulla valse la successiva timida messa in guardia dell’Ema (l’ente europeo di regolamentazione del farmaco) che il 18 marzo pubblicò sul suo sito un comunicato per dire che «attualmente non vi sono prove scientifiche che stabiliscano una correlazione tra l’ibuprofene e il peggioramento del decorso della malattia da COVID-19». Inutile, perché ormai l’infodemia era partita e come uno schiacciasassi travolgeva ogni evidenza, che pure, già a marzo era a disposizione di molti medici coscienziosi che continuarono a curare con successo, come la stessa Bussola documentò intervistando qualche mese più tardi uno dei medici che, somministrando antinfiammatori, raggiunse percentuali altissime di pazienti, anche anziani, guariti.
Sileri, in sostanza, ancora oggi continua a difendere la linea dell’assenza di cure e per farlo, non mostra alcun imbarazzo, lui medico affermato, per affidarsi in realtà a dichiarazioni uscite sui giornali, ma senza una prova documentale della loro fondatezza. Però, all’epoca era funzionale dire così, anche perché il vaccino era di là da venire, ma era già negli obiettivi; dunque, non si doveva andare a interrompere la narrativa dominante dell’assenza di cure.
E così appare quanto meno risibile anche l’affermazione che di successo degli antinfiammatori si cominciò a parlare solo a novembre 2020. Si riferisce alla revisione del protocollo ministeriale, avvenuta proprio in quel periodo, ma, come documentammo, insufficiente per sdoganare pienamente i FANS, ibuprofene, nimesulide e compagnia. Perché allora Sileri non diede alcun seguito alla riunione che lui stesso fece con alcuni medici che ricevette, tra cui i dottori Cavanna e Stramezzi, che insistettero con lui per inserire l’uso dei FANS per uso precoce nel prontuario ministeriale e inserire Cavanna nel Cts degli esperti del Governo? Era il marzo del 2021, la campagna vaccinale era entrata nel vivo e non si ricorda un impegno di Sileri in questo senso.
Interessi politici ne avevano tutti, ma con questa audizione Sileri ha mostrato che il Ministero all’epoca della pandemia non era poi tutto questo concentrato di unità. Lui stesso ha raccontato di essere stato minacciato dal capo di gabinetto di Speranza: “Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto”, avrebbe scritto a Sileri. Motivo per cui il senatore di FdI Franco Zaffini ha commentato: «Il triste quadro che emerge durante la prima fase della pandemia è caratterizzato da litigi e colpi bassi tra chi, al Governo e al Ministero della Salute, decideva della vita degli italiani».
Insomma, come ha commentato la senatrice di FdI Antonella Zedda, dall’audizione di Sileri viene da chiedersi «se l’obiettivo del Governo Conte II fosse contrastare la pandemia o gestire il potere, con i burocrati nominati da Speranza lasciati spadroneggiare e prevaricare per coprire le scelte errate dei vertici politici».
Una domanda che resterà per molto tempo senza risposta. Una risposta, però che si intuisce molto bene già adesso.
Sileri, il collezionista di gaffe che si finge Cassandra
Oggi che c'è l'inchiesta covid sugli errori nella gestione della pandemia, l'ex viceministro Sileri vuole passare per Cassandra: ignorato, inascoltato e minacciato dallo stesso entourage di Speranza. Ma quando imperversava in tv non si contano le gaffe e le frasi avventate e veementi su cure negate, vaccini e lockdown. Pronunciate da ventriloquo presenzialista del Governo pandemista.
Speranza prende un brufen per coprire le sue bugie
Dopo la pubblicazione di Lancet sugli antinfiammatori, Speranza cerca di correre ai ripari dicendo che «gli antinfiammatori li abbiamo sempre indicati». Ma non è vero e così mostra i suoi errori: nelle linee guida sono stati sempre indicati male, in ritardo e a vantaggio del paracetamolo, che è stato erroneamente accomunato ad un FANS. Si è trattato di due approcci opposti: vigile attesa contro cura precoce. Hanno scelto il primo, ma il vincente era il secondo.
- VIDEO-EDITORIALE: LE BUGIE DI SPERANZA
Covid da curare a casa: «In intensiva è un'altra malattia»
La necessità del potenziamento della cura domiciliare del covid si deduce anche dalle testimonianze dei medici di terapia intensiva: «Quando si entra in terapia intensiva è tardi, ci troviamo a curare una malattia diversa dal covid», spiega il professor Andrea Zanoni del Sant'Orsola di Bologna. «Nella seconda fase il danno polmonare non lo fa il virus, ma lo fa lo stato infiammatorio dell’organismo che attacca sé stesso».
Aspettando il vaccino... lockdown e cure a casa tabù
Anche ammesso che si vaccini con successo e sicurezza entro settembre il 40% della popolazione, rimane il problema di come gestire la pandemia in questi mesi. Il governo lascia intendere che la stagione del lockdown sarà ancora lunga, ma nessuno prende in considerazione la necessità di favorire il più possibile le cure domiciliari per evitare di intasare gli ospedali. La bocciatura dell'Aifa sull'idrossiclorochina non lascia presagire un cambio di strategia.
- LOCKDOWN ROSSO O ARANCIONE? di Stefano Magni
Un nuovo virus? Sarà ancora lockdown, niente cure a casa
La visione dettata dal Governo col nuovo piano pandemico non tiene conto della necessità di emanare prontamente linee guida per assistere i pazienti a casa, mentre ci si concentra ancora una volta a potenziare la rete ospedaliera puntando sulle politiche di lockdown.
- ILLUSIONI DI GREGGE di Paolo Gulisano
Niente cure, balzo dei ricoveri: «Ci sono altre priorità»
Aumentano i ricoveri perché i protocolli di cura domiciliare Covid sono ancora quelli insufficienti a base di paracetamolo. L'assurdo viaggio della Bussola tra scaricabarile e reticenze evidenzia il fallimento della gestione Speranza, che ha messo al centro gli ospedali e ora il vaccino, dimenticando che i malati non curati precocemente oggi, sono i morti di domani. Palù (Aifa): «Linee guida da cambiare, l'ho detto al ministero, ma dicono che ci sono altre priorità». L'Agenas: «Speranza non ci ha detto di lavorare sui protocolli domiciliari».
Noi, a casa senza cure. Storie di abbandono terapeutico
Sono la maggioranza dei pazienti covid e hanno tutti una storia comune: sono rimasti a casa senza terapie e con il solo paracetamolo prima di essere ricoverati in ospedale. Storie di abbandoni terapeutici da covid. Pazienti che con una terapia precoce non sarebbero stati ricoverati e non avrebbero rischiato la vita. L'appello del medico di Ippocrate: «Cambiare subito le linee guida, ora i medici sono vaccinati e non hanno più scuse: devono visitare i loro pazienti».
- LA MAMMA SPIEGA AI POLITICI I DISAGI DELLA DAD
«Le attese nelle cure si sono rivelate dannose»
Lo studio del Mario Negri è la prima pubblicazione controllata sul trattamento precoce domiciliare del Covid: «Pochi, semplici trattamenti antinfiammatori e solo il 2,2% ricoverato». L'infettivologo Fredy Suter, coordinatore della ricerca guidata dal professor Remuzzi, alla Bussola. «La vigile attesa con Tachipirina non è stata vincente: si è rivelata dannosa». La soluzione era a portata di mano? «Serviva il coraggio di uscire dagli schemi».
- LA LEGA PUNTA SUL COVID AT HOME di Paolo Gulisano
Sileri e i "senza vergogna" che rivendicano la persecuzione
Il Sottosegretario Sileri che annuncia ai no vax "vi renderemo la vita difficile" e i sospetti di discriminazione nelle cure di Pregliasco sono solo l'ultimo capitolo di una spaventosa e aberrante carrellata di offese nei confronti dei non vaccinati o anti green pass: dall'esclusione sociale di Brunetta ai "sorci no vax" di Burioni fino al "rompere le p..." di Macron. L'emergenzialismo selvaggio ha determinato un collasso della convivenza civile di cui non ci si vergogna nemmeno. Un imbarbarimento devastante, una regressione della cultura politica a stagioni ferine di guerra fratricida.
- NON CURATE I NO VAX, SCIVOLONE DEL TEOLOGO, di Tommaso Scandroglio
- DIRITTI INVIOLABILI SOPPRESSI, NON FINIRÀ, di Paolo Panucci
Cure a casa nel caos, gli errori di Conte e le liti tra medici
Conte ammette errori nella gestione dei pazienti covid: «Ospedali pieni anche perché la medicina sul territorio non è stata rafforzata». Già, ma per colpa di chi? Il gruppo ministeriale lavora al protocollo per le terapie domiciliari solo da pochi giorni, ma non ha incluso nessun rappresentante dei medici di base, che ora protestano, contestando le terapie proposte. Il solito pasticcio all'italiana, col governo in difficoltà e incapace di trovare una soluzione che non sia il lockdown e i medici che litigano tra di loro per una compressa in più o in meno di azitromicina. Intanto il ritardo aumenta e gli ospedali continuano a riempirsi di pazienti che potrebbero essere curati con successo a casa. Come sta facendo nella sua abitazione il governatore emiliano-romagnolo Bonaccini.
- IL SESSO DI STATO AUTODISTRUTTIVO di Roberto Marchesini
- AL LUPO! AL LUPO! PLAGIO DI GOVERNO di Tommaso Scandroglio
Noi, pionieri delle cure domiciliari e i nostri studi sorprendenti
«I risultati dei nostri studi, provenienti da realtà differenti, col 5% di ricoveri hanno dato grande forza al gruppo nel perseguire una politica sanitaria derivante da dati raccolti nella pratica clinica e non da teorie elaborate a tavolino e mai modificate». La testimonianza di uno dei primi medici che ha curato a casa e ha prodotto risultati poi utilizzati nella causa col Ministero al Tar.
Il mio covid: le cure domiciliari salvano, non il fai da te
Non vaccinato, ma con piena fiducia negli uomini di scienza tanto da partecipare a una sperimentazione terapeutica. Non solo il trivaccinato Galli può guarire: il covid si vince con le cure domiciliari purché ci sia un medico che si prenda cura di te e il paziente faccia tutte le cure senza sospenderle alla scomparsa dei primi sintomi. La cronaca di una guarigione e il pensiero per chi invece è stato abbandonato e si è buttato sul fai da te, insieme alla Tachipirina e vigile attesa la strada migliore per complicanze e ricovero.
- IL SEGRETO PER GUARIRE: CURARSI PRESTO E BENE di Paolo Gulisano
- DRAGHI IN RETROMARCIA, TORNA UN LOCKDOWN DI FATTO di Ruben Razzante
"Curiamo il Covid a casa e la mortalità è quasi a zero"
"La rete di medici che cura il coronavirus a domicilio è nata da uno di noi che si chiese come mai in Africa si ottenessero risultati brillanti. La soluzione era nei farmaci e nelle terapie precoci, così è iniziata la nostra attività: rispondiamo alle richieste inoltrate via mail: abbiamo superato i 6.000 casi trattati. La mortalità è praticamente nulla". Così il dottor Paolo Martino Allegri racconta alla Nuova Bussola l'opera di IppocrateOrg.
«Il covid si cura e si cura a casa. Svuotate gli ospedali»
In maggio conquistò la copertina del Time per la cura domiciliare del covid. Oggi il dottor Luigi Cavanna dell'ospedale di Piacenza è in prima linea per dire che «dobbiamo svuotare gli ospedali». «Prima capiamo che il coronavirus va curato a domicilio, prima risolveremo questa pandemia. La risposta ospedalo-centrica è sbagliata». La Bussola intervista l'oncoematologo: «I malati abbandonati chiamano il Pronto soccorso e gli ospedali si riempiono. È l’errore da evitare». I 5 stadi del covid e fin dove può spingersi il medico a casa. «Oggi si ricovera per polmoniti lievi, ma fino a livello tre si può gestire nelle abitazioni. Il governo ripensi l'assistenza sul territorio subito se non vuole trovarsi a curare nelle chiese».
- GABON, MESSE VIETATE E PRETI ARRESTATI di Luca Volontè
«Ospedali affollati, ma più della metà va curato a casa»
Il governo giustifica un nuovo lockdown con gli ospedali che scoppiano. Ma metà dei ricoverati non è grave, devono essere curati a casa. La Bussola prosegue l'inchiesta sulla de-ospedalizzazione per uscire dalla pandemia. Il caso San Raffaele: «Su 50 pazienti in pronto soccorso, il 60% potrebbe essere curato a casa, il reparto si svuoterebbe e affronteremmo tutti più serenamente la seconda ondata». Il punto di caduta è sulla medicina del territorio: «Arrivano perché non ricevono diagnosi e cure tempestive, ma in pochi giorni guariscono». Parla il primario della Medicina d'Urgenza, dottoressa Spessot.
«Io, alle prese col Covid e curata a casa»
Racconti di cura del Covid a domicilio: «Non tutti hanno giocato sul terrore per imporre ai cittadini l’adozione di modelli di vita estranei alla cultura e alle tradizione della popolazione. Quando ho capito che quasi certamente avevo contratto il virus, sono andata a Fabriano dove in un giorno ho fatto il tampone, subito mi è stata indicata la terapia da seguire, in un giorno un’équipe di radiologi è venuta a casa mia per osservare con l’ecografia cosa fosse capitato al mio polmone: niente».
«Così, con una chat e la clorochina battiamo il Covid»
Una chat su Whatsapp di 200 medici è il più coraggioso canale di terapia domiciliare anti Covid, nell'assenza dei protocolli degli enti regolatori. «Con idrossiclorochina, eparina e azitromicina subito a casa non abbiamo avuto un solo ricovero, l'Aifa tolga lo stop». La Bussola intervista il medico di famiglia Andrea Mangiagalli, ideatore di Medici in prima linea: «Nella guerra col Covid siamo in ritardo, non si vince con i cannoni nelle retrovie, ma con la fanteria: i medici di famiglia, ma oggi solo il 10% di noi va a casa a curare». La colpa? «Considerare il coronavirus una malattia da ospedale».
- NAPOLI SENZA COVID: O' MIRACOLO DI MARADONA di Ruben Razzante
«Cure date tardi»: così uno tsunami abbatte il plasma
L'insuccesso di TSUNAMI, lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità, è il risultato della solita somministrazione tardiva di plasma iperimmune su pazienti Covid già con polmonite e in ospedale. La denuncia arriva dagli stessi trasfusionisti che hanno lavorato su un protocollo nato "zoppo". «In Europa, Usa e Argentina il successo è in fase precoce a domicilio, lo studio italiano ha una colpa perché rischia di danneggiare il futuro delle terapie al plasma». Parlano alla Bussola Perotti (Pavia), Franchini (Mantova) e Focosi (Pisa).
- MASCHERINE E BAMBINI: C'È UN GIUDICE IN GERMANIA di Luisella Scrosati
Ora è chiaro: il nemico delle cure a casa è Speranza
Nonostante il Senato abbia impegnato il Governo a rivedere i protocolli di cura domiciliare, il Ministero ricorre al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar che lascia libertà di cura ai medici di non utilizzare il protocollo della vigile attesa. È ormai chiaro che Speranza avversa le terapie domiciliari. Infatti nel suo libro "fantasma" non c'è alcuna traccia di Covid at home, ma c'è molto dell'utopismo e del paternalismo della Sinistra green.
Cure a casa: tanti veti, restano Tachipirina e vigile attesa
Il Ministero della Salute ha aggiornato le linee guida per la terapia domiciliare, ma le novità sono poche e il documento appare insufficiente: è evidente che Speranza vuole il controllo di questa partita, di importanza fondamentale. Molti i veti: su idrossiclorochina, cortisone, antibiotico, eparina, vitamine. Che cosa resta al "povero" medico? Ancora vigile attesa e Tachipirina.
- REMUZZI: «CAPISCO I MEDICI, IL MINISTERO HA LE SUE REGOLE» di Andrea Zambrano
- GREAT BARRINGTON DECLARATION, SEI MESI DI LINCIAGGIO MEDIATICO di S. Magni
Cure e medici: si doveva dare libertà, non criminalizzare
Piuttosto che interferire con le attività cliniche, il sistema sanitario avrebbe dovuto lasciare piena libertà ai medici di consigliare sani stili di vita e prescrivere in scienza e coscienza i farmaci. Invece sono stati ostacolati e ora vengono anche indagati come nel caso del medico accusato di omicidio colposo per aver curato. Eppure, intere schiere di malati sono state abbandonate senza assistenza e si sono rivolte a liste di medici resisi disponibili per via telematica, cosa del tutto lecita in caso di emergenza. Gli errori accertati della vigile attesa con paracetamolo. E il progresso sulla cura del paziente covid.
Zero ricoveri nella trincea delle cure domiciliari precoci
L'andamento dei contagi dimostra che il vaccino non basta e le cure sono indispensabili. Dall'esperienza sul campo dei medici per le terapie domiciliari anti-Covid nasce uno studio che smentisce la vulgata Tachipirina & vigile attesa. «Indometacina, Cardioaspirina ed esperidina nei pazienti trattati: zero ricoveri se assunte nei primi 3 giorni». Parla alla Bussola il professor Fazio, uno degli autori che, con il professor Bellavite, ha messo a punto uno schema terapeutico incoraggiante a disposizione della comunità scientifica.


