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il caso

Sui vaccini Speranza decideva da solo, andando oltre Ema e Oms

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Secondo i giudici l'ex ministro Speranza non è imputabile perché ha eseguito le direttive degli enti regolatori sovranazionali. Ma un'analisi puntuale su vaccini, chiusura scuole, mascherine e green pass mostra che ha deciso da solo, nonostante sapesse di un 20% di effetti avversi gravi. 

Attualità 11_04_2024

Fedele esecutore delle indicazioni che gli arrivavano dall’alto o lucido decisore di misure impazzite? Sul caso di Roberto Speranza si sono riaccesi i riflettori dopo l’archiviazione che il Tribunale dei ministri gli ha concesso nell’ambito del procedimento penale scaturito dalla denuncia del Comitato Ascoltami e Osa Polizia e che rimane in piedi ancora solo per l’ex direttore di Aifa Nicola Magrini.

Come la Bussola ha spiegato, le motivazioni che hanno portato i giudici a determinare il non luogo a procedere per l’ex Ministro della Salute sono riconducibili ad una sorta di non colpevolezza per il semplice fatto che Speranza avrebbe fatto, nel corso della pandemia e durante la campagna vaccinale di massa, niente di più di quanto le agenzie regolatorie internazionali come l’Ema e istituzioni sovranazionali come l’Oms avevano già stabilito.

Un comodo scaricabarile di Stato, avevamo scritto, per non affrontare la montagna di omissioni, ritardi, inefficiente e insabbiamenti che sono emersi nel corso della campagna vaccinale in ordine al tema della sicurezza (eventi avversi) ed efficacia (la copertura vaccinale di un preparato concesso contro la malattia da Covid 19 e spacciato come scudo contro l’infezione da Sars Cov 2).

Ma le cose stanno così? Davvero a Speranza non si può rimproverare nulla perché in fondo è stato solo un semplice esecutore di direttive ad alta evidenza scientifica che stavano sopra la sua testa?

No, in realtà molte decisioni di Speranza si sono basate su esigenze più politico ideologiche che scientifiche. Decisioni prese da lui il più delle volte anche a dispetto delle stesse indicazioni delle agenzie regolatorie cui ora si scarica il peso delle responsabilità.

La giornalista della Verità Maddalena Loy è andata a stanare tutte quelle volte in cui Speranza ha deciso in barba a Ema e Oms, esercitando, dunque, una sorta di sovranità sanitaria che oggi fa comodo negare per spostare il problema fuori dai confini italiani. Ne è uscito un catalogo di decisioni irrazionali e in netta controtendenza rispetto a quanto accadeva nella tanto osannata Europa. Come se lo stesso Speranza fosse più realista del re. 

La Loy ricorda, ad esempio, che il Ministero della Salute lanciò la campagna per le terze dosi degli over 12 a fine 2021, dunque autonomamente rispetto all’Ema che le comunicò a fine febbraio 2022, mese nel quale l’Ecdc europeo, tra l’altro, «raccomandava prudenza nelle terze dosi ad adolescenti e ragazzi». In Italia invece c’erano gli open day con birra & vaccino.

Curioso, nota la giornalista, che l’agenzia europea de medicinali ribadisse anche in precedenti occasioni il rischio di miocarditi, cosa che il nostro ministero non recepì mai. Tra l’altro, lo stesso principio della massima precauzione veniva ribadito anche dall’ente vaccinale inglese, da quello tedesco e dal Consiglio Nazionale di bioetica francese. «Ma in Italia furoreggiavano gli open day», commenta la Loy.

E che cosa succede quando, con l’estate 2021, arrivarono le prime evidenze di decessi come quello di Camilla Canepa? Dieci giorni dopo la sua morte (è il 22 giugno ‘21) l’Oms sconsigliava ancora esplicitamente la vaccinazione di giovani e ragazzi. E così fanno molti paesi europei che «restringono la vaccinazione dei minori ai soli casi accertati di fragilità» (Germania, Regno Unito, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Finlandia, Svezia), mentre alcuni la vietano completamente».

La Loy rimarca che anche sulla chiusura delle scuole, Speranza esercitò un’autonomia decisionale non imputabile certo alla sua ligia osservanza delle indicazioni scientifiche se è vero che, come poi è emerso, tutti gli organi tecnico consultivi del ministero la sconsigliavano. Idem per l’imposizione delle mascherine agli studenti fin dai sei anni, dove il caso italiano svetta in tutto l’occidente mentre l’Oms, dunque uno di quegli enti cui i giudici si rifanno per assolvere Speranza, rimarcava che «i benefici dovevano essere soppesati rispetto ai potenziali danni associati».

Dunque, ha davvero seguito le indicazioni sanitarie internazionali? Sembra proprio di no: mentre Ema prima del Natale ’21 inviava un alert sulle miocarditi per i giovani, l’Italia triplicava le somministrazioni proprio nella fascia 12-19.

E che dire del Green pass? Il 10 ottobre 2021, nota Maddalena Loy, proclamava da Fazio che «avere il green pass significa rendere un luogo più sicuro». Peccato che un anno prima, nell’assesment report del 21/12/2020 Ema scriveva: «Al momento non sappiamo se il vaccino protegge dall’infezione asintomatica, né conosciamo il suo impatto sulla trasmissione virale».

Dunque «a quale evidenza si riferiva Speranza nel decidere l'ineluttabilità del green pass?».

Tanto più che la stessa Ema sapeva perfettamente che «i vaccini contro il Covid-19 non sono stati autorizzati per prevenire la trasmissione, le informazioni sul prodotto affermano chiaramente che i vaccini servono per l’immunizzazione attiva per prevenire il Covid-19, e i rapporti Ema rilevano la mancanza di dati sulla trasmissibilità». È una storia già raccontata, del resto: l’imposizione di restrizioni gravissime sulla libertà personale non avevano alcuna solida base scientifica che le giustificasse. Troppo comodo ora dire che «me lo chiedeva l’Europa», quando invece non era così.

Ma che la posizione di Speranza, nonostante l’archiviazione, ne esca piuttosto malconcia da questa vicenda, per lo meno a livello di immagine, è dato anche dalla rivelazione che l’avvocato Antonietta Veneziano (insieme all’avvocato Angelo Di Lorenzo tra gli estensori della denuncia) ha fatto ai microfoni di Francesco Borgonovo nel corso della trasmissione l’Orso Bruno sull’emittente Byoblu.

Quando è stato ascoltato dai giudici, Speranza ha dichiarato di essere perfettamente a conoscenza che un evento avverso su cinque era grave o mortale. Parliamo del 20%, un numero impressionante, mai neanche lontanamente ipotizzato dal più agguerrito no vax con gli occhi foderati di complottismo. Un dato enorme che da solo avrebbe dovuto far sobbalzare dalla sedia il ministro Speranza e tutto il governo di allora e fermare immediatamente la campagna vaccinale.



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