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LA STORIA DI CECILIA MARIA

Santità formato social: un sorriso oscura la morte

Una carmelitana muore a 42 anni, in Argentina. Le foto di lei, serena e gioiosa, poche ore prima dell'istante ultimo fanno il giro del mondo. E scatenano una devozione immediata. Sui social i numeri sono enormi. E la gente chiede già grazie per la sua intercessione. Perché chi muore così è già santo. 

Editoriali 01_07_2016
Suor Cecilia Maria

Può bastare una fotografia per far alzare gli occhi al cielo? Una semplice foto di una donna sofferente che sorride a scatenare un sentimento di popolo che chiede preghiere, intercessioni, guarigioni? Una foto in grado di provocare la fede della gente risvegliando sentimenti e preghiere?

Fino alla settimana scorsa nessuno conosceva suor Cecilia Maria. Sul letto d’ospedale di Santa Fè in Argentina dove lottava contro un cancro alla lingua, la religiosa, appartenente alle carmelitane scalze della cittadina sulle rive del Paranà ha ricevuto le visite delle consorelle e dei parenti. Come un qualunque malato. Come un qualunque essere umano in cerca di affetto e comprensione nel momento più drammatico della propria esistenza: la malattia terminale.

Ma per suor Cecilia Maria c’era un disegno della Provvidenza preciso che è letteralmente esploso secondo vie imperscrutabili, quando la fotografia di lei sorridente sul letto d’ospedale è stata scattata e divulgata. Niente di particolarmente artistico, ma a modo suo rivoluzionario. Cecilia Maria è bellissima, di volto, di sguardi, bella la dentatura, belli gli occhi. Ma soprattutto bellissimo il suo sorriso: non di rassegnazione, ma di speranza, non di tetro addio ma di gioia. Niente in lei fa presagire allo spegnimento del corpo che si apparecchia alla morte. Eppure sarebbe deceduta poche ore dopo quella foto il 23 giugno scorso.

Aveva appena 42 anni. Entrò nella clausura carmelitana a 26 anni, poco dopo il conseguimento del diploma di infermiera nel 2003. Nulla sappiamo della sua vita dietro le grate del monastero di Santa Teresa e San Giuseppe se non che suonasse il violino e fosse sempre allegra, sorridente. Eppure di lei ora basta conoscere solo quel sorriso per poterla proclamare “santa subito” secondo una vox populi spontanea che si è diffusa alla velocità della luce attraverso il social network più famoso, Facebook.

Quando il sito Aci Prensa ha diffuso la fotografia di Cecilia Maria sorridente poco prima di morire, la notizia è diventata virale. Letteralmente.

Le carmelitane hanno diffuso la foto del biglietto con il quale chiedeva un funerale di preghiera e di festa. E soprattutto quella foto, di lei intubata, con i capelli raccolti da un velo bianco e quel sorriso di abbandono fiducioso ad un Dio che in quel momento è si è manifestato consolatore nel suo volto. Cecilia Maria si era preparata così all’Incontro decisivo e le foto del pietoso capezzale sono diventate immagini di canti e gioia.

Ma ciò che più di straordinario ha questa foto è la catena di devozione che ha generato nella rete.

Con numeri che fanno impallidire gli analisti del marketing digitale. Solo sul profilo di Aci Prensa la gallery con alcune delle foto scattate di Cecilia Maria sul letto d’ospedale ha ottenuto quasi un milione di visualizzazioni, 14mila “mi piace” e 20mila condivisioni. A queste vanno aggiunte tutte le condivisioni su tutti gli altri siti che via via, anche in Italia, hanno ripreso la notizia.

Un fiume di commozione, che la rete, per sua natura emotiva, è in grado di catturare e incanalare, certo a volte con sentimentalismo. Ma anche la dimostrazione che il cuore dell’uomo ha bisogno di dissetarsi con immagini che sappiamo parlare dell’incontro con Dio in maniera diretta e inconfutabile.

Nei tantissimi commenti, a migliaia, che i lettori hanno fatto si intravede un bisogno di eternità e di salvezza che la foto ha catalizzato. Una biblia pauperum moderna in cui la bacheca Facebook diventa un immenso santuario in grado di raccogliere voti e preghiere, da esaudire con promessa di ex voto. Eppure di questa suora non conosciamo alcuno scritto, non sappiamo come vivesse nel Carmelo né quali fossero i suoi gusti. Non sappiamo neanche il suo cognome. Sappiamo solo come è morta e questo basta al cuore dell’uomo per accordarsi armoniosamente con il destino ultimo.

C’è Ana Veronica che chiede a Cecilia Maria di intercedere per i suoi problemi al colon e alla tiroide e per la salute della madre. E c’è Carolina che chiede aiuto per il figlio che è in crisi. Maria Flores mentre la chiama hermanita linda la considera già santa: “Con questa foto la mia anima ha ancora più fame e sete di Dio”, mentre la signora Lopez chiede preghiere per il marito Humberto. Lidia la proclama protettrice dei malati di tumore.

E ancora: Idalia, Laura, Ricardo, Maurilia, Gisela, Patricia…una litania infinita di nomi, che si sono radunati improvvisamente sulle bacheche come ai piedi di un altare. Tutti a chiedere grazie, tutti a chiedere preghiere. Senza conoscere nulla di lei. Perché in fondo nulla bisogna conoscere di fronte a chi affronta la morte con fede cristiana. Per il popolo di Facebook Cecilia Maria è già santa. E se mai la Chiesa un giorno dovesse aprire per lei una causa di canonizzazione avrebbe una positio già scritta con la fama di santità, che pure è uno dei criteri indispensabili per gli altari, a portata di clic.

In fondo in un mondo, quello dei social, dove tutto è virtuale, quel sorriso che parla di Dio è riuscito a trasformare anche il non luogo per eccellenza, dove spesso l’uomo si dà appuntamento per dare sfogo agli istinti. Rendendo sicuramente più umana una bacheca e più vero il profilo di ognuno di noi. Il post di Dio, all'improvviso.