Dai campanili alla Porta santa: il cuore della festa
Persino il rammarico per un’Europa disunita fa rinascere la nostalgia della sorgente, dalla quale sono sgorgate le identità dei popoli. Perché e per chi, in fondo, si celebra una festa? É emozionante leggere sui bollettini parrocchiali, sui giornali locali la cronaca dei passaggi della Porta Santa a Roma e dell’udienza del Papa a San Pietro.
Il Giubileo dà nuovo sapore alla vita delle comunità. Crea comunione nei pellegrinaggi e nelle processioni, a Roma e nei santuari e nelle cattedrali, nelle strade di campagna e nel corso della città. Scioglie membra intirizzite di egoismi e paure, e apre i cuori al ristoro della presenza di Dio che torna a invadere la piazza della vita.
É simpatico ed emozionante leggere sui bollettini parrocchiali, sui giornali locali e nei siti di ogni provenienza, la cronaca dei passaggi della Porta Santa a Roma, dell’udienza del Papa a San Pietro, delle visite a Basiliche e ad altri luoghi sacri. Una lieve scossa ricompone il rapporto tra fedeli e sacerdoti, percorrendo il tessuto slabbrato delle comunità. I rivoli di un popolo vivo si raccolgono nell’unità di uno sguardo, teso verso il Papa, riconosciuto nel vescovo, ritrovato nei fratelli. Più bello ancora è scambiare un saluto con le persone e scoprirvi una nuova energia nel vivere quotidiano.
Un riverbero nuovo attraversa le feste patronali, che accendono le serate di paese da maggio ad agosto, - nello specchio dell’immagine di Maria e dei santi di tanti colori, da Sant’Antonio al Battista, ai Santi Pietro e Paolo a Sant’Anna e tanti altri ancora - non più solo rassegnate ai canti e ai balli e alle cene popolari all’aperto. Cantori di cori diversi si combinano in collaborazione e riprendono a pregare insieme con il popolo, nella Messa del Patrono e persino nel Vespro della Vigilia. Si gode ad essere cristiani e ad incontrarsi, avvolti in una unità che abbraccia le diversità e le fa sperimentare come ricchezza sovrabbondante, senza ridurle a nastrino o a bandiera.
Si verifica nel concreto quanto descrive il documento appena sfornato dalla Congregazione della Fede e approvato dal Papa – Iuvenescit Ecclesia: Ringiovanisce la Chiesa ! - dove si legge che «l’aggregarsi dei fedeli con una intensa condivisione della esistenza, al fine di incrementare la vita di fede, speranza e carità, esprime bene la dinamica ecclesiale come mistero di comunione per la missione e si manifesta come un segno di unità della Chiesa in Cristo». Siamo ricondotti all’origine e allo scopo, tutti noi, uomini amati e perdonati. La vita non è divisa tra festa e feria, tra sacro e profano, tra mondo religioso e mondo profano.
Anche le feste più popolari e legate alle tradizioni locali, come da noi la Sagra del pesce che percorre il corso e le rive della città di mare per dieci giorni, si veste di nobili intenti, di accoglienza e di solidarietà, recuperando una cultura locale che non è appena folklore. Esprime invece un’identità, un’appartenenza che scorre nel sangue. A fianco dei campanili o davanti alla facciata delle Chiese, un’attrattiva di unità attraversa perfino gli schieramenti politici e ci si guarda in faccia l’un l’altro con cordialità.
Persino il rammarico per un’Europa disunita fa rinascere la nostalgia della sorgente, dalla quale sono sgorgate le identità di popoli intensamente umani. Perché e per chi, in fondo, si celebra una festa? Davanti a Chi, alla fin fine, viene posto il fiore del ringraziamento o il lumino della domanda? Nessuno può strappare dal cuore dell’uomo il senso di appartenenza al Mistero e il legame con una storia di fratelli.