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INTERVISTA / ISABEL VAUGHAN-SPRUCE

«Io, pro-vita, arrestata perché pregavo in silenzio»

Il 6 dicembre 2022 è stata arrestata a Birmingham perché pregava, nella sua mente, davanti a una clinica per aborti, quel giorno chiusa. Andrà a processo per aver violato l’ordine che di recente ha istituito una zona cuscinetto attorno alla clinica. «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito oltre cento donne», ma ora il divieto «ci impedisce di essere lì nel momento in cui hanno più bisogno di noi». La Nuova Bussola intervista Isabel Vaughan-Spruce.
- VIDEO: C'È GIÀ LA POLIZIA DEL PENSIERO E NESSUNO SE NE PREOCCUPA, di Riccardo Cascioli

Vita e bioetica 30_12_2022 English Español
L'arresto di Isabel a Birmingham (6 dicembre 2022)

«Una volta, mentre eravamo fuori dalla clinica per aborti, una diciannovenne di passaggio ci ha chiesto cosa stessimo facendo. Le abbiamo risposto che eravamo lì per pregare e offrire alternative a chiunque pensasse di abortire. Lei ha detto: “Perché non eravate qui la scorsa settimana? Non avrei abortito se foste state qui”».

A parlare è Isabel Vaughan-Spruce, cattolica di 45 anni, co-direttrice di March for Life UK, intervistata in esclusiva dalla Nuova Bussola Quotidiana. La sua voce è calda e placida, non dissimile da quando ha parlato con la polizia durante il suo arresto lo scorso 6 dicembre, perché sospettata di aver pregato in silenzio davanti a una clinica per aborti. Per la polizia, non stava rispettando un Ordine di Protezione dello Spazio Pubblico (Pspo, nell’acronimo inglese). I Pspo servono a fermare proteste o comportamenti che rechino disturbo entro un limite di circa 150 metri da un luogo specifico.

Lo scorso 7 settembre, il Consiglio della Contea di Birmingham ha concesso lo status di Pspo a favore di un’affollata clinica per aborti nella zona di Kings Norton. Un astante ha visto Isabel in piedi nelle vicinanze della clinica e l’ha denunciata alla polizia. Il video di Isabel interrogata, perquisita e portata via da una squadra di tre poliziotti (vedi in fondo) ha inorridito milioni di spettatori in tutto il mondo. Esso ha anche aperto un dibattito internazionale su fino a che punto uno Stato democratico possa oggi legittimamente limitare la libertà di parola, la libertà di pensiero e di religione. Nel frattempo, il 2 febbraio, Isabel sarà processata come una criminale presso la Corte dei Magistrati di Birmingham, per i suoi pensieri privati e le sue preghiere silenziose.

Isabel, iniziamo dal tuo arresto: cos’è successo esattamente quel pomeriggio del 6 dicembre?
Quel giorno sono andata a pregare fuori dalla Robert Clinic del British Pregnancy Advisory Service (Bpas), a Kings Norton, dove vengono eseguiti numerosi aborti. Non è aperta tutti i giorni, quindi controllo il loro sito Internet e ci vado solo quando so che è chiusa. Qualcuno ha chiamato la polizia per informarla che ero lì e che pensavano stessi pregando. La polizia è arrivata per interrogarmi e, quando ho detto che non stavo protestando ma pregando in silenzio nella mia mente, mi hanno detto che ero in arresto per aver violato il Pspo e presumibilmente in altre tre precedenti occasioni. Ho detto loro che la clinica era chiusa, che lo era sempre stata quando ero andata lì e quindi mi era impossibile interagire con qualcuno. Innanzitutto, mi hanno perquisito, mi hanno sequestrato chiavi, telefono e fazzoletti e poi mi hanno portato alla locale stazione di polizia. Sono stata messa in una cella e successivamente interrogata da due ufficiali sui miei pensieri e su cosa stessi pregando. Diverse ore più tardi, sono stata accusata con quattro capi di imputazione per aver violato il Pspo e sono stata rilasciata su cauzione a due condizioni: non contattare un particolare sacerdote pro-vita che conosco e non entrare nella zona cuscinetto intorno alla clinica. Pochi giorni dopo, la prima condizione è stata annullata.

Andare alla Robert Clinic fa parte del tuo lavoro per 40 Days for Life a Birmingham?
Sì. Prima che il Pspo fosse messo in atto, organizzavo 40 giorni di continua preghiera e supporto fuori dalla Robert Clinic, per 12 ore al giorno, due volte l’anno, durante la Quaresima e in autunno. Piccoli gruppi di volontari cristiani, due o tre, si alternavano per pregare, distribuire volantini e parlare alle donne che pensavano di abortire. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito oltre cento donne. Abbiamo avuto donne che hanno lasciato la clinica dopo aver preso la prima delle pillole per l’aborto farmacologico, chiedendo aiuto perché si erano pentite della loro decisione. Indichiamo un centro medico dove un dottore può fornire loro un trattamento per fermare la procedura abortiva. Le avvertiamo che potrebbe non funzionare, ma che provare è sicuro. Siamo lì per pregare e offrire il nostro aiuto a chiunque lo desideri. La cosa triste è che questo Pspo a Birmingham ci impedisce di essere lì per le donne nel momento in cui hanno più bisogno di noi.

Finché il Pspo rimane in vigore non puoi aiutare attivamente le donne che vanno ad abortire, eppure vai in clinica, quando è chiusa, per pregare. Perché la preghiera è così centrale nel tuo lavoro per la vita?
Crediamo nel potere della preghiera. Una volta siamo stati avvicinati da una coppia musulmana che stava pensando di abortire. Sono venuti alla clinica ma si sono fermati prima di entrare, per chiedere informazioni e hanno preso un volantino. In seguito, abbiamo chiesto loro cosa li avesse spinti a parlare con noi fuori dal centro per aborti. Hanno risposto che quella mattina avevano pregato insieme di incontrare un angelo che li aiutasse. Hanno considerato la nostra presenza e il nostro sostegno come una risposta alla loro preghiera. La preghiera può essere molto potente.

Cosa ti ha fatto decidere di dedicare totalmente la tua vita alla causa della vita?
È per il danno inflitto alle donne dall’aborto. Apprezzo molto la vita umana, dal concepimento alla morte. Non c’è motivo oggi per cui l’aborto debba essere considerato l’alternativa alle situazioni difficili. A volte viene presentata come l’unica opzione disponibile, che spinge le donne alla decisione di togliere la vita al proprio figlio. Alle donne devono essere offerte scelte reali che consentano loro di tenere il proprio figlio. La mia organizzazione ha aiutato donne e coppie dando alloggio, consulenza, assistenza all’infanzia, sostegno finanziario, articoli per bambini, assistenza medica privata nonché amicizia. Quando alle donne viene offerta un’alternativa, di solito scelgono di continuare la gravidanza. Offriamo anche supporto alle donne che hanno abortito e stanno soffrendo.

I pro-vita sono spesso rappresentati come fanatici o estremisti, è vero questo nel Regno Unito?
Nel 2018, una relazione del governo sul lavoro dei volontari pro-vita al di fuori delle strutture abortive ha rilevato che i casi di molestie sono rari. Ogni volontario che si unisce a noi deve prima firmare una dichiarazione di pace, per dichiarare che accetta di comportarsi in modo pacifico e amorevole. In realtà, le prove di 40 Days for Life Birmingham mostrano che gli stessi volontari pro-vita subiscono abusi fisici, minacce e insulti da parte della gente del posto (non da parte di coloro che utilizzano il centro per aborti), con il risultato che la polizia deve essere coinvolta e un uomo ha dovuto fare “giustizia riparativa”, cioè scrivere una lettera di scuse al volontario pro-vita per l’aggressione fisica.

Solo una curiosità: chi ha filmato il video del tuo arresto?
Uno del nostro gruppo era in un’auto nelle vicinanze e ha filmato l’accaduto. Come ho già detto, dei membri del nostro gruppo sono stati maltrattati. Dobbiamo pensare alla nostra sicurezza. Una persona potrebbe essere sulla strada ma un’altra è sempre vicina, magari aspettando in macchina, per motivi di sicurezza.

Speri che questo possa essere un precedente giudiziario per bloccare un emendamento al disegno di legge sull’ordine pubblico, attualmente in discussione alla Camera dei Lord, che renderebbe automaticamente un reato penale, forse già per il 2023, l’avvicinarsi a tutte le cliniche per aborti in Inghilterra e Galles?
Non posso dire nulla al momento sul mio procedimento penale o sulla mia linea difensiva né sulla contestazione civile alla legittimità del Pspo. Ma è paradossale che un sondaggio del 2022, commissionato dalla BBC, abbia mostrato che il 15% delle donne di età compresa tra i 18 e i 44 anni hanno affermato di essersi sentite sotto pressione, per abortire contro la propria volontà. Il 2021 ha registrato il numero di aborti più alto di sempre; eppure, invece di offrire alle donne maggiori opportunità di guardare alle alternative, vediamo che vengono prese misure per reprimere coloro che aiutano le donne in alcune delle situazioni più difficili. Non molto tempo fa, una donna che spingeva una carrozzina è venuta a parlarci fuori dalla clinica. Ha detto: «Sono voluta tornare qui per ringraziarvi per quello che fate. Mia figlia era venuta qui per abortire e, dopo avervi parlato, ha deciso di tenere il suo bambino. Io adesso sono una nonna e questa è la bambina, ora ha due anni!».