Venti anni per perdere la guerra contro il jihad
Venti anni dopo l’11 settembre la guerra tra Occidente e jihad si conclude, con la nostra sconfitta più o meno là dove era cominciata: negli Usa e in Afghanistan. A Kabul tornano al potere gli stessi Talebani che avevano ospitato bin Laden. E negli Usa, da Obama in avanti, ha vinto la tendenza a non sostenere il lungo conflitto.
Fuga da Kabul, alcune ragioni del disastro militare
Più ci si addentra nello scandalo della ritirata americana dall’Afghanistan, più emergono dettagli raccapriccianti. Secondo una stima del Dipartimento di Stato è stata lasciata a terra la maggioranza degli afgani che, avendo lavorato per gli americani, avevano diritto d’asilo negli Usa. Alla radice del disastro: errori di intelligence e fratture nel governo.
Assalto all'infanzia, i diritti dei minori sono sovvertiti
Si moltiplicano in molti Paesi gli attacchi alla infanzia, dalle politiche pro LGBTI negli Usa, alla criminalizzazione dei genitori in Nuova Zelanda, dalla auto-indentificazione del genere sessuale per i bambini in Scozia, ai matrimoni tra minori ed adulti in Colombia.
Gli Usa si sono stancati anche della guerra in Iraq
Sepolta dalle drammatiche notizie della crisi afgana, c'è anche l'importante notizia del ritiro delle forze Usa dall'Iraq. Dopo la guerra del 2003 e la guerriglia successiva, dopo il ritorno del 2014 per combattere contro l'Isis, ora gli americani vanno definitivamente a casa. Mentre restano gli alleati della Nato, dal 2022 con un comando italiano.
Biden: si resta a Kabul finché l'ultimo americano sarà rimpatriato
Biden cambia idea: i militari americani rimarranno in Afghanistan anche oltre il 31 agosto, ultima data fissata per il rimpatrio, se i cittadini statunitensi non saranno completamente evacuati per quel giorno. Così, però, rischia un nuovo pantano. E di lasciare indietro gli afgani che hanno lavorato per gli Usa.
Quella fede così infantile dei cattolici adulti
Fra i tipi cattolici, uno molto diffuso nella politica contemporanea, da Prodi a Biden, è il "cattolico adulto". Si proclama pubblicamente cattolico, ma altrettanto pubblicamente promuove politiche che contraddicono la dottrina della Chiesa, dall'aborto al gender. Benedetto XVI li aveva capiti e definiva "infantile" la loro fede.
Origini del Covid: la Cina impedisce di vederci chiaro
L'Oms vorrebbe condurre indagini più approfondite sull'origine del Covid-19 in Cina, ma il regime di Pechino si oppone con forza. Da un lato, la Cina ritiene che il virus sia di origine naturale e nega l'ipotesi che possa essere sfuggito da un laboratorio. Dall'altro rimpalla l'accusa chiedendo ispezioni in un laboratorio negli Usa.
Gli Usa non sanno che fare delle proteste cubane
Le proteste a Cuba sono organizzate negli Stati Uniti? Questo è quanto ripete L’Avana da quando sono incominciate le manifestazioni contro il regime. Ma i fatti suggeriscono un’altra storia: l’amministrazione Biden, che voleva discontinuità con il predecessore Trump anche alleggerendo le sanzioni a Cuba, è stata colta impreparata.
Usa, si lotta ancora per la regolarità del voto del 2020
Nelle elezioni del 2020, in una contea democratica della Georgia, 200 voti sono stati contati due volte. Una piccola irregolarità che, secondo gli oppositori, potrebbe essere solo la punta di un iceberg. La scoperta capita al momento sbagliato, nel pieno del dibattito infuocato sulle riforme elettorali negli Stati governati dai Repubblicani.
Nato: Cina, nuova nemica. Turchia, spina nel fianco
A Bruxelles, ieri, la politica estera della nuova amministrazione americana è entrata nel vivo. La Cina appare come la nuova antagonista. La Russia come il nemico tradizionale. Resta il problema interno della Turchia non democratica e in piena espansione. E sullo sfondo, il tragico epilogo della missione in Afghanistan.
Kamala Harris e l'immigrazione: i messaggi contraddittori
Nel viaggio in Guatemala e Messico, la vicepresidente Usa Kamala Harris si è ritrovata a dover pronunciare parole "di destra". Ed era visibilmente in difficoltà quando qualcuno le chiedeva come risolvere il problema al confine. Il fatto è che per l'immigrazione dal Sud non esiste una soluzione "di sinistra", nonostante la retorica degli ultimi anni.
Non illudiamoci, in Israele non inizia una nuova era
La fine di un’epoca? Non c’è dubbio che l’estromissione di Benjamin Netanyahu pone fine ai suoi dodici anni consecutivi di governo. Ma il collante che tiene assieme i partiti della nuova maggioranza, dagli arabi di Ra'am alla destra nazionalista di Yamina, sono quantomeno fragili. Il governo dovrà affrontare un momento molto difficile per Israele