La Russia approfitta della debolezza occidentale
L'offensiva russa nell'Ucraina orientale è un modo per testare la debolezza dei nemici. E Putin si trova di fronte a un'Ucraina con un governo in crisi, agli Usa costretti a cambiare rotta in Siria e a un'Europa economicamente sempre più fragile.
Se non aiutiamo il Mali a salvare i bambini emigranti
Pochi stati africani aiutano i loro emigranti a rimpatriare o li assistono all'estero. Uno di questi rari casi è il Mali. Il suo governo vuole impedire alle famiglie di costringere i loro bambini alla traversata del Sahara e del Mediterraneo. Ma, chiedendo collaborazione agli europei, ha trovato un assurdo ostruzionismo in Italia.
Se lo stupratore è islamico, la polizia lascia fare
Nella cittadina di Rotherham, nel Nord dell'Inghilterra, 1400 minorenni sono state violentate dal 1997. Si tratta di uno dei più giganteschi casi di pedofilia organizzata degli ultimi anni. Ma gli stupratori erano quasi tutti pachistani. Per paura di subire l'accusa di islamofobia, le autorità non si sono mosse.
Boko Haram si costruisce il suo califfato
Nigeria, dopo una lunga fase di attentati suicidi e di imboscate, i terroristi islamici di Boko Haram hanno iniziato a conquistare città e territori per fondare un loro califfato, proclamato lo scorso 24 agosto con un comunicato del loro leader Shekau. Lo stanno facendo sulla falsariga dell'Isis in Iraq e Siria.
Isis ma non solo: quando il male si mette in posa
Persone crocifisse, sepolte vive, mutilate, decapitate, torturate a morte, costrette a scavare la propria fossa prima di essere uccise. Oggi il Califfato islamico dell'Isis pare la rappresentazione del male in terra. Ma non è il solo: dal Medio Oriente all'Africa, dall'Iraq alla Nigeria, l'orrore ha radici estese.
Afghanistan, noi ce ne andiamo i talebani no
Mentre gli occhi della comunità internazionale sono puntati sulle crisi belliche in Iraq, Siria, a Gaza, in Libia e in Ucraina, anche l’Afghanistan prosegue la discesa verso il baratro. I candidati presidenziali Abdullah e Ghani Ahmadzai si sono misurati in un ballottaggio, provocando forti tensioni politiche e istituzionali.
Perché il Califfato è una minaccia per i musulmani
L'aggressione delle milizie dell'Isis, guidate dal sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi contro la minoranza sciita, esposta al rischio di genocidio, dopo i cristiani e gli yezidi, rappresenta una preoccupante svolta nel conflitto in Iraq. Ma è anche anche un'occasione importante per comprendere meglio l'ideologia dell'Isis.
Ecco chi paga il prezzo più caro della guerra a Putin
La guerra delle mutue sanzioni fra Usa-Europa da una parte e Russia dall’altra sta avendo ripercussioni notevoli sull’economia di alcuni Stati europei. Soprattutto per i Paesi balcanici, con rischio di nuove instabilità.
Ucraina, tra sospetti e verità, di G. Motta
Cristiani d'Iraq, una doppia catastrofe
Nell'indifferenza generale è iniziata la seconda fase del disastro iracheno: la migrazione dei cristiani finora raccolti nei campi profughi. In questo modo inizia a scomparire la storia, l'eredità e l'identità di questo popolo. La comunità internazionale non può continuare a restare inerte.
In Iraq e Siria la guerra è di religione
Che fare in Iraq? Che l'Occidente non abbia una strategia, è un fatto reso ancor più evidente dalle timide e incerte iniziative di europei e statunitensi. Abbiamo rimosso la guerra dal nostro linguaggio e siamo del tutto incapaci sul piano politico di risolvere i conflitti. Ma la verità è questa: qui si combatte una guerra di religione.
Iraq, uso della forza necessario ma solo se serve a ricostuire
Tutto il Medio Oriente è in radicale cambiamento, la "primavera araba" è stata sequestrata da movimenti religiosi che ne hanno stravolto la natura. Ma tutto questo va contro la storia del Medio Oriente. Fermare questi fanatici in Iraq e Siria è doveroso, ma senza la ricostruzione il vuoto creato dall’uso della forza darà vita ad un maggiore estremismo. L'intervento al Meeting di Rimini.
Baghdad e curdi ai ferri corti L'Isis ringrazia
Le autorità curde lo avevano previsto e purtroppo sta avvenendo: il governo di Baghdad trattiene le armi, specie quelle pesanti, che l'Occidente invia ai combattenti curdi. Che potrebbero così rafforzare le pretese indipendentistiche. Fra un Kurdistan libero e un Iraq ridotto alle sole province sciite, non scorre buon sangue. E a guadagnarci sono gli jihadisti dello Stato Islamico.