Governo Gentiloni? È un Renzi bis
Hanno perso sonoramente il referendum, il popolo è andato a votare “no” per mandarli a casa, ma sono ancora li’, imperterriti, e ci riprovano, con una controfigura, che risponde al nome di Paolo Gentiloni. E il presidente della Repubblica cede ai diktat di Renzi.
Gentiloni, gratta gratta, trovi il solito Renzi
I soliti interessi hanno mosso la nascita di questo esecutivo, benedetto da Renzi, che, tuttavia, per qualche mese farà finta di non occuparsene, limitandosi ad aprire e gestire con i soliti metodi la stagione congressuale del suo partito. Ma prima o poi gli italiani voteranno e si prenderanno la rivincita. Gentiloni è il volto pulito di un disegno gattopardesco volto a illudere la gente: far finta di cambiare affinchè nulla cambi.
Cattorottamati, scelgono il disonore, perdono la poltrona
Come ai tempi di Andreotti, che controfirmò la legge sull'aborto per salvare il governo, ma perse anche il governo, i cattolici del Nuovo Centro Destra hanno avallato le unioni civili. E hanno perso il governo appena nove mesi dopo. Oggi, dopo due scissioni, Alfano e Lupi non hanno grandi prospettive. Il compromesso al ribasso...
Ma cosa sarà mai tutto questo populismo
La sinistra giacobina ha vinto la guerra delle parole. Mai una volta che dicano: votate per noi perché vi dimostriamo di essere intenzionati e capaci di farvi stare meglio. No. Dicono sempre: non votate per gli altri, perché sono cattivi. E giù aggettivi. Soprattutto uno va di moda da quest'anno: populista.
Referendum. Dieci errori da non commettere più
Dopo il clamoroso esito del referendum sulla riforma costituzionale, ci si domanda come abbia fatto Matteo Renzi a bruciare il consenso così in fretta. Ecco una lista di 10 errori che ha commesso, dall'arroganza dimostrata allo scollamento con la gente comune, passando per la questione (non secondaria) delle banche.
L'abbiamo scampata bella Ma adesso?
Vinta clamorosamente la battaglia alle urne, il variopinto fronte del No referendario non esprime alcun leader nazionale. Non c'è alcuna forza liberal-popolare che possa subentrare dopo la sconfitta di Renzi. Se per un anno non si andrà alle urne, sarebbe il tempo utile per lavorare all'alternativa, partendo dalla società civile.
10 ERRORI DA NON RIPETERE di Peppino Zola
Nozze gay e il resto: i frutti malati del governo
Prima che Renzi consegni la campanella al suo successore e qualcuno ipotizzi un bis, sarà bene fare un bilancio dell'esecutivo in uscita: dalla scandalosa fiducia sulle Unioni civili all'ok al divorzio breve, passando per gli interventi a gamba tesa in commissione, su tutte le questioni antropologicamente sensibili lo zampino del Governo è stato ovunque. Ecco perché il Renzi I è stato il governo più laicista della storia repubblicana. Guidato da un cattolico simpatico ad alcune gerarchie ecclesiastiche, ma senza legittimazione popolare.
-UNA PAUSA DI RIFLESSIONE di Angela Pellicciari
-UN PAESE IN OSTAGGIO di Ruben Razzante
Una pausa di riflessione dopo un governo gnostico
Le lobby gnostiche a sostegno dell'antropologia crativa hanno avuto una battuta d'arresto con Trump e in Italia con la sconfitta di Renzi, il quale ha citato il massone Baden Powell nel suo discorso di commiato. Non viene in mente a Renzi che quel resto di popolo cattolico che con tanti sacrifici ha provato ad opporsi alla sua legislazione creativa fosse in realtà numericamente più significativo delle varie lobby?
Renzi vuole la rivincita, ma non può votare ora
Stupisce che chi, nel fronte del “si”, ha sbandierato ai quattro venti i rischi di destabilizzazione del quadro politico in caso di vittoria del “no”, ora voglia contribuire a questa precipitosa scomposizione dello scenario. Renzi vorrebbe votare subito, ma non può. Si metta il cuore in pace e rifletta sui suoi errori, anziché pretendere di continuare a tenere in ostaggio il Paese.
La sconfitta che l'ex premier ignora
Il discorso della sconfitta di Matteo Renzi, da molti citato come esempio di sincerità e arte oratoria, è invece la spia di un declino della cultura politica del paese. Il premier (ormai ex) non ha compreso che gli italiani non sono arroccati sullo status quo, ma hanno rifiutato il cambiamento proposto da lui, che non ha neppure saputo spiegare.
-ANCHE I RICCHI VOTANO (SI') di Matteo Borghi
Il 4 dicembre è una vittoria della sussidiarietà
Tutti sono concentrati a inquadrare il risultato referendario come un rifiuto delle politiche di Renzi, ma sbaglierebbe chi vedesse in questo risvolto politico l'unica ragione del No. In realtà i cittadini hanno respinto il progetto neo-centralista e anti-sussidiario, che caratterizzava la riforma Renzi-Boschi. L'affluenza alta dimostra che nel nostro Paese quando la posta in gioco è importante, la gente vota. La riforma della Costituzione va fatta, ma in un altro modo.
-IL PAESE NON GLI CREDE PIU' di Ruben Razzante
-C'E' IL POPOLO, NON I CAPI di Alfredo Mantovano
-UN REFERENDUM DEL GENERE di Roberto Marchesini
Il popolo c'è. Mancano i capi
Nell'esercito del No c'è anche quel popolo dei Family Day così umiliato dal governo, ma soprattutto c'è un popolo che ha combattuto a mani nude alla potenza di fuoco messa in campo per il Sì. Questo popolo però non ha leader in grado di guidarlo con competenza e coraggio, come fu Andreas Hofer per il Tirolo contro Napoleone.