Dal Belgio al Canada, come si precipita verso il baratro
In Belgio molti neonatologi chiedono di poter praticare attivamente l’eutanasia (con l’iniezione letale) sui neonati. In Olanda la si può chiedere anche per i normali acciacchi dovuti all’età e in Australia si pensa già a limitare l’obiezione di coscienza. E poi c’è il Regno Unito dei piccoli Alfie, Charlie e Isaiah, a ricordare che la mentalità eutanasica si sta diffondendo rapidamente, con tutto il suo carico di morte e disperazione.
Fine vita, la "sfida" alla Consulta stimolo per i pro life
La sentenza della Consulta sul caso Cappato può dare l’impressione di chiudere definitivamente i pro-life in un vicolo cieco. Ma apre anche un nuovo e più chiaro orizzonte di impegno contro l’eutanasia. Si sfidi in Parlamento la Corte nel rivedere la legge sulle DAT restringendo, e non allargando le possibilità eutanasiche. Bisogna mettere le basi per un grande movimento nazionale di modifica costituzionale per blindare il diritto secondo giustizia e arrestare il piano inclinato. Appunti per i politici pro life.
-RILANCIARE LA DOTTRINA SOCIALE. IL CORSO DELLA BUSSOLA
«Mi offrono "morte assistita" ma non l'assistenza a vivere»
Foley, canadese affetto da patologia neurodegenerativa, ha denunciato il sistema sanitario che gli ha offerto come soluzione l’eutanasia: quando Foley ha rifiutato le cose si sono complicate, dimostrando che se la morte diventa diritto chi soffre si trova non solo a dover combattere la malattia ma anche un sistema che non riconosce più il valore assoluto di ogni vita.
Eutanasia di Stato: così il suicidio diventa un virus
Numeri, costi, amplificazione di una cultura della morte e della finta compassione che elimina anche i depressi, senza controlli né regole. Così un'infermiera, la cui figlia si uccise usando un manuale pro eutanasia, spiega cosa accade in Oregon a vent'anni dalla legalizzazione dell'eutanasia, dove il il tasso di suicidi è del 40% superiore alla media nazionale.
"Se il suicidio assistito fosse legale sarei già morto"
Coetaneo di Brittany Maynard, la donna usata come sponsor della legalizzazione del "suicidio assistito", colpito dalla stessa malattia nello stesso anno, non solo ha scelto un'altra strada ma sostiene che la sola via umana è la lotta per la vita. "Questa legge non dà libertà di scelta ma fa sentire obbligati a uccidersi".