Due o tre cose da fare dopo il Circo Massimo
Dopo la grande manifestazione del 30 gennaio a Roma, non possiamo abbassare la guardia di fronte a un potere politico, che va avanti imperterrito per la propria strada. Poi, occorre incentivare un impegno culturale per approfondire le ragioni per le quali il popolo delle famiglie deve essere presente nella nostra società. Gli slogan non bastano.
Dialogare si può. Ma a due condizioni
Il dialogo oggi sembra essere un’arte difficile e rara. Le stesse persone, autorevoli e altolocate, che da qualsiasi area invocano di non contrapporsi, di non creare muro contro muro, ma di dialogare e di testimoniare, sembra che abbiano dimenticato i presupposti del dialogare. Dialogare deriva dal greco dia-lego: parlare tra.
E ora vietato "vendere" questo popolo
Da Avvenire ai politici, dopo il Family Day è tutta una gara a coprire con le menzogne la portata dell'evento al Circo Massimo. Per arrivare tranquillamente arrivare al vero obiettivo: l'accordo tra potere ecclesiastico e potere politico per arrivare alle unioni civili evitando le adozioni. Lo capiscano gli organizzatori del Family Day.
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Per l'Italia questa è l'unica speranza di un futuro
Al Circo Massimo non si sono date appuntamento le forze che frenano la modernizzazione dell'Italia, ma quelle che rappresentano la possibilità di un futuro. Perché questa è l'Italia che costruisce, che genera figli e li educa, che pensa alle proprie responsabilità prima che a presunti diritti. E proprio per questa responsabilità lotta per difendere i propri figli.
I veri diritti e il brutto rovescio di Amnesty
Mentre un popolo si raduna al Circo Massimo per dire il suo no al ddl Cirinnà e un sì alla famiglia, qualcuno dice che i diritti sono altri. Innanzitutto quelli di due persone dello stesso sesso di farsi famiglia e adottare figli. Lo ha scritto una associazione che fa della difesa dei diritti la sua bandiera: Amnesty international.
Quanta strada dovrà fare la misericordia?
L’etimologia popolare del termine misericordia rimbalza dal suono della parola stessa: "miseris cor dare", dare il cuore ai miseri. La misericordia non è appena un secondo nome del perdono, ma naviga in un mare più ampio. Il perdono è già cosa grande: tu non metti più nel conto il male che l’altro ti ha fatto e anzi gli condoni tutti i debiti.
"No" secco alle unioni civili
La piazza del 30 gennaio fa molta paura al potere, e lo si può capire. È la prima volta che in Italia c’è una mobilitazione del genere che parte totalmente dal basso. Così si moltiplicano le pressioni sugli organizzatori per addomesticare l'iniziativa. Ma centinaia di migliaia di famiglie arrivano a Roma per niente di meno che un "no" chiaro alla Cirinnà.
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Quando la famiglia è minacciata noi reagiremo
Quando il valore della famiglia è minacciato da pressioni sociali ed economiche, noi reagiremo riaffermando che la famiglia è necessaria non solo per il bene privato di ogni persona, ma anche per il bene comune di ogni società, nazione e stato.
La spinta di Bagnasco al Family Day
Il «bene dei figli» deve essere sempre messo al primo posto, la famiglia è solo tra uomo e donna sposati. Il presidente della CEI, aprendo i lavori del Consiglio permanente, manda un messaggio chiaro al governo e incoraggia le iniziative dei redenti in favore del bene comune.
Renzi & Boldrini, premiata ditta menzogne
Il capo del governo e la presidente della Camera insistono nel dire che l'Italia è l'unico paese europeo senza unioni civili. Falso. Solo nella Ue ci sono 12 paesi che non hanno il tema neanche all'ordine del giorno. E nel mondo non sono neanche 20 i Paesi che hanno legalizzato le nozze gay.
Sei buoni motivi per partecipare al Family day
Anch'io il 30 gennaio parteciperò a Roma al Family day, promosso dal comitato “Difendiamo i nostri figli”. Del resto, mi sento confortato in questa mia decisione, dalle stesse dichiarazioni del cardinale Bagnasco e di papa Francesco, che ha raccomandato di non confondere la famiglia autentica con altre forme di unione.
Il bene comune impone: nessun compromesso
Per trovare un accordo sul ddl Cirinnà e la stepchild adoption, il professore e senatore Pietro Ichino mette al bando i «princìpi non negoziabili», come fanno anche molti cattolici. Eppure, è proprio il riconoscimento di «princìpi non negoziabili» che permette la realizzazione del bene comune.