La crisi della Chiesa esige chiarezza
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La violenza verbale e gli insulti che hanno accompagnato gli articoli sui lefebvriani ci rafforzano nella convinzione che è necessario fare chiarezza su quanto stiamo vivendo nella Chiesa: la risposta alla crisi di fede non può essere una posizione ideologica ma un desiderio di conversione.
- DOSSIER: Il caso FSSPX
Quando abbiamo deciso di affrontare il tema della Fraternità Sacerdotale San Pio X (FSSPX), in linea con un discorso sulla crisi della Chiesa iniziato già da tempo, avevamo messo in preventivo delle reazioni dure. Ma la violenza verbale, gli insulti, le insinuazioni e anche le minacce di tanti leoni da tastiera che ci sono piovute sui social in questi giorni vanno anche oltre le previsioni. E sono significative, perché dicono della “spiritualità” e della sensibilità cattolica di questo mondo molto più della serie di articoli di Luisella Scrosati, serie che termina oggi.
In ogni caso queste reazioni scomposte ci rafforzano nella convinzione che era ed è necessario un lavoro per fare chiarezza su quanto stiamo vivendo. Che la Chiesa stia attraversando una profonda crisi che ha portato disorientamento e confusione in tantissimi fedeli è un dato di fatto. Lo documentiamo sistematicamente fin dalla nascita della Bussola: c’è una fortissima spinta alla protestantizzazione che purtroppo arriva anche dall’alto e ora si sta concentrando sul prossimo Sinodo di ottobre.
Ma la risposta non può essere reattiva, sentimentale o anche brandendo parti della dottrina cattolica cercandovi giustificazioni alla propria condotta. Abbiamo già scritto nei mesi scorsi sulle tentazioni di una fuga verso realtà che si autoproclamano depositarie della verità ma che si collocano fuori dalla Chiesa. Sempre più fedeli sono attratti da queste realtà pensando così di mantenersi “cattolici”. Ma alla fine, anche se tanti sono in buona fede, si tratta spesso di rifugi in cui sentirsi “giusti” e in cui si può essere esentati dalla propria conversione. Perché se un problema esiste è sempre colpa degli altri: i modernisti, i conservatori, i seguaci di questo o quel Papa, il Concilio, la messa Novus Ordo, e così via.
In fondo è una visione ideologica e politica della Chiesa, trattata come fosse un partito o un governo, in cui tutto dipende dalla “linea” impressa da chi li guida. Ma la Chiesa è ben altro, non dipende dal Papa e dai vescovi, è Cristo che la guida. Ciò non toglie che ognuno di noi abbia il dovere di fare il possibile perché la Chiesa rifletta nel modo più trasparente possibile la Verità, ma anzitutto desiderando la propria santità. Si dice tante volte che sono i santi i veri riformatori della Chiesa, ma bisogna essere consapevoli che costoro pensano anzitutto alla propria conversione, mendicandola da Cristo, sopportando per Lui – anche dentro la Chiesa – ogni persecuzione ed umiliazione. Solo per fare un esempio recente, possiamo pensare a San Pio da Pietrelcina.
Non è la prima volta che la Chiesa vive una grave crisi e sempre ne è uscita solo grazie ai santi, a coloro che hanno vissuto nella propria carne la sofferenza di appartenere a Cristo, rifuggendo la tentazione di farsi una Chiesa “giusta”, “povera”, “non corrotta”. Pensiamo alle vicende parallele di san Francesco e Valdo, come hanno vissuto la povertà nella Chiesa e gli opposti esiti a cui hanno dato origine. Né possiamo negare che lo stesso Lutero dichiarasse di voler salvare la verità della Chiesa: sappiamo come è andata a finire e come invece la Chiesa sia rinata grazie ai santi della Controriforma.
Allora, davanti a una crisi così importante è decisivo imboccare la strada corretta, seguire chi - pur tra mille difficoltà -permane nella Verità dentro la Chiesa cattolica, seguire chi più testimonia la santità e l’appartenenza piuttosto che chi fa i bei discorsi o chi si autoproclama “illuminato”.
Per questo riteniamo importante fare chiarezza, fare emergere le reali situazioni di persone e comunità, indicare ciò che è nel solco dell’insegnamento perenne della Chiesa e cosa no, smascherare chi sfrutta le situazioni di chiaroscuro per guadagnare proseliti e potere. Poi ognuno scelga la strada che preferisce, ma almeno nella consapevolezza e nella trasparenza.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché dedicare comunque così tanti articoli alla FSSPX. È presto detto: la situazione è delicata e complessa, negli anni ci sono stati diversi sviluppi che hanno creato ancor più confusione, per cui è necessario spiegare bene i diversi punti in questione. Tanto più che c’è un numero crescente di simpatizzanti, ignari di come stiano veramente le cose e convinti che partecipare alle messe della Fraternità sia pienamente legittimo per un cattolico.
Quindi nessun attacco, soltanto una necessità di chiarezza.
Ma c’è anche un altro punto che vale la pena sottolineare. A lefebvriani e simpatizzanti piace presentarsi come alternativi a Roma. Eppure oggi, volenti o nolenti, si trovano ad essere i migliori alleati di papa Francesco che, a sua volta, spinge verso la FSSPX numerosi fedeli. L’attacco costante del Papa alla Messa in rito antico e agli istituti ex Ecclesia Dei, che ha avuto il suo culmine con il Motu Proprio Traditionis Custodes (16 luglio 2021), è oggettivamente un regalo alla Fraternità, che osteggia il Summorum Pontificum quanto papa Francesco. Il nemico comune è la visione di Benedetto XVI che vedeva Vetus e Novus Ordo come due forme dello stesso rito, e che vedeva la continuità della Chiesa tra prima e dopo Concilio Vaticano II. Altro che alternativi.
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