L'Ue riapre le danze e se ne infischia del voto popolare
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Prima riunione del Parlamento europeo dopo le elezioni e le cariche parlamentari vengono assegnate discriminando le destre premiate dalle urne. In barba alla volontà degli elettori.
Lunedì e martedì scorsi si sono aperte le danze alla prima riunione del Parlamento europeo dopo le elezioni dello scorso 9 giugno ed a seguito delle nomine ed indicazioni, seppur con vari distinguo, del Consiglio europeo dello scorso 27 e 28 giugno. Le cariche parlamentari non corrispondono al volere espresso dagli elettori, Ursula von der Leyen rimane incapace di tessere alleanze su un programma serio, i Commissari europei dimissionari e l’ex Presidente del Consiglio europeo Charles Michel attaccano il Premier Viktor Orban perché cerca la pace.
Gli effetti del terremoto provocato dal voto popolare e dalla protervia con la quale Socialisti, Popolari europei e Liberali proseguono nel negare la realtà emersa dalle urne, saranno ancor più visibili dal voto segreto di oggi che riguarderà la conferma parlamentare dell'indicazione di Ursula von der Leyen a presiedere per la seconda volta la Commissione europea. La discriminazione verso la gran parte dei partiti e dei nuovi gruppi politici premiati dalle urne, in particolare le destre democratiche dei “Patrioti Europei” (Le Pen, Orban, Salvini ed altri) e le destre nazionaliste dei “Sovranisti” (AfD tedeschi ed altri), ha portato alla prima violazione pubblica della regola aurea che da sempre ha legato l’assegnazione proporzionale alla consistenza numerica dei componenti dei gruppi per l’assegnazione dei ruoli nelle cariche istituzionali del Parlamento europeo.
Martedì, in una sessione di elezione al cardiopalma, solo i Conservatori di Giorgia Meloni, 4° gruppo parlamentare, hanno potuto eleggere i due rappresentanti alla carica di Vicepresidente, la lettone Roberts Zīle e l’italiana Antonella Sberna, mentre le posizioni attribuibili al gruppo dei “Patrioti Europei”, sono state impropriamente assegnate al gruppo dei “Liberali” e delle “Sinistre”, entrambi usciti sconfitti, anche numericamente dal voto popolare. Molti si compiacciono dell'ingiustizia inflitta ai partiti delle destre nazionaliste e democratiche, abusando del termine “cordone sanitario”, quando in realtà si è creato un precedente grave nelle regole che ordinano le istituzioni europee e si sono sbeffeggiati decine di milioni di cittadini europei.
Ovviamente, tutto ciò, prima o poi, avrà delle conseguenze in parlamento e nelle commissioni parlamentari. Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi increduli a causa della primaria irresponsabilità dei Popolari Europei, stretti in una leadership incapace di proteggere o dismettere la candidatura di Ursula von der Leyen, moderare gli appetiti di vendetta dei partiti nazionali e gestire il ruolo di play maker che il popolo gli aveva erroneamente assegnato. Wilfred Martens è morto da tempo e l’attuale leadership del PPE non è all’altezza di comprimere in una sola persona, Manfred Weber, e dei suoi collaboratori politicamente illetterati, la carica di Presidente del partito e Presidente del gruppo parlamentare. von der Leyen, candidata a succedere a se stessa, dovrà presentare il proprio programma oggi, giorno nel quale i gruppi dovranno esprimere il loro apprezzamento o meno e i singoli parlamentari la voteranno nel segreto dell’urna.
È tutt’altro che certo l’esito del voto, dopo che la stessa von der Leyen si è assicurata l’accordo con Liberali (a cui ha promesso di non voler alcuna alleanza strutturale con Giorgia Meloni), Socialisti e Popolari, si è vista respinta dalle Sinistre e non ha per nulla convinto né i Verdi, che chiedono con i Socialisti il prosieguo della attuazione del folle Green Deal, né i Conservatori, gruppo che certamente appare diviso anche per il veto ad ogni incarico imposto dal PPE ed Ursula, contro i conservatori e cristiani polacchi del PiS (Diritto e Giustizia). Per assicurarsi un secondo mandato, von der Leyen ha bisogno della maggioranza assoluta al Parlamento europeo: più della metà dell'aula deve votare per lei e quindi un eurodeputato che non vota conta di fatto come un voto contrario.
A rigor di termini, ciò significa che avrebbe bisogno di 360 voti, visto che oggi il parlamento è composto da 719 e non 720 membri. Ieri sono stati votati intanto i membri di ogni commissione parlamentare ed anche una penosa e ridicola risoluzione contro l’azione diplomatica che Orban ha condotto in Ucraina, Russia, Cina e USA, a proprio nome, per riaprire una canale di dialogo in vista della pace, dopo che 63 membri del parlamento avevano inviato una lettera alla presidente della Commissione europea von der Leyen chiedendo al suo esecutivo di privare l'Ungheria dei suoi diritti di voto.
Tutto ciò, evidentemente incuranti dei possibili effetti di una vittoria di Donald Trump negli Usa il prossimo novembre. Diversi Commissari uscenti hanno minacciato, insieme ai ministri del governo tedesco, di non partecipare e boicottare le iniziative del semestre di presidenza europea ungherese sino a dicembre prossimo, provocando la reazione contrariata di diversi Paesi dell'Unione europea che denunciano l’inusuale disprezzo per le regole europee compiuto dalla Commissione. Ieri, come all’apice di una tempesta perfetta in cui l’attuale cricca di governo del PPE e la stessa von der Leyen sono i primi responsabili, la Corte europea (CGUE) ha annullato la decisione della Commissione europea di non pubblicare alcune parti dei contratti sui vaccini anti-COVID, dopo mesi di corrispondenza con la Commissione europea in cui si chiedeva un accesso trasparente ai contratti, negati anche al Parlamento, a cui l'esecutivo ha fornito solo versioni pesantemente censurate.
Ennesima prova di come le leadership politiche europee e centraliste dei Popolari, Socialisti e Liberali siano incapaci ed inadatte a guidare l’Europa. Oggi pomeriggio, comunque vada il voto a favore o contro Ursula von der Leyen, ne avremo l’ennesima riprova.
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