Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L’ATTO SOLENNE

Consacrarsi a Maria, la via indicata dai santi

Oggi, al culmine della liturgia a San Pietro (inizio alle 17), papa Francesco consacrerà al Cuore Immacolato di Maria la Chiesa e il mondo, in particolare Russia e Ucraina. Un atto fondamentale, se si accompagnerà all’abbandono di ciò che è alla base della guerra e di ogni male: il peccato. Una battaglia che non riguarda solo le nazioni in generale, ma si gioca in ciascuno dei nostri cuori, chiamati alla consacrazione alla Madre celeste come insegnata dai santi, dal Montfort a Massimiliano Kolbe, a Padre Pio.
- IL TESTO DELLA CONSACRAZIONE ODIERNA

Ecclesia 25_03_2022

Il grande giorno è arrivato. Al culmine della liturgia della Penitenza per la solennità dell’Annunciazione (inizio alle 17 a San Pietro), papa Francesco consacrerà la Chiesa e il mondo intero, in particolare la Russia e l’Ucraina, al Cuore Immacolato di Maria. Il medesimo atto - a cui sono stati invitati a unirsi tutti i vescovi del mondo, che hanno ricevuto il relativo testo di consacrazione - sarà compiuto oggi stesso anche dal cardinale Konrad Krajewski, come inviato del Santo Padre, a Fatima.

L’evento ha una portata storica, perciò è utile richiamare in breve alcuni punti. La consacrazione a Maria è un atto decisivo, ma non magico, nel senso che per dare appieno i suoi frutti richiede il nostro profondo pentimento, la costanza nel fare la Volontà divina, abbandonando il peccato che attanaglia le nostre vite personali, le nostre nazioni con le loro leggi inique (contro Dio e contro l’uomo) e la stessa Chiesa, dai pastori ai semplici fedeli. Il triplice “penitenza, penitenza, penitenza!” detto dall’Angelo nella visione della terza parte del Segreto avuta dai santi pastorelli sta lì a ricordarcelo. Pretendere che la guerra finisca, senza convertirsi, è inutile, perché essa è conseguenza del peccato.

Al tempo stesso è inutile continuare a dividersi - a 93 anni di distanza da quando la Madonna venne a chiedere concretamente la consacrazione della Russia (era il 13 giugno 1929, suor Lucia si trovava a Tuy e la Madre di Dio le disse che era «arrivato il momento» di farla, come preannunciato a Fatima) e a 33 da quando suor Lucia confermò per lettera (8 novembre 1989) che la consacrazione fatta da san Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984 era «come la Madonna ha chiesto» - sulla sua validità piena o parziale. Il cristiano è, comunque, chiamato a vivere il presente, ponderare che di cose ne sono successe (per esempio, il comunismo ha sparso «i suoi errori» e, poi, l’Urss è caduta) e che, intanto, la Madonna ha chiesto ad altri santi e in altre apparizioni la consacrazione specifica di altre nazioni (Italia inclusa) e del mondo intero. Ciò per dire che una consacrazione è sempre bene farla, ed è sempre bene rinnovarla solennemente, in modo simile a come si rinnovano le promesse battesimali.

È dunque una grande grazia che oggi, in comunione con i vescovi (come chiesto dalla Vergine), il Santo Padre affiderà e consacrerà al Cuore Immacolato di Maria - come recita in modo esplicito e significativo il testo - «noi stessi, la Chiesa e l’umanità intera, in modo speciale la Russia e l’Ucraina». Ora che finalmente si torna a chiedere esattamente la consacrazione (e non il solo affidamento), lasciando da parte i sofismi di certi teologi, non si deve sprecare un’occasione così propizia. Ora Maria ci richiama a metterci in ginocchio, offrire digiuni e rinunce, amare Dio e il prossimo, pregando anche per i nostri nemici. E a fidarci di Lei, la più buona delle madri, come ci indicano Suo Figlio e i santi. Oggi potrà infatti diventare un giorno cruciale nella storia della Salvezza solo attraverso il nostro impegno quotidiano - questo significa consacrare (rendere sacro) - a convertirci, sapendo che la battaglia per la vera Pace (nel mondo e nella Chiesa) si combatte innanzitutto nel cuore di ognuno.

Questo insegna, tra gli altri santi, colui che ispirò il motto di papa Wojtyla (Totus Tuus), quel Luigi Maria Grignion di Montfort che mutuò da una tradizione plurisecolare la via della «schiavitù mariana» e la sviluppò in tutto il suo spirito trinitario e cristocentrico. Nel suo capolavoro, il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, il Montfort, dopo aver smascherato le false devozioni a Maria, spiegava che quella vera è: «1. Interiore; 2. Tenera; 3. Santa; 4. Costante; 5. Disinteressata» (VD 105). La devozione alla Madonna deve essere tenera, ci dice san Luigi, come quella di un bambino che si fida pienamente della «sua buona mamma» (VD 107). È santa perché «deve condurre un’anima a evitare il peccato e a imitare le virtù della Vergine santa…» (VD 108). È costante in quanto «stabilizza l’anima nel bene e la conduce a non abbandonare con facilità le sue pratiche di devozione. La rende coraggiosa nell’opporsi al mondo, con le sue mode e princìpi, alla carne, con le sue molestie e passioni, al demonio, con le sue tentazioni». Il vero devoto «non si può dire che non cada», ma - ecco ancora la costanza - «se cade, si rialza, tendendo la mano alla sua buona Madre» (VD 109).

Al cuore del suo insegnamento (Ad Jesum per Mariam) sta un fatto: poiché la Madre è la creatura più conforme al Figlio divino, allora «più un’anima sarà consacrata a Maria, più lo sarà a Gesù Cristo».

Lasciamo il buon Montfort e andiamo avanti di due secoli, al 1917. In quell’anno, lo stesso della mariofania fatimita e della Rivoluzione russa, la sera del 16 ottobre - mesi dopo aver assistito alla sfrontatezza sacrilega della Massoneria - fra Massimiliano Maria Kolbe fondava con altri sei confratelli la Milizia dell’Immacolata. Il fine: far regnare nei cuori Maria, per la salvezza delle anime e a maggior gloria di Dio. Per riuscirvi, san Massimiliano scrive (nel solco di uno spirito in tutto simile a quello del Montfort, lodato negli stessi scritti kolbiani) che non solo i membri della Milizia devono consacrarsi «illimitatamente» all’Immacolata «ma anche che tutte le anime nel mondo intero, quelle esistenti ora e in futuro, si consacrino a Lei in modo illimitato, di conseguenza il nostro sforzo non è diretto solamente a noi stessi, ma anche alla conversione e alla santificazione degli altri (di tutti) attraverso l’Immacolata».

Nell’atto di consacrazione di padre Kolbe ci si offre come «proprietà Tua» (della Vergine) per aiutare Maria a compiere ciò che le Scritture e la Liturgia dicono di Lei: «Ella ti schiaccerà il capo (Gn 3,15), come pure: Tu sola hai distrutto tutte le eresie sul mondo intero (Lit.)». Le eresie, non gli eretici, perché essi - aggiunge il futuro martire di Auschwitz - sono amati da Lei come figli suoi: e Lei vuole che scelgano Dio.

A un altro santo dei nostri giorni, Padre Pio, che chiamava il Rosario «la mia arma», è legata questa breve formula di consacrazione personale: «Vergine Santissima, Madre mia, Immacolata Maria, io mi consacro per tutta la vita, per tutta l’eternità al Tuo bellissimo Cuore». A chi gli chiedeva perché insistesse tanto sulla consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, il frate da Pietrelcina rispondeva: «Perché è l’unico posto al mondo in cui Satana non ha messo piede e mai ve lo metterà (…), mettetevi lì dentro e starete al sicuro».

Un ultimo richiamo su questo giorno, il 25 marzo. Torniamo al Montfort, il quale spiega che i veri devoti devono avere «un culto singolare per il grande mistero dell’Incarnazione del Verbo», che si celebra oggi. «Infatti, questa devozione fu ispirata dallo Spirito Santo: 1) per onorare e imitare l’ineffabile dipendenza che Dio-Figlio volle avere da Maria per la gloria di Dio Suo Padre e per la nostra salvezza. Tale dipendenza appare in modo singolare in questo mistero, nel quale Gesù Cristo si fa prigioniero e schiavo nel seno della divina Maria e dipende da lei in ogni cosa. 2) Per ringraziare Dio delle grazie impareggiabili concesse a Maria e soprattutto di averla scelta come Sua degnissima Madre: scelta che avvenne in questo mistero…» (VD 243).

Un motivo in più per consacrare noi stessi e le nostre famiglie a Lei, in questo giorno speciale, e sostenere con la preghiera e il digiuno del venerdì la solenne consacrazione odierna.