Passerella per i ministri. Per noi solo sacrifici
Questo governo, e in particolare la sua componente grillina, ci hanno abituato a pensare che i sacrifici vanno imposti solo agli altri. Il nuovo Dpcm contiene, come quelli della primavera scorsa, una serie di divieti, anche contraddittori, che condizioneranno la nostra vita. Conte e ben 8 dei suoi ministri, invece, vanno a Taranto per una passerella politica, ignorando assembramenti e contagi
Questo governo, e in particolare la sua componente grillina, ci hanno abituato a pensare che i sacrifici vanno imposti solo agli altri e dei privilegi bisogna combattere solo quelli degli altri, non i propri. Così, dopo la demagogica battaglia sui vitalizi e la vittoria dei si al referendum sul taglio dei parlamentari, è calato il silenzio sull’ipotesi di tagliare gli stipendi di deputati e senatori, che i grillini avevano annunciato come immediata e concreta e che potrebbe realizzarsi con una semplice legge ordinaria e quindi in poco tempo (se davvero ce ne fosse la volontà).
Il Covid è un alibi di ferro per occupare poltrone e distribuire incarichi, rimandare le pratiche scomode, sedare le rivolte social alimentando il regime del terrore con il continuo allarme sulla pericolosità del virus. E lo si sta toccando con mano anche in queste ore. Stanno tornando divieti, restrizioni, limitazioni delle libertà individuali, in nome della protezione della salute dei cittadini. Giuste o sbagliate che siano, le misure varate nelle ultime 24 ore e contenute nel Dpcm di ieri, dettano tutta una serie di norme che la popolazione è tenuta ad osservare in modo rigido. Per limitare la diffusione del virus – si raccomanda da Palazzo Chigi - occorre non abbassare la guardia e rispettare in modo ferreo le prescrizioni governative.
Oltre alle incongruenze del divieto di giocare a calcetto tra amici, in modo amatoriale e dilettantesco, mentre i campionati di calcio proseguono indisturbati con abbracci calorosi tra i calciatori ogni volta che la palla entra in rete, si segnala il carattere paradossale del limite alle feste private.
Nei luoghi chiusi e in quelli aperti permangono contingentamenti del numero di partecipanti alle manifestazioni, al fine di evitare assembramenti. Inoltre, a chi organizza cene in casa si raccomanda vivamente di limitare a 6 il numero di invitati. Il Ministro della salute, Roberto Speranza, con una frase a dir poco infelice, domenica in un’intervista ha auspicato segnalazioni e quindi delazioni, evocando la figura del cittadino-eroe-spione per conto dello Stato, degna dei peggiori e più sanguinosi regimi autoritari, di destra e di sinistra, che controllavano la vita delle persone orientandone le condotte.
Tutta questa severità stride con gli esempi quotidiani offerti dalla politica. Il più imbarazzante lo ha dato lo stesso premier Giuseppe Conte, che lunedì è stato a Taranto con ben 8 ministri (e relativo seguito di segretari, addetti stampa e personale di supporto, simpatizzanti) per la posa della prima pietra del cantiere per il nuovo ospedale San Cataldo, per l’inaugurazione del Corso di Laurea in Medicina nell’ex sede della Banca d’Italia e per la sottoscrizione di accordi nell’ambito del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo). Ne ha peraltro approfittato per una visita fuori programma, all’Ilva, e per un incontro con i sindacati in merito alla vertenza del siderurgico.
La domanda sorge spontanea: c’era proprio bisogno di fare questa parata ufficiale con tanti ministri? Non c’era il rischio Covid, considerato che otto ministri attirano pubblico e rischiano di provocare assembramenti? I matrimoni non si possono fare con più di 30 persone, le cene a casa non dovrebbero superare i sei partecipanti, a tutti viene raccomandato il telelavoro per evitare di andare in ufficio e il governo che fa? Per tagliare un nastro di un’opera che andrebbe comunque avanti anche senza tali celebrazioni preferisce rischiare di provocare contagi di massa, peraltro in una cittadina del sud meno attrezzata sul piano sanitario?
La verità è che per Conte e soci era troppo ghiotta l’occasione, finalizzata a trasmettere all’opinione pubblica il messaggio di un governo che inaugura opere e fa ripartire l’economia. Si tratta, però, di un comportamento contraddittorio, visto che si è sempre raccomandato ai governanti di dare il buon esempio e quindi di evitare, in questo delicato periodo di rischio sanitario, cerimonie, inaugurazioni, parate, passerelle propagandistiche, foto di gruppo, selfie e quant’altro, al fine di contenere la pandemia.
La gente percepisce lo scarto tra le crescenti imposizioni alla cittadinanza, soprattutto ai giovani, privati della movida e del sano divertimento, e la mobilità disinvolta di gran parte del ceto politico. Illuminante un’intervista rilasciata ieri al Quotidiano Nazionale dal filosofo dell’Università Cattolica, Silvano Petrosino, sui rischi di Stato etico, a proposito dei crescenti divieti introdotti dall’esecutivo. "La pretesa del controllo è pericolosa. Indirizzare le scelte individuali è la tentazione di tutti i regimi totalitari. C’è un limite che non può essere superato", ha dichiarato. E a proposito del fatto che "lo Stato non può imporre il bene", Petrosino ha aggiunto: "Incapsulare le responsabilità e le scelte individuali è un’idea ricorrente nella storia dell’uomo: l’abbiamo visto con Stalin, Hitler e Pol Pot. Insomma, facciamo attenzione a quel che ci viene proposto. O meglio, imposto". Verrebbe da dire che qualcuno sta tirando troppo la corda, dimenticando che a volte può anche spezzarsi.