Il presidente della Caritas in Libano racconta la sofferenza del suo popolo
La guerra «è un colpo fatale per il Libano, dopo l’esplosione al porto di Beirut del 4 agosto del 2020». Ora gli sfollati interni sono centinaia di migliaia e i morti più di 2300. Parla padre Michel Abboud, presidente della Caritas in Libano.
Rappresaglia: Israele uccide Shukr a Beirut e Haniyeh a Teheran
Dopo la strage di Majdal Shams del 27 luglio, ad opera di Hezbollah, Israele risponde con un raid mirato, a Beirut. Ucciso uno dei capi del Partito di Dio, Fuad Shukr. La mattina successiva, Ismail Haniyeh viene ucciso a Teheran.
Da Beirut all'Iran, tutto l'arco sciita è in fiamme
Bombe a Beirut, in un quartiere controllato dagli Hezbollah, dove è stato ucciso Saleh al Arouri, leader di Hamas. Bombe in Iran, quasi cento morti alla celebrazione per Soleimani.
La polveriera del Libano, ostaggio di Hezbollah
In Libano è appena avvenuta una recrudescenza della lunga Guerra Civile (1975-1990) negli stessi quartieri in cui si è combattuta più duramente, nella ex “linea verde” che divideva i quartieri sciiti da quelli cristiani della capitale Beirut. La causa è l'indagine (che Hezbollah non vuole) sulla devastante esplosione del 2020.
“Il Libano è in miseria, l’incontro con il Papa dà speranza”
Molti libanesi oggi non hanno né casa né cibo, «mai avevamo visto scene simili, neppure ai tempi della guerra civile». L’economia «peggiora di giorno in giorno», l’instabilità politica e certi fanatismi religiosi non aiutano. L’incontro dell’1 luglio in Vaticano tra Francesco e i leader delle comunità cristiane libanesi «è un segno di speranza anche perché la preghiera è lo strumento più potente che abbiamo». La Bussola intervista Boulos Abdel Sater, arcivescovo maronita di Beirut.
Suore vincenziane a Beirut: appello per la ricostruzione
Suor Maria Luisa Caruso, coordinatrice della Fondazione Thouret, ha raccontato alla Nuova Bussola Quotidiana la tragedia libanese "di cui i media non parlano", cominciata "ben prima delle esplosioni e aggravata dal lockdown" per cui ora "mangia solo chi ha la terra da coltivare". La donna parla della ricostruzione, dell'educazione e della fede come sostegno ad un paese alla fame.