Gaza, non solo Hamas. C'è anche il Pij, alleato dell'Iran
Gaza, l'enclave palestinese controllata dal movimento armato Hamas, contiene anche altri pericolosi gruppi jihadisti. Fra questi il più celebre e potente è il Pij (Movimento per il jihad islamico in Palestina), finanziato e armato dall'Iran. L'organizzazione terroristica è pronta a subentrare a Hamas in caso di crisi di potere. Mira a distruggere Israele.
Ad inasprire il clima sulla striscia di Gaza non c’è “solo” Hamas. Sono molti altri i gruppi terroristici nell'enclave costiera, che ospita circa due milioni di palestinesi. Ma a giocarsi il primato c’è in particolare il movimento per il jihad islamico in Palestina (PIJ).
Si tratta di un'organizzazione islamica palestinese nazionalista che si oppone violentemente all'esistenza di Israele. Inserita tra le organizzazioni terroristiche del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti nel 1997, il PIJ ha nel suo mirino civili e militari israeliani per l’unico grande obiettivo: la creazione di un regime islamico in “tutta la Palestina storica”. I fondatori della Jihad islamica palestinese, Fathi Shaqaqi e Abd al-Aziz Awda, erano studenti in Egitto e membri della Fratellanza Musulmana egiziana fino alla fine degli anni '70, quando decisero che la fratellanza stava diventando troppo moderata e impegnata in maniera insufficiente, distratta, nella causa palestinese. Il PIJ, nonostante nasca come gruppo sunnita, si ispirò agli ideali rivoluzionari e teocratici sciiti, sposati durante la rivoluzione iraniana del 1979 che stabilì un vero regime islamico.
Il PIJ sostiene la distruzione di Israele attraverso mezzi violenti e vive il conflitto arabo-israeliano come una guerra ideologica, e non una mera disputa territoriale. I suoi membri considerano la violenza l'unico modo per rimuovere Israele dalla cartina del Medio Oriente e respingere qualsiasi accordo a due Stati in cui coesistano Israele e Palestina. Il PIJ, dichiaratamente, non intende impegnarsi in alcuna forma di dialogo diplomatico con Israele. Movimento molto più piccolo di Hamas, santifica la terra in nome del significato storico per l'islam. Attualmente, il jihad islamico palestinese rappresenta una piccola organizzazione altamente segreta che opera indisturbata con meno di 1.000 membri e un supporto popolare molto limitato.
Secondo il Dipartimento di Stato americano, è l'Iran a finanziare la maggior parte del budget del PIJ. Ma gli Stati Uniti accusano anche la Siria di fornire un “rifugio sicuro” per il gruppo che, comunque, ha lasciato il quartier generale a Damasco. Otto leader del Movimento Jihad islamico palestinese sono stati incriminati dalle autorità federali nel 2003 con cinquanta accuse, mentre solo uno, Sami al-Arian, è stato arrestato e mandato a processo. Con una causa del 1998 contro l'Iran, la corte federale degli Stati Uniti ha rivelato per la prima volta che la Repubblica Islamica aveva stanziato 2 milioni di dollari del suo bilancio annuale al PIJ. Sono state raggiunte cifre vertiginose verso la fine del 2013, quando fonti del PIJ hanno rivelato che il gruppo terroristico ha ricevuto circa 3 milioni di dollari al mese dall'Iran. Durante il conflitto del 2012 tra Israele e Hamas, il PIJ ha lanciato razzi sul territorio israeliano e ha appeso striscioni sulle strade di Gaza con la frase “Grazie, Iran”. Un rapporto del febbraio 2014 di Ali Nourizadeh, direttore del Centro per gli studi iraniani a Londra, ha dichiarato che l'Iran è arrivato a donare, e dona al PIJ, dai 100 ai 150 milioni di dollari l'anno.
Come altri gruppi islamici violenti, il PIJ usa metodi di addestramento e tattiche tipiche delle organizzazione terroristiche: come operazioni suicide contro soldati israeliani. Il PIJ si è anche vantato di aprire i suoi ranghi ai bambini di sei anni. I cosiddetti "campi estivi" del PIJ attirano fino a 10mila partecipanti per sessione e le giovani leve vengono svezzate con gli AK-47, che imparano a maneggiare prestissimo, mentre piantare mine e operazioni di simulazione per rapire soldati israeliani sono i nuovi giochi senza frontiere. Il portavoce del PIJ Daoud Shihab descrive questa formazione dei bambini come un modo per assicurare “una generazione di forte [resistenza]”. Tuttavia, questi campi di “Generazione della Fede” non sono limitati all'addestramento da combattimento. Le reclute sono “istruite intellettualmente, militarmente e politicamente”. Ahmad al-Moudalal, uno dei capi del PIJ che aiuta ad addestrare bambini combattenti, ha spiegato: “Siamo movimenti di resistenza. È quindi normale per noi voler attirare i giovani, instillare nella loro mente la cultura della resistenza e prepararli a portare armi contro il nemico israeliano”.
Il PIJ è responsabili di centinaia di attacchi terroristici contro Israele, compresi attentati suicidi. Negli ultimi anni, il gruppo ha anche lanciato razzi. L'Iran considera il PIJ il suo principale alleato (e burattino) nella Striscia di Gaza. È attraverso il PIJ, che l'Iran fa addentrare i suoi tentacoli negli affari interni dei palestinesi, con grande sgomento del presidente Mahmoud Abbas e dell’Autorità palestinese sostenuta dall'Occidente. Nonostante l'apparente riavvicinamento, l'Iran ha forti riserve sul nutrire fiducia in Hamas. Scetticismo che nasce dalla paura dell’Iran di vedere Hamas raggiungere un accordo di riconciliazione con Fatah e un accordo di tregua con Israele. Alleanza che, agli occhi dell'Iran, costituirebbe un’onta notevole da parte di Hamas: qualsiasi accordo con Fatah significherebbe che Hamas è pronto a unire le forze con Abbas e, peggio ancora, impegnarsi in futuri colloqui di pace con Israele. Qualsiasi accordo di tregua con Israele significherebbe che Hamas è pronto a deporre le armi e ad abbandonare la lotta armata contro il “nemico sionista”. “Resa” che sarebbe un colpo per i mullah di Teheran, che hanno dichiarato l'obiettivo, da sempre, di eliminare Israele.
Pertanto il PIJ è il vero alleato nell'arena palestinese per l’Iran. Ed è per questo che il movimento sta facendo del suo meglio per dimostrare la sua affidabilità ai suoi padroni a Teheran. La scorsa settimana, l'ala militare del PIJ ha di nuovo inviato i suoi combattenti armati fino alle strade della Striscia di Gaza, in uno spettacolo di forza diretto contro Hamas, l'Iran e il resto del mondo. Abu Hamzeh, un portavoce delle Brigate di Gerusalemme, ha dichiarato con orgoglio durante la marcia che il suo gruppo paramilitare “non potrà mai scendere a compromessi o contrattare su un solo centimetro di tutta la Palestina”. “Le nostre armi sono il simbolo del nostro orgoglio e potere del nostro popolo, resisteremo a tutte le cospirazioni e sventeremo tutti gli schemi volti a liquidare la nostra causa”.
È davvero improbabile che la striscia di Gaza sia testimone di tempi di pace prossimamente, anche perché anche se Hamas dovesse essere delegittimato, ci sarebbe il PIJ a riempire il “vuoto”. Sta di fatto, per adesso, che Hamas e PIJ sono come due fagioli del medesimo baccello. Entrambi non riconoscono il diritto di Israele di esistere e continuano a chiedere una lotta armata per “liberare tutta la Palestina”, dal Mar Mediterraneo al fiume Giordano. E sebbene si consideri un gruppo indipendente, il PIJ opera spesso coordinando le operazioni con Hamas. I due gruppi hanno persino un “comando operativo” congiunto per coordinare gli attentati contro Israele.