Inflazione alle stelle, l'Italia paga le scelte europee
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La spesa è un incubo per molte famiglie italiane, che pagano il conto di una fragilità endemica che impone la subalternità economica all'Ue. Lo dimostra anche la guerra russo-ucraina: in Russia l'economia vola malgrado le sanzioni, da noi volano solo i prezzi.
Oltre due anni fa la speranza dell'Occidente era quella di indurre Putin a più miti consigli usando l'arma delle sanzioni, che avrebbero dovuto affossare l'economia russa e costringere il leader russo alla resa. Con queste argomentazioni sono anche state giustificate le continue forniture di armi all'Ucraina, che in questo modo avrebbe dovuto resistere e contrastare gli assalti dell'invasore russo, fino a provocarne la ritirata dai territori occupati.
Questa speranza è andata delusa, sia perchè la guerra è in una fase di stallo, che speriamo preluda alla pace definitiva, sia perchè l'economia russa non ha in alcun modo risentito delle sanzioni decise dall'occidente. Chi sta subendo i danni di questa guerra, oltre ai civili e ai militari ucraini e russi, sono i cittadini europei, che stanno pagando di tasca propria i continui aumenti dei prezzi delle materie prime e dei beni di prima necessità.
Sarà banale dirlo, ma fare la spesa per molte famiglie italiane è diventato un incubo perchè i cibi e tutto il resto costano sempre di più e l'inflazione galoppa. Le recenti tabelle Eurostat dicono che il reddito disponibile reale lordo delle famiglie italiane nel 2023 è calato, soprattutto a causa della crescita elevata dei prezzi. Secondo l’Istituto Europeo di Statistica la media dei guadagni delle famiglie italiane è scesa da 94,15 a 93,74, oltre sei punti in meno del 2008. Rispetto alla media europea, in Italia il reddito disponibile reale è inferiore di oltre 17 punti. A incidere su questa situazione il netto balzo in avanti del prezzo dell’energia all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina.
L’inflazione complessiva nel biennio 2022-2023 in Italia ha raggiunto il 13,8%. Tutto questo perché l’Italia, anche in occasione della guerra russo-ucraina, non è stata in grado di fare scelte autonome, oculate e per il suo bene e ha dimostrato di non avere un’indipendenza economica. Il nostro Paese sta pagando un conto salato e sembra che l’effetto delle sanzioni occidentali nei confronti della Russia in realtà sia negativo solo per noi. L’Ue impone e dispone e la fragilità della nostra economia, anche per colpa di un gigantesco debito pubblico, ci mette nelle condizioni di subalternità, con tutto ciò che ne consegue anche in termini di contrazione della sovranità nazionale.
L’economia russa ha registrato una crescita sostanziale in vari settori, con tassi di disoccupazione bassi. La produzione industriale, trainata dalla produzione militare, ha visto un aumento del 3,3% a luglio, e il tasso di crescita del PIL per la prima metà dell’anno ha raggiunto il 4,6%, rispetto all’1,8% nello stesso periodo dell’anno scorso. Nonostante un calo del 9% nelle importazioni a causa delle difficoltà nei pagamenti internazionali, i funzionari russi sono ottimisti riguardo al superamento delle previsioni economiche per il 2024. Inoltre i salari reali sono aumentati del 9,4% nella prima metà dell’anno, con la disoccupazione ai minimi storici del 2,4%. Sono dati della Banca Centrale Russa che stimolano una riflessione sia sulla reale efficacia delle sanzioni inflitte dall'Occidente alla Russia, sia sulla necessità di individuare altre strade in grado di condurre alla pace stabile e duratura.
Il paradosso, quindi, è che in affanno c'è l'Europa, che sta difendendo i diritti dell'Ucraina, anziché la Russia, che dovrebbe pagare per la sua politica imperialista. In Europa tra i più in difficoltà ci siamo noi italiani, alle prese anche con un vistoso calo della produzione industriale e un crollo della domanda di beni e servizi, perché le tasche degli italiani si stanno svuotando.
A sbagliare previsioni sono state grandi istituzioni economiche internazionali che avevano pronosticato sciagure per l'economia russa e successi per quelle europee. Resterà celebre la frase pronunciata dal commissario Ue all'economia, Paolo Gentiloni, all’indomani dell’inasprimento delle sanzioni occidentali nei confronti della Russia. Secondo lui quelle misure punitive stavano mettendo l'economia russa in condizioni «molto serie», mentre la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen all’epoca parlava addirittura di economia russa «in recessione».
La verità è che invece è l'Europa che si è ritrovata in affanno a causa dell'impennata dei costi dell'energia, in particolare l’Italia, costretta a fare altre manovre finanziarie lacrime e sangue sulla pelle dei cittadini contribuenti anche per l’enorme impatto dei costi delle forniture energetiche.
Se, dunque, l'economia russa ha previsioni di crescita superiori a quelle dell'Eurozona, non sarà il caso di provare a intensificare gli sforzi negoziali e di frenare la corsa alle armi per far cessare una guerra che finisce per penalizzare gli aggrediti e i loro alleati anziché gli aggressori?
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