Un'altra strage di studenti firmata dagli jihadisti
Quattro jihadisti fanno irruzione nell'università di Charsadda, presso Peshawar, in Pakistan e fanno una strage di studenti. Un leader talebano rivendica, il portavoce del movimento smentisce. Ma non è la prima volta che i terroristi islamici mirano agli studenti, loro obiettivo prioritario.
Il governo c’è, ma non l’accordo contro l’Isis
La credibilità del nuovo governo di riconciliazione nazionale libico, e della comunità internazionale che lo sostiene verrà presto messa alla prova dalla necessità di fermare il rapido espandersi dello Stato Islamico. L’esecutivo, composto 32 ministri per accontentare tutte le fazioni coinvolte, per ora resta in Tunisia.
Due anni di Isis: una rassegna di orrori
L'Onu ha pubblicato il suo rapporto su due anni di crimini dell'Isis in Iraq. Stima che le vittime civili siano quasi 19mila e i profughi interni 3 milioni e mezzo. Con questa rassegna di orrori, di esecuzioni condotte nei modi più crudeli, abbiamo solo una piccola idea di ciò che vuol dire vivere sotto le bandiere nere del Califfato.
Deir Ezzor, lo Stato islamico getta la maschera
Deir Ezzor, capoluogo dell'est della Siria, principale centro petrolifero del Paese, è teatro di una sanguinosa battaglia fra l'Isis e l'esercito regolare. Il Califfato cerca la rivincita, dopo le sconfitte subite a Ramadi e Aleppo. E per questo sfodera la sua peggiore violenza. A Deir Ezzor, luogo di deportazione degli armeni.
Desert Storm 25 anni dopo Fu vera gloria?
Venticinque anni fa, tra il 17 e il 18 gennaio 1991, iniziò l’operazione Desert Storm, la guerra di una coalizione a guida statunitense, con mandato delle Nazioni Unite, di cui l’Italia faceva parte, contro l’Iraq di Saddam Hussein, che aveva invaso e occupato il Kuwait. Appena pochi anni prima, con la guerra tra Iraq e Iran, Saddam appariva come il migliore alleato dell’Occidente. Ma Desert Storm servì davvero a qualcosa?
Pechino perde la fiducia degli "altri" cinesi
Taiwan ha votato la sua prima donna presidente, Tsai Ing-wen, affiancata da un vice cattolico, Chen Chien-jen. Sono espressione del Partito Democratico per il Progresso, che mira alla piena indipendenza dalla Cina. A Taiwan temono di essere fagocitati dal colosso comunista, come sta avvenendo già a Hong Kong.
Un'italiana nella bolgia del "sex mob" di Dusseldorf
Di Dusseldorf non si è parlato nei Tg. Ma, come a Colonia, anche qui si è abbattuta la violenza di bande di nordafricani a Capodanno. La Nuova Bussola Quotidiana ha intervistato una testimone italiana, che ha assistito al "sex mob". E chissà quanti altri casi come questo non conosciamo ancora.
URGE UN'OPERA DI PREVENZIONE, di V. Colombo
Con il Burkina tutta l'Africa è sotto il jihad
L'attacco terroristico contro i due hotel di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, è stata rivendicata da Aqmi, Al Qaeda nel Maghreb islamico. Questo è il primo attacco del genere in Burkina Faso, ma il Paese confina con il Mali, un Paese che a stento riesce a contenere la pressione jihadista soprattutto nel vasto Nord, l’Azawad, caduto in mano ai fondamentalisti islamici nel 2012 e solo parzialmente liberato nel 2013 da una missione militare francese.
Che liti e botte tra gli anglicani. Sembrano cattolici…
Convocati dall'Arcivescovo di Canterbury, i Primati nazionali della comunione Anglicana si sono riuniti per verificare loro azione pastorale. E subito le cose sono presto virate su questioni di morale sessuale e dell'omosessualità dei sacerdoti. Con divisioni e polemiche, fino alla minaccia di una scisma.
Attacco a Giacarta. Le mani del Califfato sull'Indonesia
Un raid terroristico a Giacarta, capitale dell'Indonesia. Questa volta, però, è stato condotto con grande imperizia. Ha provocato due vittime e venti feriti, quando avrebbe potuto concludersi in un massacro di grandi proporzioni. E' stato ordinato dal locale leader dell'Isis, in competizione con altri gruppi islamici che vogliono rendere il Sud Est asiatico una provincia del Califfato.
Tutte le furbizie di Obama, presidente “riluttante”
Le poche cose che Obama ha detto, nel suo discorso sullo stato dell’Unione, sui temi legati a difesa e sicurezza confermano che il ruolo ricoperto dagli Usa non è il frutto di errori o incapacità, ma obbedisce a una precisa strategia. Quella di dividere e indebolire i competitor anziché stabilizzare le aree di crisi.
Obama cita anche il Papa, ma non convince
Nel suo ultimo discorso sullo Stato dell'Unione, Barack Obama vanta una serie di successi internazionali che non sono corroborati dai fatti. Cita Papa Francesco, ma solo per dare addosso a Donald Trump (che non nomina). Dà la priorità alla lotta al riscaldamento globale. E intanto, nel Golfo Persico, l'Iran rapiva 10 marinai americani.