Serbia e Austria, una vittoria e una sconfitta per l'Ue
In Serbia vince di nuovo la coalizione guidata dal Partito Progressista, affermatosi grazie ai suoi toni anti-europeisti, ma ora convinto sostenitore della causa pro-Ue, a costo di rinunciare (di fatto) al Kosovo. Al contrario, in Austria il primo turno sbaraglia i partiti tradizionali e porta al ballottaggio un euroscettico e un verde.
Otto per guidare l'Onu: tutti di sinistra e pro Lgbt
Mentre cerca d’imporre una tassa globale per l’aborto e abolisce la trasparenza sui finanziamenti ricevuti in materia di “salute riproduttiva, l’Onu sta cercando il successore del Segretario Generale Ban Ki-moon. . Il mandato (il secondo) del sudcoreano scade il 31 dicembre 2016 e otto sono i candidati in corsa.
Serbia, un voto pro o contro il premier e l'Ue
Serbia, oggi si tengono elezioni politiche anticipate convocate dal Presidente della Repubblica Nikoli? su diktat del premier dimissionario Vu?i?, che punta alla maggioranza assoluta. A dispetto dei proclami ufficiali, il suo è stato un governo molto filo-Ue. Ma proprio questa tendenza potrebbe creare disaffezione.
Isis: quanta fatica per riconoscere un palese genocidio
I crimini commessi dall'Isis contro le minoranze cristiane, yezide e musulmane sciite sono chiaramente atti di genocidio. Ma sono occorsi più di due anni prima che i parlamenti in Usa e Gran Bretagna li definissero per quel che sono. Un mix di rigidità burocratica e di miopia politica hanno finora tappato la bocca alle democrazie.
Una colletta per non dimenticare l'Ucraina
Ucraina: un paese distrutto da tre anni di guerra non dichiarata nella regione del Donbass. Il 24 aprile in tutte le chiese cattoliche d'Europa si terrà una colletta straordinaria per sostenere questa nazione alle porte dell'Ue, un'iniziativa lanciata da Papa Francesco.
New York conferma i duellanti: Clinton e Trump
Il giorno dopo New York è l’ora delle conferme. Tra i Repubblicani, Trump vince molto ma non tutto, Cruz lo tallona perdendo molto ma non tutto, Kasich non si sa perché non si ritiri. Tra i Democratici, la Clinton vince ma spesso zoppica, Sanders zoppica ma spesso vince eppure il secondo non ha alcuna chance.
Obama in Arabia tra due fuochi Il nodo è l’Iran
La visita del presidente degli Stati Uniti Barack Obama in Arabia Saudita non avviene in un contesto amichevole e la vecchia “alleanza di ferro“ sembra essere tramontata ormai da tempo. Riad dubita di Obama per il blando impegno degli Usa contro la Siria di Bashar Assad e poi per il sostegno americano al negoziato sul nucleare iraniano. Così i sauditi sono convinti che gli Usa sono ormai un ambiguo rivale se non un nemico.
Prove tecniche di intervento armato in Iraq
L'invio dei nostri elicotteri "Mangusta", pesantemente armati con razzi e missili, potrebbe indicare che il governo italiano si appresta a partecipare ad operazioni di combattimento contro lo Stato Islamico cedendo alle pressioni di Washington. Ma Renzi non può tenerlo nascosto all'opinione pubblica.
Il Brasile dopo Dilma Rousseff
La Camera ha votato per l'impeachment di Dilma Rousseff, la presidente del Brasile. Ora si attende solo la conferma del Senato. La presidente lascia un paese in profonda crisi, dopo anni di politiche populiste di sinistra, basate sulla spesa pubblica. Chi le succederà? Uomini già nel mirino dei magistrati.
La Siria muore ma a Ginevra si gioca (sporco)
Il mondo guarda alle nuove vittime nel Mediterraneo, guarda al Brennero, a Lesbo; ed è giusto che sia così. Bisognerebbe, però, avere l’onestà di guardare con più attenzione anche a quanto sta succedendo in queste ore a Ginevra e ad Aleppo. Perché è lì - non altrove - che si gioca la possibilità o meno di fermare la grande fuga. Invece, Ginevra e Aleppo in queste ore è un alternarsi di offensive militari e sceneggiate intorno ai tavoli.
Il jihad cresce in Europa. I giovani arabi lo condannano
I fan dell’Isis crescono solo tra i musulmani d’Europa, mentre nei Paesi arabi la maggioranza dei giovani lo condannano senza riserve. È quanto emerge da due sondaggi. il primo è stato realizzato dall’istituto demoscopico britannico Icm e diffuso dalla rete televisiva Channel 4. L’altro tra i giovani nordafricani e arabi.
Più aiuti all’Africa e più corruzione. Il caso Ciad
Nel 2015 gli aiuti allo sviluppo sono cresciuti del 6,9% per un totale di 131,6 miliardi di dollari. Una quota consistente è andata come sempre all’Africa. Intanto, 150 miliardi di dollari hanno lasciato l’Africa alla volta di paradisi fiscali. E c’è chi ancora raccomanda la cancellazione del debito dei Paesi africani. Il caso del Ciad.