San Domenico e l’importanza del «dire»
Dopo averci presentato san Francesco, la terza cantica della Divina Commedia prosegue con la presentazione di san Domenico, fatta da san Bonaventura, che illustra con due verbi la differenza tra i due grandi ordini religiosi nati nel XIII secolo.
Se il domenicano san Tommaso ha presentato san Francesco nel canto XI, a descrivere la grandezza di san Domenico di Guzmán è il francescano san Bonaventura da Bagnoregio, autore dell’Itinerarium mentis in Deum, trattato mistico che è anche un’importante fonte ispiratrice della Commedia.
San Bonaventura presenta la differenza dei due ordini - domenicano e francescano - con i verbi «dire» e «fare» che richiamano la sapienza cherubina di san Domenico e l’ardore caritatevole serafino di san Francesco di cui ha parlato san Tommaso nel canto precedente.
Nella vita dei due fondatori emerge una grande differenza: san Francesco è un convertito che ha cambiato condotta (certo, ancor giovane, ma dopo anni trascorsi tra divertimenti e smemoratezza), mentre san Domenico appare improntato alla santità da subito, addirittura dal sogno profetico della madre che porta ancora in grembo il figlio e che vede un cane di color bianco e nero con una fiaccola in bocca. Se san Francesco si unì in nozze con Madonna Povertà, san Domenico si sposò con la Fede al battezzatoio quasi a sottolineare il carattere battesimale della sua santità in opposizione al tratto matrimoniale della santità di san Francesco.
Il tratto che accomuna i due santi è l’amore che hanno nutrito per Cristo. Di questo tratteremo nella puntata odierna.