La Milizia dell’Immacolata, una risposta alla Massoneria
È il 1917, secondo centenario della nascita della Massoneria moderna, che in coincidenza con l’anniversario della morte di Giordano Bruno promuove manifestazioni gravemente sacrileghe fino a sventolare uno stendardo con Lucifero che schiaccia san Michele in Piazza San Pietro. Fra Kolbe, 23 anni, è testimone dell’oltraggio alla Chiesa. Ed è così che decide di ricorrere all’Immacolata…
Roma, 1917, siamo nel pieno della Prima guerra mondiale e la Massoneria, che in quell’anno celebra il secondo centenario della fondazione a Londra della Grande Loggia, appare sempre più spudorata nella sua propaganda contro la Chiesa. Il 17 febbraio ricorre l’anniversario della morte di Giordano Bruno (†1600) e per l’occasione un corteo si dirige verso il monumento in onore del frate eretico, fatto erigere dagli stessi massoni e inaugurato nel 1889 a Campo de’ Fiori. I manifestanti recano uno stendardo nero in cui Lucifero è raffigurato trionfante nell’atto di schiacciare sotto i piedi san Michele Arcangelo. Il vessillo satanico viene fatto sventolare anche in Piazza San Pietro, dove il corteo sosta a lungo. Vengono distribuiti dei volantini anticattolici e, tra le varie scritte, una afferma: «Il diavolo governerà in Vaticano e il Papa gli farà da guardia svizzera».
Quella sfrontatezza sacrilega colpisce l’allora ventitreenne Massimiliano Maria Kolbe, che vive a Roma da alcuni anni. È così che nel giovane francescano, il quale nota anche la coincidenza con il quarto centenario della «ribellione di Lutero» (SK 1277), nasce l’idea di fondare una pia unione sotto la protezione dell’Immacolata, con il fine di arginare quel dilagante odio contro la Chiesa, convertire i peccatori e in particolare i massoni.
Come prima cosa, per essere certo che si tratti della volontà di Dio, fra Massimiliano parla con il proprio confessore (il gesuita Alessandro Basile), che dà il benestare all’idea. Coinvolge quindi due confratelli fidati, ai quali chiede come precondizione per unirsi al progetto di interrogare i rispettivi padri spirituali, così da porsi anch’essi sotto la santa obbedienza. Passa poco tempo e questo primo nucleo della costituenda Milizia arriva al numero di sette membri. Nessun altro conosce l’iniziativa all’interno del Collegio Internazionale dei Frati minori conventuali, con l’eccezione del rettore (padre Stefano Ignudi), che è stato messo al corrente di tutto in qualità di superiore, benedicendo l’opera.
La sera del 16 ottobre 1917, i sette si riuniscono in una stanza del Collegio. Di fronte a loro, due candele accese e una statuetta dell’Immacolata. «Siamo stati tutti testimoni delle ingiurie blasfeme all’indirizzo della Santa Chiesa e del Santo Padre lo scorso febbraio. Eravamo tutti d’accordo, e lo siamo ancora, che dovremmo rispondere a questi crescenti attacchi contro la nostra fede santissima. Fino a quando avremo vita, l’unica passione a cui obbediremo è l’annuncio del Vangelo», sono le parole di fra Massimiliano all’esordio della riunione.
Il frate polacco, che riceverà l’ordinazione sacerdotale l’anno seguente, aggiunge poi: «La missione della Milizia dell’Immacolata deve essere di compiere la volontà di Dio nelle case, nelle scuole, nella Chiesa e nello stato, e contro l’opposizione e le contraddizioni dei nostri nemici cercare di portare a tutti la salvezza. Questo è l’incarico che abbiamo ricevuto da Dio, dal nostro Signore Gesù e dalla Vergine Santa, di batterci per riportare la Creazione all’ordine divino originale. Siamo riuniti per fondare una nuova Cavalleria, la Milizia dell’Immacolata, dedita al servizio della Vergine Immacolata, e per lottare con le armi spirituali contro i Suoi nemici e contro coloro che vorranno distruggere la Chiesa sulla quale la Vergine regna come regina. (…)».
Al centro del programma della Milizia c’è l’interpretazione che san Massimiliano Kolbe dà al passo della Genesi (3,15) che gli antichi Padri hanno chiamato protovangelo della salvezza: la donna che schiaccia il capo al serpente è la Vergine Immacolata che distrugge “tutte le eresie sul mondo intero” (ufficio della B.V.M.). In uno dei suoi diversi scritti sull’argomento, il sacerdote polacco spiegava così: «Attualmente la massoneria è senza dubbio il capo del serpente infernale. (…) Le membra [del serpente], inoltre, sono le numerose e più svariate eresie. Ed Ella le ha distrutte “tutte” e “sul mondo intero”, mettendo a disposizione dei mezzi infallibili per toglierle di mezzo. Ancora, qui è scritto che Ella ha distrutto “le eresie”, non “gli eretici”, poiché li ama e li ama assai, essendo la migliore delle madri e appunto per questo li salva dalle tenebre della menzogna e dai lacci del male, distruggendo le potenze dell’Inferno. Il nostro scopo, perciò, è: “Impegnarsi nell’opera di conversione dei peccatori, degli eretici, degli scismatici, ecc., ma soprattutto dei massoni, e nell’opera di santificazione di tutti, sotto la protezione e per la mediazione dell’Immacolata”» (SK 1046).
La prima condizione, o meglio l’essenza stessa della Milizia, è quindi la consacrazione di sé stessi all’Immacolata, a cui nel relativo atto ci si offre come sua proprietà, desiderando «fondere, per così dire, completamente la propria volontà con la Volontà dell’Immacolata, così come la Volontà di Lei è completamente unita alla Volontà di Dio, il Suo Cuore al Cuore del Suo Figlio Gesù» (SK 1160). Padre Kolbe, pensando a tre gradi ideali di partecipazione, indicava che - oltre ai fedeli, laici o religiosi, che partecipano alla Milizia in forma associata - sono da considerarsi militi dell’Immacolata tutti coloro che ne vivono interiormente lo spirito.
La seconda condizione è indossare la Medaglia miracolosa, come segno dell’appartenenza all’Immacolata. Padre Kolbe raccomandava di recitare ogni giorno la giaculatoria consegnata dalla Vergine a santa Caterina Labouré, ma con un’aggiunta per estendere il regno dell’Immacolata nei cuori: «O Maria, concepita senza peccato, prega per noi che ricorriamo a Te e per tutti coloro che a Te non ricorrono, in particolare per i massoni e per coloro che sono stati raccomandati a Te».
Unita all’idea della consacrazione c’è quella della missione, da attuare con la preghiera, la penitenza, l’offerta di fatiche e sofferenze, e con ogni altro mezzo lecito, specialmente la stampa mariana. A tal fine padre Kolbe fondò la rivista Il Cavaliere dell’Immacolata, che pubblicò inizialmente con mezzi del tutto provvisori fino a raggiungere nel 1939, contando la sola Polonia, una tiratura di un milione di copie.
Anche da questo punto di vista il santo lesse perfettamente i segni dei tempi, perché aveva visto come i massoni si servissero delle pubblicazioni e dei mezzi più vari per corrompere la moralità «in conformità alla risoluzione che essi hanno preso: “Noi non vinceremo la religione cattolica con il ragionamento, ma solo pervertendo i costumi”. E affogano le anime in una colluvie di letteratura e di arte volta ad indebolire il senso morale», causando disastri in primis nella vita delle famiglie. Padre Kolbe, quindi, spiegava che la missione della M.I. non fosse solo di difesa, bensì anche di “attacco”, per (ri)conquistare tutte le anime a Dio. Perciò, constatando i frutti che la sua opera andava raccogliendo, il futuro martire scriveva: «Questa è la tattica dell’Immacolata: prima il Calvario e poi il Tabor. Gloria a Lei per tutto!».