Un Libro Bianco per la Brexit
Colpi di scena sulla Brexit, ma non si torna indietro. Il primo colpo è la sentenza della Corte Suprema britannica: l’uscita dall’Ue deve essere votata in Parlamento. Ma i governi di Scozia, Irlanda del Nord e Galles non avranno diritto di veto. Il secondo è l’annuncio della prossima pubblicazione di un Libro Bianco sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.
Colpi di scena sulla Brexit, ma non si torna indietro. Il primo colpo è la sentenza della Corte Suprema britannica: l’uscita dall’Ue deve essere votata in Parlamento. Ma i governi di Scozia, Irlanda del Nord e Galles non avranno diritto di veto. Il secondo è l’annuncio della prossima pubblicazione di un Libro Bianco sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Probabile che i tempi si allunghino, rispetto ai tre mesi previsti. Molto meno probabile che l’esito del referendum di giugno venga invertito e Londra rientri a testa bassa sotto l’ala di Bruxelles.
La sentenza della Corte Suprema giunge dopo che la premier Theresa May era ricorsa in appello. Una cittadina britannica, Gina Miller, aveva fatto ricorso contro il governo e aveva vinto la causa presso l’Alta Corte, a novembre. Ora la sentenza viene riconfermata dalla Corte Suprema con 8 giudici a favore e 3 contrari. Di cosa si tratta? Di fatto non viene riconosciuto al governo il diritto (anzi: la "prerogativa reale") di procedere all’uscita dall’Ue dopo il voto del referendum di giugno. Viene dunque riconfermato il principio che la sovranità appartiene al Parlamento e non al governo, né direttamente al popolo. Dopo la sentenza sarà il Parlamento a votare una legge che autorizzi il governo a chiedere l’applicazione dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Si tratta di una sconfitta per il governo May, che si apprestava ad agire in tempi stretti, entro marzo. Ora il dibattito parlamentare potrebbe allungare il tutto. La sconfitta non è però così plateale come ci si attendeva dalle prime previsioni. Non c’è stato un pronunciamento unanime dei giudici né una maggioranza schiacciante di 10 a 1. In quei casi, nel dibattito parlamentare, gli oppositori avrebbero ottenuto maggior legittimazione e incoraggiamento. Inoltre, cosa ancor più importante, la Corte Suprema non riconosce ai governi locali (Scozia, Galles e Irlanda del Nord) di porre il veto sulla Brexit.
Come sarà la battaglia parlamentare? Il Partito Laburista, che pure non voterà contro, già annuncia che presenterà emendamenti. E il Partito Nazionale Scozzese (indipendentista) ha già pronti 50 emendamenti, ancor prima dell’inizio della discussione sul testo di legge. Chi annuncia voto contrario è il Partito Liberal Democratico, che può contare su una piccola pattuglia di 9 deputati alla Camera dei Comuni, ma 100 membri della Camera dei Lord. Infine, ma non da ultimo, si aprono i dibattiti a livello locale. L’Assemblea del Galles avrà la facoltà di votare e proporre il suo “punto di vista” sull’uscita, anche se non avrà un valore legale. In Scozia, il ministro per la Brexit di Edimburgo, Mike Russel, dichiara fallito il compromesso con Londra e non esclude un secondo referendum per l’indipendenza dal Regno Unito, anche se “dipenderà dalle decisioni del governo di Westminster (britannico, ndr)”.
L’Irlanda del Nord si trova in una posizione più delicata, perché l’uscita del Regno Unito dall’Ue farebbe saltare il presupposto principale dell’accordo di pace del Venerdì Santo del 1998, con il quale Londra aveva conferito sovranità al governo nord irlandese. In tal caso, un cambiamento costituzionale dovrebbe passare attraverso il consenso del parlamento di Belfast. Il 56% dei nord irlandesi ha votato per rimanere nell’Ue. La Corte Suprema, come abbiamo visto, non ha concesso ai parlamenti locali diritto di veto, perché i giudici hanno ritenuto che l’accordo del Venerdì Santo regoli la situazione dell’Irlanda del Nord all’interno del Regno Unito e non il suo rapporto con l’Ue. Questo sviluppo, però, crea un problema internazionale. Gerry Adams, lo storico leader del partito Sinn Fein, si è già pronunciato sulla necessità di difendere la scelta pro-europea dei “cittadini irlandesi del Nord”. Un’uscita del Regno Unito significherebbe la separazione ancor più marcata della regione settentrionale dal resto dell’Irlanda.
Mentre questi dibattiti erano in corso, il giorno dopo la sentenza, la premier britannica Theresa May ha annunciato la prossima pubblicazione del Libro Bianco sull’uscita dall’Ue. Un programma sul futuro del Regno Unito nel mondo, chiesto dal Parlamento, su cui il governo era rimasto silente fino a ieri. Si tratta di un “colpo di scena”, secondo le opposizioni e comunque segna una svolta nella linea dalla May, che per la prima volta accetta di mettere nero su bianco tutta la sua strategia di uscita. Tutto materiale in più per il dibattito parlamentare. Ma da qui ad affermare che la Brexit sia naufragata…