Assia, i Verdi volano sulle macerie dei vecchi partiti
E' Tarek Al-Wazir, quarantasette anni, tedesco-yemenita, il capolista degli ecologisti alle regionali nel Land di Francoforte e sarà decisivo per la formazione del governo del Land. I Verdi continuano a volare spinti dalla delusione degli elettori per i grandi partiti conservatore e socialdemocratico
E' Tarek Al-Wazir, quarantasette anni, tedesco-yemenita, sconosciuto sulla scena politica nazionale, il capolista degli ecologisti alle regionali nel Land di Francoforte e sia se diventerà il nuovo governatore, sia se l'esito elettorale lo porterà a essere decisivo per la formazione del nuovo governo regionale, ha ottenuto un risultato sorprendente.
I Verdi continuano a volare spinti dalla delusione degli elettori per i grandi partiti conservatore e socialdemocratico, impantanati nelle scaramucce interne al governo federale a Berlino. Capelli grigi ben pettinati, occhiali, e abitualmente in camicia bianca sotto una giacca scura, Al-Wazir si tiene a distanza dall'agitazione della politica nazionale, diversamente da quanto fa il suo rivale e governatore uscente dell'Assia, Volker Bouffier, della Cdu, vicino alla cancelliera. Dal 2014 è ministro regionale di Economia, energia e trasporti, un portafoglio chiave per l'Assia, che ospita appunto grandi gruppi, la Bce e anche uno dei principali aeroporti d'Europa a Francoforte.
Le elezioni in Assia di domenica avevano il carattere di una prova del nove già dalla vigilia, e così è stato. Il primo ministro uscente, Volker Bouffier, fedelissimo della Merkel è diventato l'emblema di un duro colpo per la CDU in una fase già crepuscolare della Cancelliera, Merkeldämmerung, la chiamano. La CDU ha preso il 27.4 % dei voti (nel 2013 il partito della Cancelliera a quota 38,3 per cento), la SPD è in caduta libera al 19.6%, i verdi confermano il momento magico con un 19.5% cento che li conduce al raddoppio (11,1 per cento nel 2013), l'AfD guadagna quasi 8 punti con un 13% (nel 2013 era al 4.1), in lieve aumento i liberali al 7.8% (erano al 5), e va meglio anche la Linke al 6%. "L'Assia non è mai stata così verde come oggi. Siamo felici di questo storico miglior risultato dei verdi in Assia", ha detto la leader dei verdi tedeschi Annalena Baerbock, che condivide la presidenza con Robert Habeck, commentando alla Zdf i risultati emersi dagli exit poll, che vedono per ora gli ecologisti al secondo posto insieme ai socialdemocratici.
Il tripudio dei Verdi nella metropoli di Monaco, due settimane fa, è stato senz’altro interessante perché ha raggiunto e superato le quote di consenso del partito ecologista nelle due "capitali morali" del partito, Friburgo (43% alle regionali del 2016) e Berlin-Kreuzberg (44% nella stessa occasione), facendo così della pragmatica megalopoli prealpina un nuovo cuore pulsante del movimento verde. E la storia si è ripetuta in Assia. Nel Land al voto domenica, a grandi somiglianze con la Baviera, si sono affiancate anche sostanziali differenze. A Francoforte e dintorni non ci sono i Freie Wähler, e quindi manca un’alternativa ad AfD: il Land di Francoforte è senz’altro una prova per i Verdi che contano, anche grazie all'onda bavarese capace di dimostrare quel radicamento sociale, diffuso e crescente, che è stata la chiave del successo a Monaco.
Eppure c'è un elemento non preso in esame dalla stampa: è stata soprattutto la bolla immobiliare a Monaco che ha fatto volare i Verdi alla chiamata elettorale locale dello scorso 14 ottobre, promuovendolo a primo partito della capitale dello Stato della Baviera in protesta contro la politica dell’housing sociale del sindaco Spd. E il fatto che la storia si è ripetuta in Assia non è un caso. Francoforte è la prima piazza finanziaria tedesca ed è proprio in Hessen. L’Assia è ricca quasi quanto la Baviera, ha un Pil pari a 270 miliardi che è più grande di quello in Irlanda, Danimarca o Finlandia. Ha un tasso di disoccupazione al 5% con datori di lavoro in loco come Lufthansa e Deutsche Bahn (Francoforte), Merck (Darmstadt), VW (Kassel). "Abbiamo preso posizioni molto chiare e forti contro il caro-affitti in Germania, lo facciamo da anni - ha spiegato Franziska Brantner, portavoce dei Verdi nel Parlamento federale - Nelle grandi città il boom degli affitti è un problema serio, tocca l’uguaglianza e i diritti sociali. A Monaco, Berlino, Amburgo e Francoforte negli ultimi due anni il prezzo degli affitti è schizzato come in una bolla immobiliare: con la derive del riciclaggio di denaro sporco che abbiamo denunciato".
Inoltre i Verdi tedeschi hanno sì, l'aureola ecologista, sono liberali e vicini a molte istanze del mondo della sinistra, sono europeisti ma senza cadere nel cosmopolitismo senza limiti: per loro la Germania esiste e va coltivata come un'idea positiva. Il tasso giusto di sovranismo necessario per parlare all'elettorato in cerca di identità e disorientato. Ma la "Baviera è la Baviera, l’Assia è l’Assia" è stato il ritornello che hanno ripetuto nei giorni di campagna elettorale i tre partiti dell’establishment Cdu-Csu e Spd, in via preventiva, per ridimensionare le possibili e temibili ricadute sulla Grosse Koalition. Anche la leader Spd, Andrea Nahles, ha messo le mani avanti sminuendo l’importanza delle elezioni in Assia. "Non è un voto sul mio destino", ha chiarito in un’intervista alla radio. Ma l’Assia già in passato ha funto da barometro e indicatore di tendenza dei grandi cambiamenti politici in Germania.
Il messaggio dei Verdi che è piaciuto ai tedeschi, questa volta, è andato oltre la retorica. "Siamo una voce costruttiva e ottimista, sul cambiamento climatico siamo realisti, concreti", per poi incalzare sull’immigrazione: "siamo stati noi per primi a chiedere una legge sull’immigrazione che in Germania non c’è, e questo è ridicolo. Non possiamo avere solo una legge sui richiedenti asilo". I Verdi hanno raccolto buona parte dei disamorati. Katharina Elisabeth Schulze, leader dei verdi, "è una verde atipica, visto che tra le sue priorità c’è quella di portare più poliziotti nelle strade (e meno alle frontiere). Sull’immigrazione, la sua linea è che serve una politica in grado di guidarla e non solo di amministrarla".
Detto ciò, la crescita dell'Afd continua a stupire e ad essere trascurata allo stesso tempo. Per la Merkel si aprono scenari interessanti, ma non certo entusiasmanti. Quanti si stanno stracciando le vesti nell'operazione suicida di negazione del fantomatico tema populista, con i Verdi "sovranisti" che stanno dentro questa dinamica di scomposizione del quadro politico tedesco, come per la Baviera, sono impegnati a dire che "va tutto bene". Anche se i partiti della Grosse Koalition hanno perso complessivamente oltre 20 punti percentuali.