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ZONE CUSCINETTO

Vietato opporsi all’aborto, nel Regno Unito si estende il baratro

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Entrata in vigore in Irlanda del Nord una legge che vieta attività pro vita vicino alle cliniche per aborti: già due arresti. Proposta una legge simile in Scozia. E in Inghilterra e Galles la libertà dei pro life è già ai minimi termini.

Vita e bioetica 14_10_2023

Il Regno Unito si sta confermando in questi giorni come il Paese apripista in Europa nel togliere anche le più elementari libertà a chi si oppone all’aborto. Fatto che, a cascata, si ripercuote direttamente pure su quelle donne che pensano di abortire solo perché credono di essere senza alternative. Il tema, ancora una volta, è quello delle “zone cuscinetto” istituite dalle autorità attorno alle cliniche per aborti, con il fine sostanzialmente di vietarvi ogni veglia, attività e aiuto da parte di gruppi e volontari pro vita.

L’Irlanda del Nord è la prima nazione del Regno Unito dove la legge in materia delle “zone ad accesso sicuro”, come le ha chiamate il parlamento di Stormont, è già entrata in vigore, precisamente dallo scorso 29 settembre. Appena pochi giorni dopo, martedì 3 ottobre, un uomo e una donna sono stati arrestati con l’accusa di aver violato la suddetta legge, dopo essersi rispettosamente rifiutati di lasciare l’area all’esterno del Causeway Hospital, nella cittadina di Coleraine (contea di Londonderry). La polizia non ha riferito alcuna forma di violenza da parte dei due volontari pro vita, ma ciò non ne ha impedito l’arresto.

La legge nordirlandese proibisce che le persone (come donne intenzionate ad abortire o lo staff della struttura che procura aborti) siano «ostacolate, registrate, influenzate o subiscano molestie, allarme o disagio» all’interno dell’area. Una formulazione così ampia e generica da poter essere usata per bollare come criminale qualsiasi condotta diretta a distogliere dall’aborto, compresa la preghiera silenziosa. Le zone cuscinetto possono interessare una distanza compresa tra circa 100 metri (328 piedi) e 250 metri (820 piedi) dalle porte di ingresso e di uscita delle cliniche per aborti. Chi non le rispetta, è soggetto a multe fino a 500 sterline ed è passibile di arresto.

È singolare che proprio l’Irlanda del Nord sia divenuta capofila di una legge simile nel Regno Unito: ricordiamo che la nazione con capitale Belfast, fino ad appena quattro anni fa, vietava l’aborto, che è stato letteralmente imposto da Londra (insieme alle cosiddette “nozze gay”), approfittando di un vuoto di potere nella stessa nazione nordirlandese, la quale sulla carta avrebbe pure una sua speciale autonomia, basata sul sistema della devolution. Quattro anni appena, dunque, per passare dall’aborto vietato all’aborto ampiamente liberalizzato, fino appunto, da un paio di settimane, al divieto addirittura di dissuadere dall’aborto: un’applicazione perfetta della finestra di Overton.

Come ha commentato un portavoce di una nota organizzazione pro vita del Regno Unito, la Society for the protection of unborn children (Spuc): «L’imposizione di zone cuscinetto nell’Irlanda del Nord è parte di una più ampia campagna di intimidazione che cerca di perseguitare e denigrare i pro vita nel Regno Unito. Il termine “zona ad accesso sicuro” è concepito per creare l’impressione che le veglie pro vita rappresentino un pericolo per le donne. Questo è completamente falso. Non ci sono prove di molestie o intimidazioni durante le manifestazioni pro vita. L’introduzione di zone cuscinetto deve essere intesa, invece, nel contesto di una crescente intolleranza verso qualsiasi opposizione all’aborto». Anzi, va detto che le manifestazioni di cui sopra - nella gran parte dei casi veglie silenziose, con preghiere e diffusione di volantini informativi - si rivelano spesso salvifiche per le donne incinte, le quali vi trovano quella mano tesa (come un aiuto economico o anche un semplice consiglio e sostegno morale) sufficiente per decidersi a custodire la vita del bambino che portano nel grembo.

Ora una deriva simile si rischia pure in Scozia, dove il 5 ottobre è stato presentato in parlamento un progetto di legge [Abortion Services (Safe Access Zones) Bill] che mira anch’esso a istituire proprio le “zone ad accesso sicuro” attorno alle strutture che praticano aborti. Se la proposta dovesse essere approvata, diverrebbe illegale «influenzare la decisione di un’altra persona di accedere, fornire o facilitare la fornitura di servizi di aborto nei locali protetti» e, inoltre, non si potrebbe causare «angoscia a un’altra persona» che intenda «accedere, fornire o facilitare» l’aborto all’interno delle zone cuscinetto. Anche in questo caso, la formulazione è talmente ampia da poter punire qualsiasi tipo di condotta. Salatissime le multe: fino a 10.000 sterline, in caso di condanna sommaria; potenzialmente illimitate, a seguito di un rinvio a giudizio.

Il quadro del Regno Unito è completato dalla situazione di Inghilterra e Galles: ricordiamo che Westminster, nel marzo di quest’anno, ha definitivamente approvato la legge in tema di zone cuscinetto, che tuttavia deve ancora entrare in vigore. Ciò non ha impedito comunque, a causa di misure simili precedentemente approvate a livello di singole città, almeno tre arresti clamorosi, già descritti dalla Bussola: ci riferiamo a Isabel Vaughan-Spruce (arrestata due volte), padre Sean Gough e Adam Smith-Connor. Tutti e tre arrestati per il semplice fatto di aver pregato in silenzio nei dintorni di cliniche abortive. Tutti e tre sono stati poi rilasciati, ma mentre Isabel e padre Sean sono stati già assolti una prima volta per mancanza di prove, Smith-Connor, veterano dell’esercito reduce dall’Afghanistan, è atteso a processo il prossimo 16 novembre. La sua posizione giudiziaria rimane in bilico, nonostante il ministro dell’Interno britannico, Suella Braverman, abbia intanto scritto in una lettera pubblica alla polizia che «la preghiera silenziosa non è, di per sé, contro la legge».

Oggi lo stesso Smith-Connor porterà la sua testimonianza alla Giornata della Bussola, presso la Comunità Shalom, a Palazzolo sull’Oglio.



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