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i venerdì della Bussola

Lisei: Speranza dovrà rispondere in commissione Covid

Il presidente della Commissione bicamerale d'inchiesta sulla gestione pandemica intervistato da Andrea Zambrano: far luce sui fatti senza trincerarsi dietro etichette o narrazioni. E sarà audito anche l'ex ministro della Salute. Dal video-incontro di ieri intitolato Pandemia, 5 anni dopo.

Attualità 08_02_2025

A cinque anni di distanza è lecito avanzare qualche dubbio sulla gestione della pandemia e sulla campagna vaccinale o sulla reale efficacia di lockdown, green pass e mascherine? Durante e dopo il Covid la Bussola se n’è occupata ripetutamente, dedicando inoltre al tema due recenti libri: Non ci ha salvati il vaccino di Paolo Bellavite e Vaccinocrazia di Andrea Zambrano. In Parlamento se ne sta occcupando, da settembre, anche un’apposita Commissione bicamerale presieduta dal senatore Marco Lisei, che ieri è stato ospite dell’incontro dei “Venerdi della Bussola” condotto da Zambrano e intitolato Pandemia, 5 anni dopo.

Che cosa resta dell’era pandemica? Resta ancora tanto, a partire da una «frattura sociale» evocata dal senatore Lisei, che deve essere sanata. Un risanamento cui può contribuire proprio la Commissione bicamerale istituita per far luce sui fatti e dar voce a chi finora non ne ha avuta, messo a tacere sotto la sbrigativa etichetta di “no-vax”. «Odio le etichette perché sono un modo per delegittimare», dice Lisei, e questo è avvenuto spesso «senza entrare nel merito degli interrogativi che venivano posti». La Commissione lavorerà appunto «ascoltando tutti e non etichettando nessuno». Insomma, occorre voltare pagina proprio per non dimenticare: voltare pagina rispetto a quella «frattura sociale» e a un periodo in cui  – osserva Zambrano – anche «la politica ha avuto la responsabilità» di non aver ascoltato i cittadini. «È un approccio molto “laico”» quello della Commissione, «rispettoso di tutte le posizioni», ribadisce Lisei, e questo è già un passo avanti, «anche nella comunicazione di scelte che sono state fatte passare come non criticabili, inattaccabili, e chiunque le mettesse in discussione era un pazzo, un criminale, un no-vax, un pericoloso sovversore dell’ordine democratico».

Il primo ciclo di audizioni ha riguardato «familiari delle vittime, medici, polizia», aprendo inoltre due filoni di inchiesta. Il primo «riguarda i dati (ci sono posizioni contrastanti sui dati dell’Italia, se fossero più o meno buoni rispetto ad altri Paesi europei)» e vedrà coinvolti i soggetti istituzionali (ISTAT, Istituto Superiore di Sanità e possibilmente l’OMS), senza escludere altri soggetti per continuare ad analizzare i dati. L’altro filone riguarda «gli sperperi nell’acquisto dei dispositivi di protezione individuale (DPI), in particolare a seguito di una sentenza che ha condannato lo Stato italiano a un risarcimento di 230 milioni di euro verso un’azienda con cui il contratto era stato risolto, secondo il Tribunale di Roma, in maniera illegittima» durante il mandato da commissario straordinario di Domenico Arcuri. «Con l’audizione di Arcuri e del legale rappresentante di questa azienda si è aperto il tema dell’acquisto di DPI, ovviamente mascherine chirurgiche, FPP2, FPP3 ecc.». Oltre a questo c’è tutto il tema della «scelta della struttura commissariale di acquistarli da un consorzio di società cinesi dietro le quali si annidavano soggetti che hanno lucrato sulla pandemia».

«L’audizione di Arcuri è stata davvero un plotone di esecuzione come paventavano i membri dell’opposizione all’inizio dei lavori della Commissione?», chiede Zambrano. «Nessuno gli ha puntato i fucili contro», risponde Lisei, «sicuramente è stata un’audizione molto lunga», con un record di 8 ore durante le quali «Arcuri ovviamente si è difeso con le unghie e con i denti dalle pressanti domande dei commissari». L’impressione di molti, continua, «è che la gestione non sia stata trasparente e cristallina» e «non è un’impressione campata in aria, proprio perché c’è un grosso fascicolo penale che, è vero che non vedrà a processo Arcuri perché il reato di abuso d’ufficio è stato abolito, ma vedrà a processo tanti altri soggetti di questo consorzio cinese».

Tra i membri della Commissione Bicamerale c’è l’ex premier Giuseppe Conte, che però potrebbe essere anche audito, dal momento che all’epoca era a capo del governo. La decisione circa la posizione di Conte e le eventuali dimissioni dalla Commissione, spiega Lisei è demandata «alla presidenza della Camera e a quella del Senato» e pertanto è al momento sub iudice. Eventualmente, continua, potrebbe dimettersi per farsi audire e poi rientrare nuovamente ad audizione fatta.

L’altro protagonista dell’era Covid è l’ex ministro Roberto Speranza che proprio nei giorni scorsi ha attribuito a una «invenzione dei no-vax» la raccomandazione di “tachipirina e vigile attesa”. Raccomandazione ammessa in audizione dal presidente dell’ordine dei medici Filippo Anelli, che non l’ha negata, ma l’ha ricollocata all’interno di una dinamica di comunicazioni.

Speranza verrà audito in Commisione? «Assolutamente sì», afferma Lisei, che definisce «improvvida» l’uscita dell’ex ministro Speranza. «È vero che si trattava di una raccomandazione», non di un protocollo, ma la Commissione sta indagando se fosse «una raccomandazione utile, inutile o dannosa». È confermato dunque che, a suo tempo, l’ex ministro Speranza sarà uno degli auditi e «sicuramente dirà che glielo aveva detto la scienza». E quindi «è giusto prima approfondire scientificamente se quelle raccomandazioni erano corrette o meno e quanto fossero vincolanti (anche su questo ci sono dubbi)», dato che alcuni medici hanno subito conseguenze per non averle seguite. Se non era vincolante è stata quantomeno dissuasiva dal seguire altre linee di intervento.

Quanto alla campagna vaccinale Zambrano riprende il parallelismo tra pandemia e guerra (“siamo in guerra col virus”, si diceva allora...), facendo notare che a guerra finita restano sul campo dei feriti: «i tanti danneggiati da vaccino, che si sono fidati dello Stato e hanno avuto la vita letteralmente rovinata», come molti di loro hanno raccontato a La Bussola. Ed è ridicolo etichettarli come “no-vax” essendo, evidentemente, vaccinati. Il tema sarà affrontato dalla Commissione, assicura Lisei, chiedendo «pazienza, perché gli aspetti della pandemia sono tantissimi (zone rosse, vigile attesa, lockdown, ecc.)» mentre i vaccini sono arrivati solo in un secondo momento. «Ma il tema dei danni da vaccino è molto presente e sentito» e «non possiamo far finta che non ci siano stati per non danneggiare la “retorica” sull’importanza dei vaccini». Affermare che ci sono persone danneggiate e altre che sono morte («e su questo ci sono già delle perizie», spiega Lisei) vuol dire che tutti i vaccinati sono morti o moriranno? No, però «vuol dire che però ci sono stati e non si può negare come si è fatto fino a oggi» e questo «non è giusto nei confronti di persone che hanno scelto di vaccinarsi e hanno subito dei danni, perché come qualsiasi altro medicinale ha anche degli effetti collaterali».

Cinque anni dopo siamo dunque passati da “Andrà tutto bene!” a “Cosa è andato storto?”. Continueremo a chiedercelo sabato 22 febbraio nel corso del convegno Pandemiopoli (appuntamento a Milano al Teatro Rosetum, dalle 10 alle 12, con Andrea Zambrano, Paolo Bellavite, Paolo Gulisano, Federica Angelini e, in collegamento video, il cardinale Gerhard Müller).
 



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