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le trattative

Piano di pace a rilento, le mosse dell'Europa irritano Trump

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Le pressioni di Washington non risparmiano neppure l’Europa che con la decisione di finanziare Kiev con altri 90 miliardi di euro si è posizionata chiaramente a favore della continuazione della guerra suscitando non poca irritazione alla Casa Bianca. Lo scoglio sono ancora le cessioni territoriali ucraine per fermare l'avanzata russa. 

Esteri 30_12_2025

Donald Trump continua a difendere il suo negoziato per raggiungere la pace in Ucraina e lo fa con il linguaggio cauto della diplomazia. Parla di obiettivo quasi raggiunto dopo aver incontrato Volodymyr Zelensky nella sua residenza a Mar-e-lago anche se deve ammettere che resta lo scoglio non proprio irrilevante delle cessioni territoriali che Kiev deve accettare per fermare l’offensiva russa.

Nelle ultime 72 ore Zelensky non ha fatto molto per favorire il successo del negoziato. Ha ribadito che la presenza di truppe straniere in Ucraina è una parte necessaria delle garanzie di sicurezza che l’Occidente deve offrire all’Ucraina e che per Kiev dovrebbero avere una validità estesa fino a “30, 40 o 50 anni” contro i 15 offerti da Trump.

Richiesta che cozza con la posizione russa che ha sempre preteso l’assenza sul territorio ucraino di truppe e armi di paesi aderenti alla NATO per negoziare la pace.

Benché 850 mila maschi ucraini in età d’arruolamento si nascondano per non essere reclutati, 650 mila restino all’estero e almeno 300 mila abbiano disertato solo nel 2025, Zelensky sostiene che la gran parte della popolazione è contraria al ritiro dal Donbass. "La gente vuole la pace", ha spiegato in un'intervista concessa a FoxNews. "Ho visto un sondaggio che dice che l'87% degli ucraini vogliono la pace ma allo stesso tempo l'85% è contrario al ritiro delle truppe dal Donbass. Tutti vogliono la pace, ma una pace giusta", ha dichiarato Zelensky. 

Giusto per assestare un altro colpo al piano di pace di Trump, Zelensky, che a Natale ha augurato la morte a Putin, sembra voler fare di tutto per uccidere il presidente russo, o quanto meno per provocarlo, come dimostra l’attacco condotto nelle prime ore di ieri con 91 droni (tutti abbattuti secondo Mosca) contro la residenza di Stato di Putin nella regione di Novgorod. Kiev ha negato ma i russi non l’hanno presa bene.

Trump ha inoltre assicurato che la Russia vuole davvero la pace dopo l’ultima telefonata con Vladimir Putin anche se lo stesso presidente russo ha affermato il 27 gennaio che “se Kiev non desidera risolvere tutto pacificamente, la Russia risolverà tutti i problemi con mezzi militari” aggiungendo che l'interesse della Russia nel ritiro delle formazioni ucraine dai territori occupati si riduce a zero a causa dei ritmi dell'offensiva dell'esercito russo”.

A precisare che per il Cremlino il tempo delle trattative si sta esaurendo, ha provveduto il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov affermando ieri che la posizione negoziale della Russia sarà riconsiderata alla luce del tentato attacco di Kiev alla residenza di Vladimir Putin nella regione di Novgorod. Parlando ai giornalisti Lavrov ha detto che “considerando la completa trasformazione del regime criminale di Kiev, che è passato alla politica del terrorismo di Stato, la posizione negoziale della Russia sarà riconsiderata". Lavrov ha poi aggiunto che la Russia ha determinato gli obiettivi e il momento della rappresaglia dopo l'attacco alla residenza ufficiale del presidente Putin. "Gli obiettivi per i colpi di rappresaglia e il momento in cui verranno inferti dalle forze armate russe sono stati definiti".

Anche se Kiev definisce “disinformazione" gli annunci russi sui territori conquistati, intensificatisi negli ultimi giorni, il progressivo calo di interesse di Mosca nei confronti dei negoziati sui territori ucraini da cedere a Mosca è determinato soprattutto dall’andamento vittorioso dell’offensiva russa su tutti i fronti.

Gli ucraini hanno dovuto ammettere nei giorni scorsi (nel silenzio dei media occidentali” la ritirata dalla roccaforte di Seversk (regione di Donetsk) necessaria “per salvaguardare la vita dei militari” ma in realtà anche gli osservatori più filo-ucraini come l’Istituto per lo Studio della Guerra (ISW) hanno da molti giorni certificato la conquista da parte dei russi della città che apre la strada per Slovyansk, ultimo baluardo ucraino, insieme a Kramatorsk, del Donbass.

I russi hanno anche completato la bonifica delle ultime sacche di resistenza a Pokrovsk e conquistato Mirnograd, da tempo ormai completamente circondata. Lo afferma Mosca e Kiev lo nega ma anche in questo caso i fatti sono abbastanza chiari osservando le mappe. 

Nello stesso settore i russi hanno preso Rodynske e continuano ad avanzare verso ovest nel centro abitato di Hryshine e assumendo il controllo di circa la metà della roccaforte di Kostantynivka (sempre nella regione di Donetsk).

Il successo più importante i russi lo hanno conseguito negli ultimi giorni conquistando Gulyapole, perno delle due linee difensive ucraine che proteggono quanto resta nelle mani delle truppe di Kiev della regione di Zaporizhia. La caduta della città potrebbe infatti mettere in crisi l’intera difesa ucraina in quella regione.

Ma i russi avanzano anche nelle regioni di Dnipropetrovsk, lungo il confine tra Russia e Ucraina nelle regioni di Sumy e Kharkiv, mentre le truppe di Mosca, dopo aver subito un contrattacco ucraino che ha avuto parziale successo prima di Natale nel settore di Kupyansk, stanno riguadagnando rapidamente terreno nel centro urbano e nella valle del fiume Oskol.

Successi dovuti a una crescente superiorità in truppe, mezzi e potenza di fuoco da parte dei russi, che hanno permesso a Putin di affermare il 27 gennaio che “se le autorità' di Kiev non vogliono risolvere la questione pacificamente, risolveremo tutti i problemi che ci attendono con l'operazione militare speciale e con mezzi militari".

Del resto i russi continuano ogni notte a martellare infrastrutture energetiche, aree industriali e basi militari e soprattutto il porto di Odessa con missili balistici, da crociera e droni. Attacchi contro i quali le difese aeree ucraine risultano sempre meno efficaci. Lo stesso Zelensky ha reso noto che nell’ultima settimana i russi hanno lanciato 1.300 droni d'attacco, 1.200 bombe aeree e 9 missili contro l'Ucraina.

In questo contesto anche l’ultima telefonata tra Trump e Putin sembra confermare che la priorità per le due potenze è riprendere profonde relazioni bilaterali. Trump sostiene che “l’Ucraina ha combattuto valorosamente ma è tempo di chiudere il conflitto” e per esercitare pressioni su Kiev in tal senso l’Amministrazione statunitense sembra voler giocare almeno due carte.

Le ultime indagini degli uffici anticorruzione ucraini, sostenuti dall’FBI, hanno visto perquisizioni nel cuore dei palazzi governativi e parlamentari di Kiev con numerosi esponenti vicini a Zelensky finiti sotto accusa. Il tutto peraltro è avvenuto mentre il presidente ucraino si trovava in Canada e negli Stati Uniti.

Le pressioni di Washington non risparmiano neppure l’Europa che con la decisione di finanziare Kiev con altri 90 miliardi di euro si è posizionata chiaramente a favore della continuazione della guerra suscitando non poca irritazione alla Casa Bianca. 

Non è un caso che il capo delle agenzie d’intelligence statunitense, Tulsi Gabbard, la scorsa settimana ha definito "una bugia e propaganda" un report della Reuters in cui sei esponenti anonimi dell’intelligence sostengono che Putin intende impossessarsi di tutta l'Ucraina e reclamare parti dell'Europa. "Questa è una bugia e propaganda che Reuters sta volontariamente promuovendo per conto dei guerrafondai che vogliono indebolire gli instancabili sforzi del presidente Trump per porre fine a questa sanguinosa guerra che ha causato oltre un milione di vittime da entrambe le parti. Pericolosamente, state promuovendo questa falsa narrativa per bloccare gli sforzi di pace del presidente Trump e fomentare isteria e paura tra la gente per indurla a sostenere l'escalation bellica, che è ciò che la NATO e l'UE vogliono realmente per trascinare l'esercito degli Stati Uniti direttamente in guerra con la Russia. La verità è che l'intelligence statunitense ha informato i responsabili politici che "la Russia cerca di evitare una guerra più grande con la NATO".

Di fatto un’accusa diretta alle nazioni europee di sabotare il piano di pace di Trump e incoraggiare l’Ucraina a combattere. In questo contesto non si può escludere che la guerra iniziata con l’asse USA/Europa/Ucraina contrapposto alla Russia si concluda con ucraini ed europei schiacciati dall’intesa tra Mosca e Washington.

Uno scenario preoccupante ma che nella Ue e in Europa nessuno sembra voler prendere seriamente in considerazione.