Gli Usa fuori dal trattato Inf? Nuova corsa agli armamenti
Riprenderà la corsa agli armamenti? Probabilmente sì, quale esito dell'uscita, annunciata da Trump, degli Usa dal Trattato Inf, che bandisce il possesso di missili a raggio intermedio. La sua firma, da parte di Reagan e Gorbachev, nel 1987, aveva praticamente segnato la fine della Guerra Fredda in Europa. Ora si torna indietro.
La decisione di Donald Trump di ritirare gli Usa dall’accordo del 1987 sull'eliminazione dei missili a raggio intermedio e a corto raggio (500-5.500 chilometri) dall’Europa (Trattato Inf) stipulato da Ronald Reagan e Mikhail Gorbaciov, ha raccolto finora solo critiche se si esclude la condivisione espressa da Londra e, con prudenza, dalla Nato.
Valutazioni negative sono state espresse da quasi tutti gli Stati europei, Italia inclusa, mentre secondo lo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri) c’è il pericolo che torni a crescere il numero delle armi nucleari sia russe che americane. Secondo il Sipri la decisione annunciata da Trump il 20 ottobre, “conferma ciò che si è costantemente manifestato negli ultimi due anni: si sta sgretolando la struttura del controllo delle armi nucleari russo-statunitensi”, sorto sulle basi stabilite dal Trattato del 1972 sulla limitazione dei sistemi anti-balistici (Trattato Abm). Il ritmo più veloce di riduzione delle armi atomiche si è registrato dopo la fine dell’Urss, negli anni '90 mentre negli ultimi sei anni si è assistito ad un ulteriore rallentamento. All'inizio del 2018 il totale mondiale di armi nucleari era di 14.700 rispetto al massimo storico di circa 70.000 della metà degli anni '80. Nel 2002 gli Stati Uniti si sono ritirati unilateralmente dal Trattato Abm che limitava il numero di missili antimissile garantendo così la totale e reciproca distruzione in caso di guerra atomica assicurando così che nessuno avrebbe dato il via a un conflitto atomico. Questo non ha impedito a Russia e Stati Uniti di firmare il trattato sulle riduzioni strategiche offensive (trattato Sort) nel 2002 e il nuovo Start nel 2010. L'annuncio di Trump, quindi, porta a conclusione “un processo che va avanti da diversi anni”.
Trump accusa i russi di non rispettare l’accordo a causa dei due battaglioni di missili da crociera Novator 9M729 (Ssc-8) con raggio d’azione di 1.500 chilometri basati ai confini russi occidentali. Barack Obama già nel 2014 aveva minacciato di uscire dal Trattato Inf a causa dei test sui missili Ssc-8 lamentando anche lo schieramento nell’enclave russa di Kaliningrad, incuneata tra la Polonia e le Repubbliche Baltiche, dei missili balistici Iskander con raggio d’azione limitato a 415 chilometri ma rapidamente estensibili. Quattro anni or sono Obama rinunciò a uscire dal tratto Inf in seguito alle pressioni dell’Europa, ma oggi Trump pare intenzionato anche su questo fronte a seguire il più totale unilateralismo. I missili Iskander e R-500L di Mosca, impiegabili dallo stesso veicolo-lanciatore, costituiscono nell’ottica russa la risposta alla realizzazione dello “scudo” antimissile che gli Usa hanno schierato in Polonia e Romania dotato di radar e missili avanzatissimi. Un sistema che dovrebbe ufficialmente intercettare eventuali missili balistici lanciati dall’Iran ma questa motivazione non convince, dal momento che i radar dello “scudo” sono in grado di esplorare in profondità lo spazio aereo russo.
Se si aggiunge che dalla fine della Guerra fredda la Nato è avanzata verso Est inesorabilmente fino a lambire i confini russi (supportando inoltre militarmente Ucraina e Georgia che hanno chiesto di entrare nella Nato e sono ostili a Mosca) non vi sono dubbi circa le valutazioni russe in proposito. "Non vogliamo una nuova Guerra Fredda, né una nuova corsa al riarmo e non prevedo neanche che gli alleati Nato dispiegheranno più armi nucleari in Europa come risposta al nuovo missile russo" ha affermato il segretario generale dell'Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg. Ma, ha aggiunto "vedo il bisogno - ed è quello che sta succedendo nella Nato - di valutare le implicazioni del nuovo missile russo per la nostra sicurezza". "La Russia ha ammesso ora che stanno dispiegando sul terreno un nuovo missile, Ssc-8, quindi il problema, la minaccia, la sfida è il comportamento russo...", ha sostenuto il segretario generale dell'Alleanza.
L'articolo 15 del Trattato prevede che il ritiro possa avvenire dopo un preavviso di sei mesi, cessando di essere in vigore quindi dall'aprile 2019. E’ tuttavia possibile, evidenzia il Sipri, “che l'annuncio vada inteso come una manovra per ottenere concessioni dalla Russia sul presunto schieramento di missili o su altri aspetti"(ritiro dalla Siria, stop agli aiuti ai secessionisti ucraini del Donbass?). Per questo forse il vice ministro degli esteri russo Sergey Ryabkov, ha definito “un ricatto”’ l’iniziativa di Trump.L’intesa raggiunta alla fine della Guerra Fredda portò allo smantellamento dei missili da crociera Tomahawk e balistici Pershing 2 statunitensi ed SS-20 sovietici e allo stop a una corsa al riarmo in quel segmento degli arsenali missilistici e nucleari che anticipò il ritiro sovietico dall’Afghanistan, il crollo del Muro di Berlino e la fine dell’Urss. Il Trattato bandiva però solo i missili a medio raggio basati a terra mentre oggi armi simili armabili con testate atomiche sono ben presenti su navi e aerei russi e americani
La decisione di abbandonare il trattato Inf annunciata da Trump sembra quindi puntare a diversi obiettivi. Nei confronti della Nato a favorire l’ulteriore export militare americano, sul quale Trump non fa mistero di puntare per riequilibrare la bilancia commerciale con molti Stati alleati. Accentuando le tensioni con Mosca gli Usa potranno premere con maggiore forza sui partner europei pretendendo un aumento delle spese militari mentre una escalation della tensione con la Russia risulterebbe utile a compattare un’Europa sempre più lontana da Washington e rilanciare la protezione offerta dall’ombrello atomico americano scongiurando così il rischio che si consolidi uno strumento militare europeo a guida franco-tedesca.
Su scala globale l’iniziativa di Trump potrebbe puntare a esercitare pressioni per nuovi negoziati allargati anche Pechino o a scatenare una nuova corsa al riarmo atomico e balistico simile a quella voluta da Reagan negli anni ’80, obbligando Russia e Cina a minare le loro economie costringendole investendo nella difesa più di quanto possano permettersi. Meglio ricordare infatti che gli Usa spendono quest’anno per le forze armate oltre 700 miliardi di dollari (l’intera Nato, circa 1000) contro i 220 della Cina e i 70 della Russia.