Scacco russo agli Usa anche in Iraq
Il parlamento di Baghdad ha votato per siglare un'intesa militare con la Russia in funzione anti-Isis. Di fatto, il voto iracheno, la richiesta di Baghdad di raid russi sul suo spazio aereo, è un modo per mandare a casa la Coalizione, di cui fa parte anche il nostro Paese. Una Coalizione che, per 14 mesi, non ha impedito la continua espansione del Califfato.
Polonia e Ungheria, le destre più odiate d'Europa
Aspettiamoci dal coro unanime dei media una campagna di demonizzazione del prossimo governo conservatore polacco, così come abbiamo assistito al linciaggio di quello ungherese. Ma perché i polacchi hanno votato i conservatori cattolici del Pis? Per motivi simili a quelli che rendono popolare la destra in Ungheria. E non sono tutte ragioni da bollare come "xenofobia".
Lascia Wall Street per assistere i condannati a morte
Da avvocato di Wall Street a cappellano laico dei condannati a morte. È la storia di Dale Recinella: aiutava già i malati di Aids con un tale entusiasmo che la Chiesa cattolica della Florida decise di passarlo “di grado” affidando a lui condannati a morte e a sua moglie Susan i familiari dei detenuti da giustiziare.
Terroristi o emigranti: l'incubo dei giovani africani
A fine agosto 2015 la Nigeria ha annunciato che Boko Haram stava inviando centinaia di militanti in Libia e Siria per rafforzare le basi dell’Isis di quel Paese. Non solo, migliaia di giovani si arruolano nelle fila dei gruppi terroristi allettati da false promesse di successo economico. Jihadismo o emigrazione: non c'è scampo.
Le bombe Usa fanno il solletico all'Isis. Le russe? Chissà
La guerra aerea allo Stato Islamico è del tutto inutile. Lo sostiene un’analisi dell’autorevole centro studi britannico Ihs Jane’s valutando i dati registrati negli ultimi 15 mesi, da quando cioè hanno preso il via le operazioni aeree della Coalizione guidata dagli Stati Uniti in Iraq e Siria.
Hillary Clinton, alle radici della guerra in Libia
Hillary Clinton è stata convocata per una nuova deposizione di fronte al Congresso, per l'uccisione dell'ambasciatore americano in Libia l'11 settembre 2012. Ma per comprendere meglio quel che successe occorre risalire al peccato originale: all'intervento americano in Libia del 2011, fortemente voluto dalla Clinton.
Esercito pan-africano, un miraggio che ci costa miliardi
L'Unione Africana, dal 2001, vuole dotarsi di una propria forza militare, da impiegare in missioni di peacekeeping e interventi umanitari in situazioni di crisi. Intento nobile, ma a carico dei contribuenti europei: oltre 1,1 miliardi già spesi o previsti. E l'esercito pan-africano non esiste ancora.
Putin rincuora Assad e tiene a bada i caccia americani
Visita a sorpresa di Bashar Assad a Mosca nel primo viaggio all'estero del presidente siriano da quando è iniziata la guerra. Una visita necessaria a rincuorare Assad, ma utile anche a Vladimir Putin per ribadire che l’esito della guerra in Medio Oriente dipende anche e soprattutto dalla Russia.
L'esportazione della jihad dalla Siria alla Svezia
Un cristiano assiro viene minacciato dal Califfato, il suo locale è marcato con la N di Nazareno. Non succede a Mosul, ma a Göteborg, Svezia. Fra chi chiede asilo politico, i persecutori si mischiano ai perseguitati e la burocrazia locale non li distingue. Anzi li privilegia e dà fondi pubblici ai predicatori di odio.
Donald Trump, un conservatore solo di nome
Mentre Hillary Clinton sia avvia alla candidatura democratica per la Casa Bianca, in casa repubblicana Donald Trump continua a far da mattatore. Le primarie non sono ancora cominciate e "The Donald" domina nei sondaggi. Eppure non è affatto un conservatore, nemmeno sui principi non negoziabili.
Terza Intifada, l'escalation jihadista
Mentre continuano gli agguati all’arma bianca, si registrano altri attacchi a un luogo sacro quale la Tomba di Giuseppe e si aggiungono gli appelli dei gruppi più estremisti della jihad internazionale, fra cui l’Isis. E a Gerusalemme torna il muro, dopo mezzo secolo, anche se “temporaneo”.
Così Obama prepara una nuova Saigon
Dopo aver promesso il ritiro completo delle forze statunitensi dall'Afghanistan, la decisione di Obama di mantenere un contingente fino a oltre il 2017 riconosce una sconfitta e ne prepara un'altra. E l'Italia gli va dietro, sebbene questa missione sia lontana dai nostri interessi nazionali.