Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Benedetto da Norcia a cura di Ermes Dovico
scenari

Pier Silvio bacchetta Tajani e medita la discesa in campo

Da Mediaset a Montecitorio? Berlusconi jr lancia endorsement alla Meloni e pungola Forza Italia, senza escludere di seguire le orme paterne. Magari non subito, ma il pensiero corre alle politiche del 2027.

Politica 11_07_2025
Foto Vincenzo Livieri - LaPresse

Da amministratore delegato di Mediaset ha fatto della presentazione dei nuovi palinsesti un vero e proprio palcoscenico politico: pur precisando che «oggi non ho nessuna intenzione e non penso alla politica. Guardando al futuro non lo escludo», Pier Silvio Berlusconi ha lanciato segnali precisi che hanno scosso il centrodestra.

Con tono misurato ma ironico, ha notato che suo padre scese in campo a 58 anni, mentre lui ne ha 56: «Mio padre ci è entrato a 58… io oggi non ne ho nessuna intenzione, ma guardando al futuro non lo escludo, ma così come non escludo tante altre cose nella mia vita È una brutta bestia, la politica. Io faccio finta che non esista. Ma se ci penso, parto. L’idea mi crea passione».

Ma la discesa in campo non è un fulmine a ciel sereno, bensì il frutto di un ragionamento strategico. Pier Silvio ha colto l’occasione per rimarcare la necessità di rinnovamento in Forza Italia: «Il problema di Forza Italia è che sono anziani, non dico anagraficamente. Sono anziani per mentalità. Ci vorrebbe una iniezione di forze nuove». Il riferimento è esplicito: Antonio Tajani e altri big come Maurizio Gasparri e Rita Dalla Chiesa. Loro non bastano più: «Bisogna guardare avanti e introdurre nella squadra del partito presenze nuove, idee nuove, lavoro nuovo». Il ritornello è chiaro: volti noti ma senza consenso reale dovrebbero lasciare spazio a risorse fresche, anche in vista delle sfide che verranno, come la successione a Beppe Sala per Milano 2027: «Se dopo Sala perdono a Milano sono veramente messi male».

Un altro fronte su cui Pier Silvio ha alzato il suo sguardo politico riguarda lo ius scholae, la proposta di Tajani sulla cittadinanza per chi studia in Italia. L’ad Mediaset è stato netto: «Non credo sia una priorità del Paese. Prima ci sono le pensioni, la sanità, le tasse da abbassare»; «condivido in linea di massima il principio ma onestamente ho dei dubbi sulla priorità: non mi sembra una necessità tra le prime per gli italiani»; inoltre: «sono più contro che a favore, perché non è il momento». Le sue parole hanno trovato eco presso la Lega e Fratelli d’Italia: Matteo Salvini ha commentato che «partita chiusa, tema archiviato, se ne occuperà semmai la sinistra fra trent’anni», e dall’area FdI e Lega è arrivata una calorosa approvazione.

In controtendenza rispetto al quadro critico verso Tajani, Pier Silvio ha invece rivolto elogi alla premier Giorgia Meloni. «Giorgia Meloni sta facendo un lavoro unico: donna, giovane, venuta da nulla, ha messo su il miglior governo d’Europa», ha dichiarato, «sta facendo il massimo nell’interesse del Paese». In più, a chi suggeriva che la premier si fosse ammorbidita, ha risposto: «deve sempre trovare l’equilibrio tra il ruolo da primo ministro e parlare ai suoi elettori da leader del centrodestra. Secondo me sta facendo un lavoro unico». Un endorsement pieno e senza riserve, ripetuto in più sedi: «Il suo è il migliore governo possibile. È bravissima» «Ora guida il migliore governo d’Europa: tanto di cappello».

Il messaggio è dunque duplice. Da un lato, Pier Silvio ripropone il suo potenziale ingresso, seguendo le orme del padre ma senza fretta, puntando all’onda lunga del centrodestra moderato e alla riscossa dei moderati «quando arriverà il momento giusto» – magari tra due anni, alle politiche 2027, o in vista delle comunali milanesi. Dall’altro lato, funge da pungolo all’interno di Forza Italia: servono nuovi nomi, idee fresche, una classe dirigente meno legata al passato, più rivolta verso il futuro. E per dimostrarlo, non lesina di elogiare l’alleata Meloni, rafforzando così il centrodestra unito attorno a un progetto condiviso ma aperto al rinnovamento.

Dal punto di vista politico, un’eventuale discesa in campo di Pier Silvio potrebbe realmente sconvolgere gli equilibri. Innanzitutto, ridimensionerebbe il peso di Tajani: sebbene il segretario resti rispettato, le aperture su rinnovamento e dossier prioritari indicano un cambio di prospettiva che lo sposterebbe progressivamente in secondo piano rispetto a un leader più carismatico e comunicativo come Pier Silvio.

In ottica di successione, quella del 2027 a Milano potrebbe trasformarsi in una battaglia interna a Forza Italia tra l’asse Tajani‑Gasparri e la nuova linea “Vivaio”, guidata da Berlusconi jr. La mossa potrebbe portare nuova classe dirigente nel partito: volti di successo, manager, amministratori locali emergenti, professionalità fuori dai circuiti tradizionali.

Sullo scenario nazionale, la sua ascesa metterebbe pressione anche su Fratelli d’Italia: al momento il primato di Meloni non sembra in discussione, ma l’ingresso di Pier Silvio metterebbe in campo un competitor moderato, più centrista, in grado di intercettare un elettorato liberale‑popolare che oggi guarda più verso FI. In questo senso, la sua strategia può portare un allargamento del centrodestra verso il centro moderato, una piattaforma capace di tenere unito il blocco compreso tra FdI, Lega e un rinnovato Fi, con Pier Silvio a fare da catalizzatore. Non ultimo, il messaggio al Paese sarebbe duplice: continuità con l’eredità berlusconiana da un lato, e rinnovamento vero dall’altro. Una sfida che – se concretizzata – potrebbe rivelarsi più rivoluzionaria di quanto oggi sembri.

In sintesi, la presentazione dei palinsesti Mediaset si è trasformata in un momento politico cruciale. Pier Silvio ha dimostrato di saper usare la sua visibilità mediatica per incidere sull’agenda politica. Ha lanciato messaggi netti: no allo ius scholae per ora, sì a un nuovo corso in FI, piena fiducia all’alleanza con Meloni e, infine, un’apertura per sé stesso. Se e quando scenderà davvero in campo, sarà interessante valutare se questo progetto riuscirà a costruire un centrodestra più inclusivo, competitivo e moderno. In ogni caso, al momento Pier Silvio non esclude nulla, ma trasmette una sensazione: la politica per lui non è un gioco, è una sfida che, al momento giusto, saprà cogliere.



UN ANNO DOPO

Berlusconi ancora divide. Osannato da chi lo detestava

13_06_2024 Ruben Razzante

Silvio Berlusconi, scomparso esattamente un anno fa. Coerenti Avs e grillini che hanno abbandonato l'aula. Ma quanti dei suoi ora lo osannano, quando era in vita lo tradivano.

tra tv e ia

La guerra nel centrodestra per il controllo dei media

30_11_2024 Ruben Razzante

Il disegno di legge sull'intelligenza artificiale è ancora impantanato. Fratelli d'Italia vuole giocarsi in autonomia la battaglia per il controllo delle nuove tecnologie e si scontra con Forza Italia che invece punta ad avere una golden share sulle tv. E la Lega rimane fuori dai giochi. 

via al toto-nomi

Il centrodestra non sembra voler vincere a Milano

13_11_2024 Ruben Razzante

Si svolgeranno tra due anni, ma il centrodestra è tutt’altro che compatto sul tema delle prossime elezioni amministrative di Milano. Si fanno i nomi di Lupi e Moratti, ma più per stoppare un candidato leghista. Rivalità che potrebbero costare care ai partiti di maggioranza. 

Lo scenario

Il centrodestra diviso alimenta i sogni dei tecnocrati

28_08_2024 Ruben Razzante

A neanche tre mesi dalle elezioni europee aumentano gli attriti tra Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. E nell’interventismo di Gentiloni c’è chi vede il disegno dell’establishment europeo di un nuovo governo tecnico di solidarietà nazionale.