Trump fa sparire subito Obamacare e Lgbt
Donald Trump fa veramente sul serio? Sul sito della Casa Bianca spariscono le campagne Lgbt e per la lotta al cambiamento climatico. Fra i primi atti che ha firmato, inizia da subito a smantellare l'Obamacare, la riforma sanitaria di Barack Obama. Le opposizioni scendono subito in piazza.
Donald Trump fa veramente sul serio? Qualcuno se lo starà chiedendo ancora, dopo un discorso di inaugurazione senza precedenti, in cui il presidente appena insediato ha rispolverato gli stessi toni aggressivi della sua campagna elettorale. Ora passerà dalle parole ai fatti? Sarà di parola, dopo aver detto “basta chiacchiere inconcludenti”?
Le prime azioni esecutive farebbero pensare a un presidente che non vede l’ora di passare ai fatti. Due minuti dopo la fine del discorso, il nuovo sito della Casa Bianca è cambiato per far capire a tutti a cosa mira la nuova amministrazione. Gli obiettivi politici fondamentali elencati nel sito sono preceduti da “America First”, prima l’America, il leit motiv del discorso di insediamento e il cuore della politica del nuovo presidente. Dunque abbiamo un’America First Energy Plan (piano energetico), America First Foreign Policy (politica estera). A seguire: Bringing Back Jobs and Growth (riprendiamoci i posti di lavoro e la crescita), Making Our Military Strong Again (torniamo ad avere un esercito forte), Standing Up for Our Law Enforcement Community (uniti al fianco delle nostre forze dell’ordine), Trade Deals Working for All Americans (trattati commerciali che funzionino per gli americani). Già si capisce tutto, solo da come sono elencati e con quali termini vengono definiti gli obiettivi.
Ma è anche importante leggere quello che non è in questo elenco. Ci sono, infatti, delle assenze molto importanti: sparisce la sezione “Lgbt”, quella dei “diritti civili”, quella sulla “Sanità” e quella sul “Cambiamento Climatico”. L’energia, da quanto si legge nel primo programma, deve servire gli interessi dei cittadini americani, prima che contribuire alla lotta al cambiamento climatico. Lgbt e diritti civili spariscono oltre l’orizzonte. Con essi spariscono otto anni di retorica e di leggi progressiste volte a conseguire l’eguaglianza di genere e razziale, attraverso azioni di discriminazione positiva (affirmative action), creazione di nuove istituzioni (nozze gay), non troppo velate limitazioni alla libertà di espressione (lotta alle “micro-aggressioni” verbali e tutto l’impianto legale del politicamente corretto). Sparisce la “sanità”, intesa come sanità pubblica, come obiettivo politico e ideologico: tradizionalmente, in America, è un settore che non appartiene al governo federale, ma al volontariato e ai privati, al massimo ai singoli Stati.
Sempre per quanto riguarda lo stile e gli obiettivi ideali: il busto di Winston Churchill torna a farsi vedere alle spalle del presidente, nello Studio Ovale. Contrariamente a quanto affermato nelle notizie di ieri, invece, nello stesso studio presidenziale c’è sempre il busto di Martin Luther King, che comunque era un Repubblicano, benché la memoria corta di molti attribuisca la sua militanza anti-razzista ai Democratici.
Al di là dei simboli e del sito Internet, quali sono il primo atto legislativo firmato da Trump, lo stesso venerdì sera dell’inaugurazione? Due decreti sono poco più che cerimoniali: la nomina dei candidati per il posto di segretario di Gabinetto e il permesso per l’ex generale James Mattis a ricoprire la carica di Segretario alla Difesa (essendo stato nelle forze armate aveva bisogno di un permesso presidenziale, oppure di sette anni di pensione prima di accettare un incarico governativo). Sia James Mattis che John Kelly, entrambi ex ufficiali del corpo dei Marine, sono stati poi confermati dal Senato. Il terzo atto firmato da Trump, invece, è un po’ meno simbolico: si tratta del primo decreto volto a smantellare l’Obamacare, la riforma sanitaria voluta da Barack Obama, considerata come il fiore all’occhiello della sua politica. Questo ordine esecutivo autorizza le agenzie federali ad “alleggerire gli oneri” dovuti all’Affordable Care Act (nome ufficiale dell’Obamacare). Le conseguenze non sono immediate, ma si tratta di un’indicazione politica chiara: sarà questa la priorità. Oltre che per motivi politici, la fretta sull’Obamacare è anche economica: entro maggio saranno completati i nuovi piani per le polizze. I Repubblicani dovranno agire in fretta, per evitare una destabilizzazione del mercato assicurativo.
Questa è dunque la primissima nuova aria che si respira a Washington. Quella vecchia non accenna ad andar via: la marcia delle donne, a Washington e in tutte le principali città d’America, nata come appuntamento femminista contro un presidente “sessista”, si è trasformata in un mega-raduno di tutte le opposizioni. Nei prossimi anni, di queste iniziative, ne vedremo sicuramente ancora molte.