Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
L’ANALISI

Obiezione di coscienza in medicina, le cinque vie

La professione medica, a causa dell’approccio materialista in voga dal Settecento in poi, è stata via via stravolta, abbandonando il fine della cura, a favore dell’eugenetica. Che oggi è presentata sotto una luce più sofisticata, ma sempre fortemente contraria al giuramento di Ippocrate. Chi difende il diritto naturale non ha vita facile. Cinque vie per gli obiettori.

Vita e bioetica 16_12_2022

Pubblichiamo di seguito una sintesi dell’intervento tenuto sabato 10 dicembre da Grégor Puppinck, direttore dello European Centre for Law and Justice (Eclj), al convegno A Response to the Pontifical Academy for Life’s Publication. Traduzione a cura di Luisella Scrosati.

***

In questo articolo, propongo di […] considerare l'obiezione di coscienza alla luce del cambiamento della finalità della professione medica. Quest'ultima viene scelta per questo studio come illustrazione perché è quella attualmente più esposta a situazioni obiettive, ma il ragionamento può essere applicato per analogia ad altre situazioni e professioni. [...] Se oggi si moltiplicano i casi di obiezioni, ciò non è il risultato di un progresso dell'integrità della coscienza dei singoli, quanto piuttosto di uno sconvolgimento di più professioni, esso stesso risultato di sconvolgimenti antropologici. [...]

Una professione divisa tra obiettivi contraddittori

L'etica descrive i doveri che si applicano all'esercizio di una professione secondo il suo scopo specifico. In campo medico, la deontologia assicura tradizionalmente che lo scopo della medicina - curare - sia rispettato da chi la pratica: questo è lo scopo terapeutico. Il medico deve esercitare la sua arte con coscienza, cioè cercando sempre di realizzare il bene della medicina, cioè questo scopo terapeutico, tenendo conto delle circostanze del caso. [...]

A partire dalla seconda metà del Settecento, un'abbondante letteratura, che si può definire materialista, ha proposto alla medicina uno scopo diverso dalla cura. La medicina era allora vista da alcuni come una branca della biologia il cui obiettivo doveva essere più ampio e più ambizioso dell'atto di curare. Questa nuova medicina dovrebbe puntare a migliorare l'uomo, percepito come incompleto e quindi perfettibile. [...] L’ideale di migliorare l'uomo attraverso la scienza medica ha assunto diverse forme; la principale, dalla fine del XIX secolo, è stata la “viricoltura” o eugenetica. [...]

L’eugenetica è stata attuata in diversi Paesi, non solo in Germania, e ha giustificato l'uso della medicina per sottoporre le persone a esperimenti, per selezionare, sterilizzare ed eliminare le persone in base alle loro capacità fisiche. I medici hanno abbandonato e violato così il giuramento di Ippocrate per aderire a una nuova concezione dell'uomo e della scienza. […] Durante i processi di Norimberga, alla fine della Seconda guerra mondiale, alcuni medici nazisti furono condannati in nome della precedente legge morale […], che avevano appunto rifiutato aderendo all'eugenetica. Così il professor Karl Gebhardt, condannato a morte per crimini contro l'umanità dopo aver compiuto esperimenti sui prigionieri dei campi di concentramento, ha dichiarato in sua difesa che il medico «non deve svolgere la sola funzione terapeutica»: è anche un ricercatore, uno sperimentatore scientifico e un servitore dello Stato. […].

I giudici di Norimberga ritenevano che questa legge morale [giuramento di Ippocrate] fosse universale e senza tempo - perché naturale - e che fosse quindi vincolante per i medici che avevano quindi il dovere morale di opporsi e astenersi dal compiere gli atti in questione. I giudici hanno ritenuto, in sostanza, che la concezione tradizionale, ippocratica, della medicina sia materia di diritto naturale, che sia moralmente superiore alla linea eugenetica e che il suo rispetto si imponga anche nei confronti del diritto positivo. […] Così, l'obiezione di coscienza è stata proclamata come un dovere, la cui inosservanza espone il suo autore a una condanna penale. […].

Nel 1997, […] la cosiddetta Convenzione di Oviedo sui diritti dell'uomo e la biomedicina ha riaffermato i principi centrali dell'etica medica classica, come il primato dell'essere umano sull'unico interesse della società o della scienza (articolo 2). Tuttavia, l'ideale moderno del controllo biologico dell'essere umano non è stato distrutto a Norimberga […] [Ora] non è più presentato direttamente nella veste rozza di un'eugenetica brutale, ma in una luce più liberale, progressista, edonistica e individualistica, in particolare promuovendo il controllo quantitativo e qualitativo della procreazione. [...]

Nella seconda metà del Novecento, è attraverso la legalizzazione della contraccezione e l'attribuzione ai medici della responsabilità di prescriverla che la medicina ha abbandonato - ancora una volta - il carattere esclusivamente terapeutico della sua finalità. […] Nel 1999, l'articolo 16-3 del codice civile [francese] è stato modificato sostituendo l'aggettivo "medico" con "terapeutico", autorizzando così in modo molto ampio la violazione dell'integrità del corpo umano. […] Alla medicina si sono così aggiunte nuove finalità, come quelle contraccettive, estetiche, scientifiche (nel caso della ricerca), procreative, emancipative […] e anche, più in generale, la finalità di migliorare la condizione umana in assenza di patologia. Queste nuove finalità consentono la violazione dell'integrità corporea per fini non terapeutici, e talvolta anche senza beneficio diretto per la persona. Tuttavia, rientrando ancora nel vecchio quadro della medicina terapeutica, queste nuove pratiche non terapeutiche assumono la forma di deroghe legali ai principi e alle regole precedentemente in vigore.

Eccezioni contrarie allo spirito dei loro principi

Queste eccezioni sono uniche in quanto si oppongono radicalmente alla regola da cui derogano, perché il vecchio principio e la nuova eccezione esprimono due diverse concezioni della medicina. Coesistono, dunque, all'interno di una stessa norma di legge, due concezioni diverse, e spesso opposte, circa la finalità della medicina. Di solito, un'eccezione a un principio ha lo stesso scopo di quel principio. Così, ad esempio, il divieto di uccidere non è contraddetto dall'eccezione dell'autodifesa, perché quest'ultima mira a garantire il divieto di (essere) ucciso. Non così per l'eccezione che consente l'eutanasia, che non è intesa a garantire il divieto di uccidere. [...] La coesistenza di questi fini contraddittori provoca disordine non solo nella medicina, ma anche nel diritto, che perde la sua coerenza. La legge diventa contraddittoria e i vecchi principi e divieti diventano simbolici […].

La fragilità della posizione degli obiettori

I difensori dell’obiezione di coscienza si trovano in una situazione difficile perché non possono efficacemente invocare la precedente concezione della loro professione (terapeutica per la medicina) contro quella nuova, perché tale argomento è già stato perso politicamente con la depenalizzazione o legalizzazione delle pratiche in questione […]. I difensori dell’obiezione di coscienza si riducono quindi generalmente a invocare l'argomento liberale della libertà individuale di coscienza e della tolleranza. Eppure questo argomento li pone in contraddizione con i propri principi, poiché la concezione liberale della libertà di coscienza è soggettivista e relativista, mentre gli obiettori, invece, ritengono di avere un dovere morale oggettivo. […]

Le cinque vie dell’obiezione

1. Una prima, temporanea soluzione a questo problema consiste nel cercare una sistemazione garantendo ai sostenitori dell'antica finalità terapeutica della medicina il diritto o la facoltà di non partecipare agli atti consentiti dalla nuova concezione. […] I promotori della nuova concezione della medicina concepiscono questa specifica clausola di coscienza come un semplice accomodamento temporaneo, transitorio [...]

2. Un'altra possibilità è quella di invocare il liberalismo contro sé stesso. Una società liberale è definita dal fatto che al suo interno coesistono due livelli di moralità: un livello sociale caratterizzato dalla tolleranza reciproca e un livello privato di intimità. […] Questo principio di tolleranza, che struttura la società liberale, richiede anche, per essere equo, che non si diventi intolleranti costringendo una persona ad agire contro la propria coscienza. [...] Se è possibile che due livelli di moralità coesistano all'interno di una società liberale, ciò non è possibile all'interno della stessa persona che non può agire, senza violenza, contro la propria coscienza. È qui che può essere invocato il diritto all'obiezione di coscienza: […] evita la "dittatura della maggioranza" e impedisce che la tolleranza diventi essa stessa intollerante condannando i cittadini che, a causa della loro situazione professionale, sono divisi tra questi due livelli di moralità. […]

3. Un altro approccio è quello di ristabilire il legame tra obiezione e giustizia, nel tentativo di sfuggire al soggettivismo e al relativismo. Si tratta di dimostrare che l'obiezione è giusta, o almeno giustificabile. Ciò implica saper distinguere tra obiezioni buone e cattive, tra razionali e irrazionali. […] I criteri principali per tale obiezione sono i seguenti:

- L'opposizione deve avere ad oggetto il rispetto di un bene […]

- L'ordinanza impugnata deroga a un diritto, libertà o principio fondamentale

- L'obiezione è universalizzabile […]

La questione è quindi se la società potrebbe continuare a funzionare se nessuno dei suoi membri accettasse di compiere l'atto contestato. Questo criterio relativo all'universalità dell'obiezione si sovrappone, ma in modo più soddisfacente, a quello del rispetto dei diritti altrui. Infatti, il fatto che un'obiezione leda i diritti altrui, riconosciuti da una legge positiva o da una sentenza, non è sufficiente a dimostrare l'irrazionalità della convinzione in questione, né l'ingiustizia dell'obiezione, poiché i "diritti di altri" possono essere essi stessi avulsi dalla giustizia.

4. La quarta, e la più semplice, è quella di confidare nella coscienza umana, di credere che essa sia capace di riconoscere ciò che è giusto e buono, anche attraverso l'offuscamento delle ideologie e dello spirito del tempo. [...] Questo approccio non invoca il soggettivismo o il liberalismo, né cerca di rendere giustizia alla ragione dimostrando la validità di certe obiezioni. Si basa sulla testimonianza personale e sull'esperienza collettiva. Questo approccio può fondarsi [...] sulla testimonianza esemplare di obiettori che affrontano la condanna, e sull'esperienza della sofferenza causata dall'ingiustizia [...] Quando l'obiezione è fondata, l'ingiustizia è duplice: c'è l'ingiustizia dell'atto malvagio consentito dalla legge, e l'ingiustizia della condanna dell'obiettore. […] Così, l'obiezione di coscienza è anche, e soprattutto, una questione di coraggio e di perseveranza.

5. Rimane una quinta via per risolvere il disordine causato dalla coesistenza dei due fini contraddittori. Consiste nell'assicurare che la prestazione di atti non terapeutici non sia imposta alle professioni mediche, ma affidata a persone volontarie nell'ambito delle professioni specializzate. [...] Questa scelta di riservare le pratiche in questione al settore privato ben si concilia con la concezione liberale della società e dell'obiezione di coscienza (si veda la seconda via), ma implica la persistenza di un giudizio di valore su questi atti, almeno per quanto riguarda il loro carattere non terapeutico. [...]

In conclusione, […] la prima [via], basata sulla tolleranza, sembra a priori la più facile, ma è anche la più fragile nel medio termine. La seconda, che distingue i due livelli di moralità, sembra essere in linea con la società attuale, ma rimane individualista. La terza, basata sulla ragione, è la più esigente: costituisce una vera e propria obiezione di coscienza in quanto l'obiettore afferma di agire in nome della superiorità della giustizia sulla legge. La quarta, che confida nell'esperienza, non fornisce una risposta immediata all'impasse in cui si trova l'obiettore; è una "via d'uscita" collettiva, così come la quinta, che riordina le professioni mediche al loro scopo proprio [...].