Consacrazione, un gesto decisivo che richiede anche la nostra penitenza
L'annuncio della consacrazione di Russia e Ucraina è una notizia di importanza storica, legata sia alle apparizioni in Ucraina del 1914 e del 1987 sia alla richiesta fatta dalla Madonna a Fatima. È anche l'affermazione della potestà di Dio sulle nazioni e sul mondo intero, che rimette finalmente Dio al centro della vita del mondo. Ma non bisogna dimenticare che a Fatima la Madonna aveva chiesto anche la penitenza e la riparazione, perché la guerra è la conseguenza dei nostri peccati.
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L’annuncio della consacrazione della Russia e dell’Ucraina da parte del Santo Padre il prossimo 25 marzo, Solennità dell’Annunciazione del Signore, che verrà compiuto “in parallelo” a Fatima dal Cardinale Krajewski, dev’essere considerato una grande notizia, una notizia di importanza storica. Il Papa ha così risposto all’appello dei vescovi ucraini, che hanno salutato l’iniziativa con grande gioia e speranza. Monsignor Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa greco-cattolica di Kiev-Halyč, ha spiegato (vedi qui) che i cattolici ucraini avevano chiesto di compiere questo gesto già dal 2014, all’inizio dei gravi scontri in Ucraina, richieste che sono aumentate a partire dallo scorso 24 febbraio.
La rilevanza dell’atto dev’essere valutata da diversi punti di vista. Anzitutto da quello storico. Perché il grande Principe della Rus’ di Kiev, Yaroslav I Vladimirovič, detto il Saggio, nel 1037, consacrò il suo regno, che all’epoca comprendeva l’attuale Ucraina, la Bielorussia e parte della Russia, alla Madonna, riconosciuta come Regina dell’Ucraina. Novecento anni dopo, tre anni appena prima delle apparizioni di Fatima, la Regina dell’Ucraina era “ritornata” per avvisare il suo popolo, apparendo a Hrushiv, a ventidue persone che stavano lavorando nei campi, preannunciando l’avvento del comunismo ateo in Russia, le guerre mondiali e le grandi sofferenze che il popolo ucraino avrebbe patito a causa della Russia comunista. La fine dei patimenti venne annunciata ancora a Hrushiv, nel 1987, alla dodicenne Maria Kyzyn.
La consacrazione della Russia rimanda però esplicitamente alla richiesta della Madonna ai pastorelli di Fatima, collegamento che mons. Shevchuk ha espresso chiaramente (vedi qui): «Siamo grati al Santo Padre per aver accolto la richiesta che Nostra Signora aveva manifestato durante l’apparizione del 13 luglio 1917 a Fatima, e dei suoi figli, per proteggere l’Ucraina e fermare “gli errori della Russia che promuove guerre e persecuzioni alla Chiesa”. Così oggi noi vediamo il compimento delle parole di Nostra Signora che ha detto: “I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre soffrirà molto, varie nazioni saranno annientate”».
La seconda ragione dell’importanza di questo atto sta nel fatto che non si può non salutare con grande gioia e approvazione il fatto che i nostri pastori, e uniti a loro i fedeli, riconoscano, almeno implicitamente, la sovrana potestà di Dio non solo sui singoli, ma anche sulle nazioni e sul mondo intero. Non possiamo dimenticare l’asfissiante contesto culturale ed ecclesiale che stiamo respirando da anni. Un contesto che vuole il mondo chiuso in se stesso, che continua a reclamare l’autonomia delle realtà terrene, relegando Dio alla “spiritualità” dell’uomo, o meglio dell’individuo, perché pare che Dio non c’entri più nulla con la vita della società e delle nazioni. La consacrazione alla Madonna di due precise nazioni – e Dio voglia che si aggiungano anche gli Stati Uniti e l’Europa, che hanno fatto di tutti per tirarsi addosso la piaga della guerra – rompe questi tabù e rimette finalmente Dio al centro della vita del mondo e della Chiesa, orienta le speranze degli uomini là dove devono essere indirizzate, e riporta gli uomini ad implorare il soccorso dall’alto. Ossigeno.
Se poi questo sguardo finalmente risollevato assume i contorni di una consacrazione alla Madonna - come appare chiaramente dal comunicato del Direttore della Sala Stampa vaticana, salvo improvvide modifiche dell’ultim’ora -, allora l’iniziativa assume un peso ulteriore. Perché sono anni che certi teologi si scandalizzano al solo sentir parlare di consacrazione alla Madonna. Teologi che sussurrano alle orecchie dei vescovi che non di consacrazione si può parlare, ma solo di affidamento. È invece fondamentale prendere consapevolezza di come il Cielo voglia che l’atto di consacrazione, cioè l’atto con cui si “trasferisce” qualcuno o qualcosa dal mondo profano a quello sacro, sia rivolto a Maria Santissima, come segno di appartenenza a Lei e alla sua stirpe, nella lotta contro il drago infernale (per approfondire, vedi qui).
Consacrare delle nazioni al Cuore Immacolato, e in particolare la Russia, come esplicitamente richiesto dalla Madonna a Fatima, quale rimedio contro le calamità che sovrastano l’umanità a causa dei peccati ed abomini ripetutamente commessi, significa consegnare alla Madonna queste nazioni, perché siano sottratte al potere del maligno, che se ne vuole servire per diffondere ovunque morte, menzogna, perdizione, e trasferirle nell’arca della salvezza, il Cuore Immacolato di Maria. Dunque salvarle e farle divenire strumento di bene per il mondo intero.
Ma a Fatima la Madonna aveva chiaramente chiesto, insieme alla consacrazione, anche la Comunione riparatrice dei primi cinque sabati e la penitenza. In particolare, nel terzo segreto, si vede l’angelo che per tre volte richiama il mondo alla penitenza. Questo significa innanzitutto riconoscere che la guerra e le calamità sono mezzi che Dio permette per castigare il mondo, e la loro forza sono i peccati degli uomini. La Madonna usa proprio il termine “castigo”, anche se non piace. La vera causa del male che ci affligge sono i nostri peccati, la nostra continua disobbedienza a Dio, mettendoci sotto i piedi i suoi comandamenti, la totale mancanza di rispetto e devozione verso di Lui, sommo Bene.
Allora, mentre speriamo nella pace, dobbiamo anche fare molta attenzione a non considerare la consacrazione alla Madonna come un atto magico, con cui otteniamo quello che ci fa comodo. Sarebbe sfidare Dio chiedere pace e prosperità, senza voler farla finita con il peccato, senza voler abbandonare un modo di vivere, privatamente e pubblicamente, che offende Dio. La penitenza è assolutamente necessaria, come anche la riparazione.
La Provvidenza vuole che questo atto sia stato annunciato e venga compiuto nel mezzo della Quaresima, un tempo che ormai è stato svuotato di quelle pratiche penitenziali, come il digiuno e l’astinenza dalle carni, ormai ridotti a ben poco, che venivano offerte per quaranta giorni come popolo di Dio, non solo come iniziative generose dei singoli. Forse il modo migliore per supportare questo atto di consacrazione è vivere questi giorni quaresimali come Dio ha insegnato alla sua Chiesa per secoli: astinenza dalle carni (meglio se da tutti i cibi di origine animale) e digiuno, ossia un solo pasto al giorno, a vespro (che può essere mitigato da uno o due pasti più leggeri). Pratiche che si collocano al cuore della tradizione della Chiesa e che, chissà perché, qualcuno ha deciso che non sono più attuali.