Così la Cina si integra nel sistema monetario internazionale
La svalutazione dello yuan va letta come una volontà cinese di entrare nei meccanismi dell'attuale, pur disordinato, sistema monetario internazionale. La moneta cinese non è più strettamente vincolata al dirigismo della banca centrale, ma avrà sempre di più un valore determinato dagli equilibri dei mercati. E questa è sia una buona che una cattiva notizia.
Cina, il colosso economico dai piedi d'argilla
Dopo il crollo della Borsa di Shanghai e il rallentamento del settore manifatturiero, arriva la svalutazione dello yuan, deciso dalla Banca Popolare Cinese per incoraggiare le esportazioni all'estero. Il colosso cinese si trova alle prese con una crisi che rivela tutta la fragilità del suo sistema.
La nuova vecchia Rai è giunta a un bivio
Il rinnovo dei vertici Rai è avvenuto ancora con la Legge Gasparri e ha suscitato le consuete polemiche sulla lottizzazione. Ma a Renzi importa di più la nomina del nuovo direttore generale, Antonio Campo Dall'Orto. A lui spetta il compito di rinnovarla, per reggere la competizione dei colossi del digitale.
Cosa nasconde l'immenso debito della Cina
Il McKinsey Global Institute ha appena pubblicato un interessantissimo studio sul debito cinese . È importante capire che sta succedendo in Cina poiché questo debito è quasi vicino al 300% del Pil cinese e supera il debito americano. Dallo scoppio della crisi (2007) a oggi il debito totale cinese è quasi raddoppiato sul Pil.
Sorpresa: il mondo è meno povero e vive meglio
Mancano pochi mesi alla conclusione dei Millennium Goals, gli Obiettivi del Millennio, un progetto di lotta alla povertà senza precedenti lanciato dalle Nazioni Unite nel 2000: 8 gli obiettivi, 15 gli anni di tempo per realizzarli. Dimezzato il numero di persone in estrema povertà e che soffrono la fame.
Il Grande Fratello fiscale non batterà l'evasione
Misure da regime totalitario per reprimere l'evasione fiscale. Se passa la nuova delega fiscale, le partite Iva (e solo loro) dovranno esibire tutti gli scontrini dei pagamenti in contanti. E nessuno si pone la domanda sul perché in Italia l'evasione sia così diffusa. A fronte di una pressione fiscale che tocca il 65%...
Grecia, agitare il popolo prima dell'uso
Alexis Tsipras accetta le riforme contro cui ha fatto votare i greci. L'accordo raggiunto con l'Eurogruppo evita la "Grexit", ma impone austerity e commissariamento, peggio ancora delle condizioni respinte a gran maggioranza dal referendum. Al premier resta una sola soddisfazione: ha fatto un capolavoro di camaleontismo. Come diceva Talleyrand, ha "agitato il popolo prima dell'uso".
Expo, un dialogo rubato all'agricoltura
Pretendere di scegliere in assoluto tra agro-industria e ogm da una parte e agricoltura artigianale e biologica dall’altra è una perdita di tempo e di risorse sia umane che materiali. L'Expo è un'occasione sprecata: avrebbe potuto essere luogo di dibattito serio e costruttivo fra i due approcci all'agricoltura.
Signori radical chic, l'agricoltura moderna sfama i poveri
Non si ferma il bombardamento di critiche alle tecniche più moderne e intensive di agricoltura, bersaglio preferito degli ideologi di Expo 2015. Le si contrappone un modello alternativo fatto di cibo "buono, pulito, giusto". E solo per ricchi. I numeri dimostrano quanto l'agricoltura moderna sfami le masse.
Grecia, si raccolgono i cocci del referendum
Col senno di poi il referendum greco voluto da Tsipras e vinto dal suo fronte, non è servito ad altro che a peggiorare le condizioni dei creditori. Oggi è la Grecia stessa a dover proporre, per se stessa, una versione ancor più dura dell'austerity chiesta dai creditori: più tasse, tagli, privatizzazioni.
Contate fino a dieci prima di dar la colpa ai greci
Se i greci hanno votato "no" non significa che abbiano ragione. Significa che una eccellente propaganda, facendo leva sui loro sentimenti e difficoltà intrinseche, li ha convinti della opportunità di votare “no”. Una propaganda, probabilmente non europea, che punta ad alimentare la sfiducia nell'euro
Bastano 7 miliardi per salvare Atene?
Niente è andato come ci si sarebbe aspettati. Dopo il referendum greco, in cui la maggioranza ha detto "No" alle condizioni dei creditori internazionali, l'Ue non ha sbattuto la porta in faccia ad Atene e il governo Tsipras non ha portato nuove proposte al tavolo negoziale dell'Eurogruppo. Ma pare abbia chiesto 7 miliardi "entro 48 ore"...