Inghilterra, a processo il padre che pregava per il figlio abortito
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Andrà a processo Adam Smith-Connor, il veterano “colpevole” di pregare in silenzio fuori da una clinica per aborti. È il terzo caso in pochi mesi nella sola Inghilterra, dove presto l’entrata in vigore di una legge aggraverà la situazione.
Alla fine, andrà a processo Adam Smith-Connor, un veterano dell’esercito britannico e padre di famiglia, che a novembre di quest’anno sarà chiamato alla Corte dei Magistrati di Poole (una corte per reati minori, nel Dorset, sud dell’Inghilterra) per difendersi da un’accusa surreale: aver pregato in silenzio per il figlio abortito, in una zona in cui è vietato farlo.
Il 24 novembre 2022 Smith-Connor si trovava a Bournemouth, uno dei cinque comuni o municipi di quartiere del Regno Unito ad avere ad oggi una zona cuscinetto (buffer zone) attorno alle cliniche per aborti. A Bournemouth, come spiegavamo a suo tempo sulla Nuova Bussola, la zona cuscinetto è in vigore dallo scorso 13 ottobre e al suo interno è proibito, tra le altre cose, «tenere veglie in cui i membri pregano in modo udibile, recitano le Scritture [in minuscolo, nell’originale, ndr], si genuflettono, spargono acqua santa per terra o si fanno il segno della croce se percepiscono che sta passando un utente del servizio [abortivo, ndr]».
Quel 24 novembre, dunque, mentre pregava all’esterno della clinica abortiva gestita dal British Pregnancy Advisory Service (Bpas), Smith-Connor è stato avvicinato da due agenti. Ne è nato un interrogatorio che anche alla mente di Kafka sarebbe stato difficile immaginare, durante il quale gli è stata chiesta «la natura della sua preghiera» silenziosa. Avendo risposto che stava pregando per il proprio figlio, «che è deceduto», uno degli agenti gli ha detto di ritenere che stava violando il relativo Ordine di protezione dello spazio pubblico, che vieta ogni atto di disapprovazione o di approvazione (ma quest’ultima è un’aggiunta come specchietto per allodole, perché è chiaro che la zona cuscinetto è intesa a blindare l'aborto e colpire i pro life) delle attività che si svolgono nella clinica.
La prima conseguenza della sua “trasgressiva” preghiera silenziosa è stata una multa di 100 sterline, che Smith-Connor ha contestato. Poi, il 19 luglio di quest’anno, al veterano è stata notificata l’accusa che il consiglio di Bournemouth, Christchurch e Poole aveva emesso il 12 maggio scorso. Una notifica giunta con un ritardo di otto settimane rispetto alla scadenza per la presentazione dell’accusa, come denuncia Alliance Defending Freedom, il gruppo che sta rappresentando legalmente l’uomo.
Mercoledì 9 agosto si è svolta la prima, interlocutoria, udienza, con Smith-Connor che si è dichiarato «non colpevole». All’esterno del tribunale, l’accusato ha tenuto un breve discorso, in cui ha riassunto la parabola discendente che sta vivendo l’Inghilterra: «Siamo nella nazione della Magna Carta, la nazione che ha sostenuto la democrazia e la libertà», ha detto il veterano, aggiungendo di aver servito il suo Paese per vent’anni nelle riserve dell’esercito, inclusa una missione in Afghanistan. Invece, adesso si ritrova a essere «perseguito per un reato di pensiero». Al suo fianco c’erano alcuni sostenitori della sua causa, che tenevano cartelli ispirati a 1984, il romanzo distopico di George Orwell, e riportanti la scritta: «Sembra che tu abbia avuto un po’ troppo da pensare!».
Smith-Connor ha ricordato che tutto ciò per cui viene oggi incriminato è la preghiera, fatta peraltro mentre dava le spalle alla clinica, così da evitare ogni possibile accusa di voler violare la privacy di chi si reca nella struttura. «I fatti del mio caso sono chiari. Sono accusato di aver violato la zona cuscinetto di una clinica per aborti per aver pregato per mio figlio Jacob e altre vittime di aborto, per le loro famiglie e per il personale della clinica (…). Non mi sono avvicinato a nessuno, non ho parlato con nessuno, non ho violato la privacy di nessuno. Ero in piedi semplicemente in silenzio». Ma appunto anche questa sola presenza – essendo portatrice di un’idea, una preghiera contraria all’aborto – è ormai proibita.
Mentre parlava fuori dalla corte, Smith-Connor si è interrotto per la commozione, nel ricordo del figlio abortito. Era stato lui stesso, 22 anni fa, a condurre la sua ex fidanzata in una clinica e a pagare il suo aborto. Alcuni anni più tardi le conseguenze di quella decisione si sarebbero fatte sentire nella forma di un salutare dolore e pentimento. Oggi Adam Smith-Connor è un volontario pro vita, sposato e trasformato dalla fede, con alle spalle anni di sostegno a donne vulnerabili, che hanno bisogno di un aiuto materiale o anche solo spirituale per portare avanti la loro gravidanza. La sua storia è la riprova che l’aborto è un vero e proprio lutto, che non solo le madri, ma anche i padri, i medici e tutti gli attori coinvolti hanno bisogno di elaborare, chiedendo e accogliendo il perdono offerto da Cristo.
All’udienza del 9 agosto, a incoraggiare Adam, c’era anche Isabel Vaughan-Spruce, già nota ai lettori della Bussola per essere stata arrestata due volte a Birmingham, tra dicembre 2022 e marzo 2023, anche lei per una preghiera in silenzio nei dintorni della locale clinica per aborti. Vaughan-Spruce è stata già assolta una prima volta lo scorso 16 febbraio nel processo-lampo, senza prove a suo carico, tenutosi contro di lei e contro padre Sean Gough, anche lui assolto dal singolare “reato di pensiero”. Ma ora la donna è in attesa di sapere se verrà o meno messa in stato di accusa una seconda volta.
Se questi tre casi sono già preoccupanti di loro, presto potrebbero moltiplicarsi. Entro la fine dell’estate, in attesa che il Servizio di Procura della Corona aggiorni le sue linee guida, è prevista l’entrata in vigore della Legge sull’Ordine Pubblico, che tra l’altro prevede le zone cuscinetto attorno a tutte le cliniche abortive di Inghilterra e Galles. Va ricordato che questa legge è stata approvata dopo che era stato bocciato a larga maggioranza un emendamento che intendeva proteggere la preghiera in silenzio e le conversazioni consensuali sull’aborto. Sono state bocciate cioè anche quelle conversazioni grazie alle quali, per decenni, innumerevoli donne hanno trovato conforto e si sono decise a tenere il bambino. Questo a conferma che si vuole tutelare l’aborto in sé e imporlo come un bene, anche dando la caccia ai pensieri più intimi.
Regno Unito, vietato pregare nelle zone franche dell’aborto
La Camera dei Comuni ha approvato un emendamento che introduce, attorno alle cliniche per aborti, «zone cuscinetto», in cui non si potrà fare nessuna attività capace di dissuadere dall’aborto. Similmente, a Bournemouth, esplicitato il divieto di pregare e farsi il segno della croce.
«Io, pro-vita, arrestata perché pregavo in silenzio»
Il 6 dicembre 2022 è stata arrestata a Birmingham perché pregava, nella sua mente, davanti a una clinica per aborti, quel giorno chiusa. Andrà a processo per aver violato l’ordine che di recente ha istituito una zona cuscinetto attorno alla clinica. «Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito oltre cento donne», ma ora il divieto «ci impedisce di essere lì nel momento in cui hanno più bisogno di noi». La Nuova Bussola intervista Isabel Vaughan-Spruce.
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Isabel e padre Sean assolti, ma pregare per la vita resta rischioso
Arrestati per aver pregato silenziosamente davanti a una clinica per aborti, i due cattolici, attivisti pro-life, sono stati giudicati "non colpevoli". Una importante vittoria contro il reato di pensiero, ma incombe la legge che renderà obbligatorio in Inghilterra e Galles il divieto di avvicinarsi a ogni clinica per aborti.
Regno Unito, mai più preghiere davanti alle cliniche per l’aborto
Approvata definitivamente dalla Camera dei Comuni la legge che crea zone-cuscinetto davanti a edifici “sensibili”. Ampi poteri discrezionali alla polizia, punite anche conversazioni consensuali e preghiere in silenzio. La protesta di alcuni deputati: un attentato alla libertà e alla democrazia.
Come rinascere dopo l'aborto, il "lutto proibito"
"Ci siamo trovati con persone che dopo aver vissuto un aborto hanno tentato di chiudere questa vicenda, di risanarla, senza però trovare il tempo e lo spazio necessari. Non si tratta solo di una ferita psicologica, è una profonda ferita spirituale che va guarita, con l'aiuto di Gesù". Intervista a Monika Rodman, responsabile in Italia della Vigna di Rachele, un apostolato che organizza periodicamente ritiri di tre giorni per favorire la guarigione interiore di uomini e donne che portano dentro di sé il dolore di un aborto, aiutandoli a riconciliarsi con il figlio perduto.