Regionali, il premier Conte non vuol metterci la faccia
Oggi si vota in Emilia Romagna e Calabria, dopo una campagna elettorale che ha reso evidente a tutti che si vota anche pensando al governo nazionale. Per questo, anche in seguito alle ultime sconfitte locali, il premier Conte si è chiamato fuori. Incerto fino all'ultimo sull'esito, teme di perdere il posto.
Emilia Romagna, la posta in gioco è il governo
Domenica 26 gennaio elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria: soprattutto la prima è decisiva anche se il centrodestra ha sbagliato a non dare importanza alla seconda. Ecco gli opposti scenari che si prefigurano a seconda dell'esito del voto nella regione "rossa" per eccellenza.
Il Pd teme di perdere e usa due pesi e due misure
I casi Mihajlovic e Porta a Porta mostrano il nervosismo che serpeggia negli ambienti della sinistra che rischia di perdere altre due regioni che attualmente amministra e teme un'ennesima sconfitta che si scarichi sul governo, facendolo cadere. Due pesi e due misure di fronte a endorsement e a violazioni della par condicio avvenute anche in favore della sinistra.
Di Maio lascia la guida 5 Stelle, de profundis per il governo
La decisione di Di Maio di lasciare la guida politica dei 5 Stelle è la riprova dell’agonia che stanno vivendo i grillini e conferma il disorientamento delle forze politiche che sostengono il governo. Zingaretti aveva annunciato lo scioglimento del Pd. Ora i 5 Stelle perdono il loro leader politico.
Salvini sfida la sinistra: la Lega vota per il processo
La Giunta per le immunità del Senato ha ieri dato via libera a procedere contro l'ex ministro dell'Interno per il blocco della nave Gregoretti con immigrati a bordo. Voti decisivi quelli della Lega mentre le forze della maggioranza hanno disertato la riunione. Ora parola all'Aula il 17 febbraio.
Il proporzionale non è il male. Il problema è nei partiti
La Corte Costituzionale ha bocciato la richiesta di referendum avanzata dalla Lega, per una legge elettorale interamente maggioritaria. Adesso si spiana la via, in Parlamento, per un ritorno del proporzionale. Il sistema ha funzionato bene nella prima Repubblica. Ma i partiti di oggi non sono responsabili come quelli di ieri.
“Cancellare Salvini”, Rep sfida la deontologia
Il direttore Carlo Verdelli ha minimizzato definendolo una sintesi giornalistica, ma il titolo “Cancellare Salvini” supera i limiti della continenza e può essere male interpretato dalle “teste calde” anti-salviniane. Eppure Repubblica si è sempre iscritta all’“esercito del bene”. Cosa sarebbe successo a parti invertite?
Vescovi emiliani a Sinistra: ambiguità e registi occulti
Il doppio intervento dei vescovi emiliani capitanati da Zuppi svela ambiguamente la longa manus di Zamagni, uomo forte vaticano che con la moglie guida l'Osservatorio, strizzando l'occhio al PD e ignorando i membri in disaccordo.
-I PRELATI: “EVVIVA L'EMILIA ROSSA” di Ruben Razzante
Vescovi emiliani a gamba tesa: “Evviva l'Emilia Rossa"
Nel documento dell’Osservatorio regionale sulle tematiche politico-sociali creato dalla Conferenza episcopale emiliana c’è una esplicita e inopportuna indicazione di voto e l’elogio del lavoro sin qui svolto dalla giunta uscente, indicando nell’Emilia Romagna una delle regioni «meglio organizzate e più avanzate d’Italia».
Il Pd si scioglie per non essere rottamato. Ma servirà?
Il segretario dei dem ha annunciato lo scioglimento del suo partito, che dovrebbe cambiare nome e simbolo dopo le regionali del 26 gennaio. Zingaretti teme una sconfitta in Calabria e soprattutto Emilia, e per evitare un’altra diaspora dei suoi cerca di offrire una prospettiva diversa. Ma pare una scelta azzardata, che Renzi ha accolto come un inaspettato regalo.
Paura delle urne, riparte la guerra sulla legge elettorale
Sulla legge elettorale si registrano accelerazioni sospette. Se il Carroccio punta sul maggioritario secco, le forze di maggioranza preferiscono puntare sul proporzionale. Si spiega così la presentazione di una riforma elettorale ispirata al modello tedesco e già ribattezzata Germanicum.
Umiliati in Libia, la Caporetto della diplomazia italiana
Conte si è improvvisato grande mediatore nel conflitto in Libia. Senza coinvolgere la Farnesina. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Il generale Haftar ha accettato l'invito a Roma, ma respinto la proposta di tregua. Sarraj, unico ufficialmente riconosciuto, ha declinato l'invito. Un'umiliazione così non si era mai vista nella nostra politica estera