- RU 486
Cerco il vescovo
- 11-08-2020
Come Diogene, cerchiamo col lanternino vescovi pronti ad attaccare il governo di Sinistra sulla Ru 486. Ne abbiamo trovati due.
Come Diogene, cerchiamo col lanternino vescovi pronti ad attaccare il governo di Sinistra sulla Ru 486. Ne abbiamo trovati due.
Se un sindaco in vacanza chiama un parlamentare in spiaggia "cazzaro verde", il sindaco in vacanza è una poveretta. Com'è che era? Restiamo umani. Per caso valeva anche per i sindaci del Pd o a loro è concessa una deroga speciale per i nemici del popolo?
Date al camionista della Basko l'onore di percorrere per primo il ponte di Genova.
Le squallide offese alla sua cecità, il rimprovero di essere ricco. Il razzismo umanitario della Sinistra si è scagliato su Bocelli. Che ha un merito: averci aperto gli occhi sulla mancanza di libertà che stiamo vivendo.
Repubblica va in soccorso del portavoce di Conte e intervista il suo ex compagno, vittima del trading on line: «Mi ha detto: meno male che hai investito in petrolio e non in titoli italiani». Che bel messaggio lanciato alle patrie speranze da uno che avrebbe il compito di risollevarle.
Potevamo anche farcela andare bene così: con il bikini rossofuoco di Maria Elena Boschi... ma il senso di colpa dei vacanzieri della sinistra cafonal non ce lo meritiamo.
Le uniche manifestazioni consentite? In piedi e distanziati. No Sardine, sì Sentinelle in piedi
Dove finisce la dittatura e comincia il ridicolo. Qui: lo stato ha deciso che potremo andare a trovare gli amici. Ma solo quelli veri. Ma i pub sono chiusi...
In queste sere riesco ad ascoltare il silenzio. Non me lo ero prefissato, è successo e basta, ma è un ascolto che mi sorprende. È uno degli effetti collaterali del Coronavirus. In queste sere mi affaccio al balcone e vedo un silenzio diverso dal solito. Tace la strada davanti a me, dorme la campagna, le luci in fondo sono piccole fiammelle mute nelle braccia di Morfeo.
L'affronto di Floris, Tosca e Bersani: intellettuali e politici di regime che il giorno dopo il Giorno del Ricordo cantano Bella Ciao, il canto dei partigiani comunisti italiani, che nel '45 stavano con Tito. L'ennesima offesa ai 250mila italiani esuli per colpa di Tito. E ai 5000 infoibati.
Repubblica intervista gli Inti-Illimani sul falso golpe cileno nella speranza di trovare una legittimazione a Sinistra degli scontri e fare il paragone con i tempi di Pinochet. Ma si ritrova con un pugno di mosche e un cantante ormai comodamente imborghesito.
Smettiamo di strumentalizzarli: girano sull'inquinante Frecciarossa, "scrollano" lo smartphone alienandosi dal mondo. Come tutti. Come noi. Gli indigeni "sinodali" non sanno neanche cos'è il mito del buon selvaggio. Perché come noi l'unica cosa che vogliono è una vita piena. E per questo non c'è bisogno di viri probati né Pachamame.