Persecutori dei cristiani Il catalogo è questo
L’8 gennaio Open Doors, l’organizzazione internazionale impegnata da quasi 60 anni a difendere i Cristiani in difficoltà, ha pubblicato la nuova edizione della World Watch List, la classifica dei 50 paesi, su un totale di oltre 65, in cui i Cristiani sono più perseguitati. Balza agli occhi la responsabilità prevalente, quasi totale, dell’islam.
«In Cina e Corea ho visto la Chiesa di Cristo vivo»
«Sono state le Chiese cinese e coreana a convertirmi. Fu nell’Estremo Oriente che vidi per la prima volta quel Gesù vivo di cui parla san Paolo». Un amico di Brescia che non conoscevo mi scrive questa lettera da Barcellona, che è il miglior augurio, per tutti noi e per la Chiesa, di una nuova nascita in Cristo nel 2015
Cristiani in fuga anche dal Kurdistan
Un Natale di grande sofferenza per i cristiani fuggiti dallo Stato Islamico, e per molti di loro non c'è ancora un alloggio minimamente dignitoso. Soltanto la Chiesa sta facendo il possibile per alleviare le difficoltà nei campi profughi, ma con il perdurare della situazione sempre più cristiani provano a partire.
Il futuro che incombe su di noi
Da una parte c’è il mondo di chi era lieto della vita, aveva interessi, valori, capacità di sacrificio e di dedizione, che rappresentano una delle caratteristiche fondamentali del nostro popolo. Dall’altra è il mondo nero, senza colori. Abiti che intristiscono e imprigionano la persona, occhi bassi: ridotte in schiavitù.
Non solo islam. Il difficile Natale dei cristiani indiani
Dalla capitale Delhi allo stato dell'Orissa con l'approssimarsi delle festività natalizie si sono moltiplicate minacce, aggressioni e attentati contro le comunità cristiane, da parte dei fondamentalisti indù. Il pretesto è quello del proselitismo e di presunte conversioni forzate al cristianesimo: così si assiste alla riconversione - questa sì forzata - all'induismo.
Bangladesh e Indonesia: due miracoli di Natale
Natale blindato per i cristiani che vivono nei Paesi dominati dalla sharia e dove i gruppi radicali islamici minacciano di morte e perseguitano le comunità cristiane. Eppure, anche in questi Paesi, non mancano segnali di speranza: come in Indonesia dove il nunzio ha ordinato otto sacerdoti o in Bangladesh dove si è festeggiato un Natale speciale.
Egitto e Marocco: un Esodo che non s'ha da vedere
Prima arrivano le proteste degli afro-americani perché Mosé e Ramses sono bianchi. Poi arriva la censura da parte di Egitto e Marocco. Perché è un film sionista per il primo e blasfemo per il secondo. Exodus, il kolossal biblico di Ridley Scott può non piacere, ma perché la censura?
«Noi famiglie cristiane del Pakistan, schiavi nelle fornaci»
Famiglie ridotte in schiavitù per generazioni. Costrette a lavorare 14 ore al giorno, 6 giorni a settimana per qualche decina di euro al mese. È la drammatica condizione dei cristiani nelle fornaci di mattoni in Pakistan. Come i coniugi Shama e Shahzad Masih, assieme al figlio che lei portava in grembo, gettati vivi in una fornace perché accusati di blasfemia.
Restare cattolici (e vivi) ai tempi dei Soviet
Niente Natale o feste religiose, matrimoni religiosi che costavano l'emarginazione. E migliaia di deportazioni. Così il regime sovietico cercò di spezzare un popolo, quello lituano. Ottenendo, al contrario, il rafforzamento della fede. Parla Kotryna Vilkaite, referente in Italia di Missione Siberia.
Cuba: il regime non cede, ma si apre uno spiraglio
Per ora, fra gli Usa e Cuba c'è stato solo uno scambio di prigionieri. E una promessa di Obama per la riapertura delle relazioni. E' già una svolta, comunque, e la si deve a quarant'anni di lavoro missionario e diplomatico della Chiesa, oltre che alla vigorosa iniziativa di Papa Francesco, iniziata un anno e mezzo fa. Uno spiraglio è aperto.
Una moschea per tutti? Solo per i Fratelli Musulmani
In vista di Expo2015 si infittisce il dibattito sulla nuova moschea di Milano. Lo sanno i musulmani milanesi che l'unico interlocutore con il Comune è il Caim? Una fitta rete di relazioni unisce quest'ultimo ai Fratelli Musulmani. Sarà dunque una moschea per tutti, o solo per l'islam politico?
I dannati nell'inferno della Corea del Nord
Shin Dong-hyuk è l'unico uomo nato in un campo di prigionia della Corea del Nord ad essere riuscito a scappare. La sua fuga e il libro, Fuga dal Campo 14, che la racconta sono diventati un caso internazionale. Il Campo 14 è grande quanto Los Angeles, ed è visibile su Google Maps: eppure resta invisibile agli occhi del mondo.