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Legge discriminatoria

Eutanasia, il monito del Comitato Onu per i disabili alla Francia

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Il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti per le persone con disabilità contesta la proposta di legge francese su eutanasia e suicidio assistito, contenente «percezioni discriminatorie» verso i disabili. E richiama il Paese transalpino al rispetto dell’omonima Convenzione.

Vita e bioetica 13_08_2025
Il presidente francese Emmanuel Macron (Pool Photo via AP/LaPresse)

La proposta di legge francese sul suicidio assistito e l’eutanasia viola i diritti dei disabili. Se n’è accorto anche il Comitato delle Nazioni Unite sui diritti per le persone con disabilità, che il 23 giugno scorso ha scritto una lettera alla Francia in cui chiede alle autorità del Paese di fornire ulteriori informazioni circa la suddetta proposta di legge, la cui approvazione – per quanto appreso dal medesimo organismo – «comporterebbe una violazione del dovere dello Stato parte di rispettare, proteggere e garantire il diritto alla vita delle persone con disabilità». La Francia è tra gli aderenti alla Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, il cui articolo 36 prevede proprio la possibilità che l’omonimo Comitato dell’Onu indaghi sul rispetto della sua applicazione.

All’origine dell’indagine c’è una petizione presentata ad aprile 2025 dall’European centre for law and justice (Eclj). Lo stesso Eclj, diretto dal giurista Grégor Puppinck, tra fine maggio e inizio agosto ha presentato al Comitato dell’Onu altri due documenti che dimostrano come la legge francese – già approvata dall’Assemblea Nazionale e ora all’esame del Senato – violi i diritti delle persone con disabilità ed è attivamente sostenuta dal governo anche nei suoi aspetti più preoccupanti per i disabili stessi.

La risposta del governo francese (due giorni fa scadeva il termine per presentarla) è presumibilmente già all’esame dell’attuale sessione del Comitato dell’Onu, in riunione a Ginevra dall’11 al 29 agosto. Il suo contenuto è tuttora ignoto, ma difficilmente potrà controbattere (se non in modo elusivo) ai rilievi fatti dal Comitato. Innanzitutto, nella già citata lettera del 23 giugno, si mettono in discussione i criteri per accedere alla cosiddetta “morte assistita”, in quanto, come spiega il Comitato, essi «sembrano basarsi su percezioni discriminatorie della qualità e del valore della vita delle persone con disabilità». Tra i criteri contestati vengono citati quelli di «avere una malattia grave e incurabile» e di «soffrire fisicamente o psicologicamente» a causa di essa. Impossibile non notare che sia queste che altre condizioni della proposta di legge francese sono molto simili a quelle in discussione in Italia.

Il Comitato dell’Onu si preoccupa poi che manchino «alternative all’assistenza alla morte» e chiede che venga data la dovuta informazione ai disabili. Inoltre, domanda chiarimenti in merito alle previsioni della proposta francese sul consenso delle persone poste sotto custodia legale. Altro motivo di contestazione è la norma liberticida, inclusa nel disegno di legge francese, secondo cui chiunque cerchi di dissuadere una persona dal cercare l’eutanasia o il suicidio assistito rischi fino a due anni di carcere e 30.000 euro di multa. E ancora, si contesta il fatto che il periodo minimo obbligatorio di riflessione prima di praticare l’eutanasia o il suicidio assistito sia di soli due giorni.

È interessante poi che il Comitato richiami delle sue precedenti raccomandazioni fatte alla Francia, risalenti al settembre 2021, in cui osservava con preoccupazione l’alto tasso di suicidi tra persone autistiche e con disabilità psicosociali. E perciò, quattro anni or sono, era stato tra l’altro raccomandato alle autorità transalpine di «rafforzare le misure volte ad attuare una strategia nazionale di prevenzione del suicidio per le persone con disabilità», coinvolgendo le organizzazioni che le rappresentano. Evidentemente questo richiamo è rimasto inascoltato, visto che Macron e compagni – in nome di quella che il presidente francese ha osato chiamare, in perfetto stile rivoluzionario, «fraternità» – si stanno preoccupando di facilitare il suicidio dei più fragili, anziché prevenirlo.

La lettera del Comitato dell’Onu sembra risentire in alcuni passaggi della logica dell’autodeterminazione e non si spinge mai esplicitamente a condannare l’eutanasia in toto, pur chiedendo «misure volte a garantire che le autorità dello Stato parte si astengano dall’affermare nei media pubblici e sui social media che il Comitato sostiene la legalizzazione dell’eutanasia». Ma essa rappresenta comunque un segnale di resistenza rispetto alla deriva in corso in Francia e non solo. Già nel 2019 il Comitato si era opposto, sebbene invano, all’eutanasia praticata ai danni di Vincent Lambert, lasciato morire di fame e di sete per via della sua disabilità. E nell’aprile di quest’anno lo stesso organismo delle Nazioni Unite ha chiesto al Canada di emendare la sua legislazione sui diritti delle persone con disabilità. Prese di posizione che dovrebbero far riflettere anche il nostro Paese sul maggior pericolo e la pressione sociale che graverebbe sui disabili se venisse approvata una legge pro-suicidio.



Deriva di morte

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