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IL NUOVO DECRETO

Draghi in retromarcia, torna un lockdown di fatto

Mentre in gran parte dei Paesi, colpiti dalla Omicron, si ricomincia a vivere, in Italia torna un lockdown di fatto. Nessun segno di discontinuità fra il governo Draghi e il predecessore Conte, salvo una timida apertura delle scuole che però le nuove regole renderanno vana. Draghi appare indebolito in uno scenario politico rapidamente cambiato.

Politica 11_01_2022
Mario Draghi

In Spagna verificano gli anticorpi prima di fare la terza dose di vaccino e non chiudono nulla, limitandosi a poche precauzioni per contrastare il covid senza rinunciare a vivere. In Portogallo chi fa la terza dose non deve subire alcuna restrizione. La Francia, che sul green pass sembrava andare a braccetto con l’Italia, ora esclude l’obbligo vaccinale. Nella Gran Bretagna, che tratta Omicron come un’influenza e non introduce restrizioni penalizzanti, i contagi continuano a scendere. In particolare a Londra, città sicuramente più affollata di Roma e Milano. Perfino in Sudafrica, dove la variante Omicron è nata, la situazione appare sotto controllo, e con molti meno vaccini.

In Italia, invece, ieri sono entrate in vigore misure ancora più vessatorie, tra cui l’obbligo vaccinale per gli over 50, e c’è un premier che convoca una conferenza stampa per difendere l’apertura delle scuole, che altrove è la normalità dall’inizio della pandemia, e per scaricare per l’ennesima volta sui non vaccinati la nuova escalation della pandemia. In tutti gli Stati ci sono persone che non si sono vaccinate, eppure non c’è stata una gestione così confusa dell’emergenza come in Italia, con stop and go su ogni cosa e un’assoluta mancanza di iniziativa su farmaci per cure domiciliari, anticorpi monoclonali, differenziazione degli orari di ingresso in uffici e scuole, potenziamento dei mezzi pubblici, implementazione delle strategie di sanificazione degli ambienti chiusi e tanto altro. Puntare tutto sui vaccini si dimostra non risolutiva come azione di contrasto al Covid, eppure c’è chi si ostina a proseguire su una strada che alimenta divisioni sociali, depressione collettiva, disagi psichici sempre più diffusi ed estesi, crisi economica galoppante, al di là degli ingannevoli dati ufficiali sulla crescita del Pil.

Mario Draghi ieri in conferenza stampa è apparso visibilmente stanco e probabilmente disorientato perché l’evoluzione della situazione politica non è esattamente quella da lui immaginata. Nelle sue aspirazioni c’era il superamento della pandemia e l’ascesa al Quirinale, ma per come si sono messe le cose questo passaggio appare alquanto improbabile e l’unica soluzione che gli consentirebbe di non uscire sconfitto dalla partita è il congelamento dell’attuale assetto istituzionale, compresa la conferma temporanea di Sergio Mattarella, che oggi non può essere esclusa. Se al Quirinale venisse eletto un altro candidato al posto di Draghi, il suo governo verrebbe delegittimato e le elezioni anticipate diverrebbero lo scenario più realistico.

Le sue precisazioni di ieri sono manifestazioni di grande debolezza: ha subito messo le mani avanti precisando che non avrebbe risposto ad alcuna domanda sull’elezione del Capo dello Stato e, a fine conferenza stampa, ha precisato di essere lì solo perché qualcuno aveva criticato la mancata conferenza stampa dopo l’approvazione dell’ultimo decreto e ha parlato di “atto riparatorio”. Altrimenti, quindi, avrebbe rinunciato a convocare i giornalisti nel giorno di entrata in vigore di misure che corrispondono a una sorta di soft lockdown per i non vaccinati. Come se gli italiani, dopo due anni di restrizioni, fossero condannati a subire decisioni fondate su considerazioni opinabili e non su evidenze scientifiche, accettando di continuare a non vedere la fatidica luce in fondo al tunnel.

Nel mirino del premier ieri in conferenza stampa, oltre ai non vaccinati, suo bersaglio preferito, anche la didattica a distanza, che genererebbe disuguaglianze. Considerazione sacrosanta, che a onor del vero rappresenta uno dei pochi elementi di positiva discontinuità con il governo precedente. Peccato, però, che le assurde regole sulle quarantene nelle scuole di ogni ordine e grado, con misure differenziate non si capisce in base a quali evidenze scientifiche, rischiano di portare a rapide chiusure di interi istituti scolastici, provocando di fatto un ritorno coatto alla dad. Se dovesse accadere, con quale coraggio le autorità sanitarie e governative chiederanno agli italiani di fare anche la quarta dose di vaccino, visto che ormai le prime due sono considerate la premessa minima per poter vivere e la terza un’inderogabile urgenza collettiva?