Il segreto del Rosario, spiegato dal Montfort
In uno dei suoi ispiratissimi scritti, san Luigi Maria di Montfort confuta gli orgogliosi che screditano il Santo Rosario, la cui nobiltà discende direttamente dalla SS. Trinità. Se recitato devotamente, meditandone i misteri, fa vincere le tentazioni, converte i cuori e «ci rende conformi a Gesù», attirando ogni tipo di grazia.
«Non illuderti: gli eretici, i libertini, i frivoli, i mezzo-devoti, i falsi profeti, tutti d’accordo con la tua natura contaminata e con le potenze infernali, ti muoveranno nefanda crociata per farti abbandonare questa pratica» (Il segreto ammirabile del Santo Rosario per convertirsi e per salvarsi, 147). Con la sua solita chiarezza, così si rivolge san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673-1716) ai fedeli che si propongono di recitare il Rosario ogni giorno. Bisogna dunque premunirsi perché sono molteplici gli attacchi e le frasi - lo stesso santo ne fornisce un elenco - che miscredenti e perfino uomini di Chiesa usano abitualmente per scoraggiare la recita del Rosario.
Il grande predicatore francese, scrivendo Il segreto ammirabile del Santo Rosario, esalta invece questa preghiera e confuta chi per orgoglio o ignoranza la contrasta. Il Montfort lo fa ricorrendo agli insegnamenti delle Scritture e dei santi che lo hanno preceduto, presentando diversi esempi pii ed esponendo pure i vantaggi spirituali di iscriversi alla Confraternita del S. Rosario.
Con l’eccezione della Santa Messa, non esiste devozione più meritoria del Rosario: così uno dei suoi maggiori propagatori, il beato Alano della Rupe (1428-1475), si sentì rivelare dalla Madonna. È dal tempo del beato Alano, un domenicano bretone, che il Rosario assunse questo nome, in luogo della più antica denominazione di «Salterio angelico» o «Salterio di Gesù e Maria», così chiamato perché nasceva dalla pratica di recitare 150 Ave Maria, in analogia ai 150 Salmi (che solo i più istruiti sapevano a memoria). Ma la recita devota del Rosario, spiega il Montfort, reca più frutto perfino della recita dei Salmi: 1) «perché il Salterio angelico produsse un frutto più nobile, cioè il Verbo Incarnato, mentre il Salterio davidico lo annunziò solamente»; 2) infatti il Salterio antico è figura di quello della Vergine, che lo supera; 3) «perché fu la SS. Trinità stessa a comporre il Salterio della Vergine, ossia il Rosario composto dal Pater e dall’Ave».
L’eccellenza delle preghiere su cui si fonda il Rosario - appunto il Padre Nostro e l’Ave Maria, delle quali il santo dà una spiegazione esemplare - dovrebbe di per sé bastare per decidersi a recitarlo. Ma c’è un motivo in più, di estrema importanza: i misteri. «Cosa sacra che difficilmente si può comprendere è un mistero», scrive san Luigi. E aggiunge: «Ben a ragione le opere di Gesù e della sua Santa Madre sono dette “misteri” perché sono ricolme delle innumerevoli meraviglie, perfezioni, delle sublimi e profonde istruzioni che lo Spirito Santo rivela agli umili e ai semplici che le apprezzano».
La suddivisione in 15 misteri si deve a san Domenico. Tanti sono i prodigi che accompagnarono la predicazione del Rosario da parte del santo spagnolo, a cui la Vergine indicò l’arma del «Salterio angelico» per convertire i catari e, in generale, i peccatori. Proprio a motivo della straordinaria diffusione del Rosario, l’Inferno ha nutrito (e nutre) particolare odio verso san Domenico. Al di là dei singoli edificanti episodi citati dal Montfort, quel che più conta qui sottolineare è che il Rosario è tanto più efficace quanto più uniamo, a quella vocale, l’orazione mentale.
«La meditazione dei misteri ci rende conformi a Gesù», spiega san Luigi, perché più si contempla ciò che ha vissuto e sofferto per noi il Signore più la grazia divina ci trasforma, accrescendo il nostro amore per Gesù (quindi, per il prossimo) e regolando la nostra vita sulla Sua, il vero fine a cui dobbiamo tendere. Rivelò, infatti, la Madonna al beato Alano che la recita del Rosario «mi piace ancor di più se coloro che la praticano vi uniranno la meditazione della vita, della passione e della gloria di Gesù Cristo, poiché tale meditazione è l’anima di questa preghiera».
Vita, passione e gloria di Nostro Signore sono tutte contenute, in compendio, nei 15 misteri: gaudiosi, dolorosi, gloriosi 1. Perciò, «Egli prova una gioia sovrabbondante» quando li meditiamo devotamente. In particolare, la contemplazione dei dolori che Gesù ha patito per salvarci è dal principio la scuola a cui si formano i santi; e non solo consola grandemente Gesù, ma rende anche capaci di ricambiare il Suo Amore, fino al martirio. Infatti, «da dove poteva venire - osserva san Bernardo - la mirabile costanza dei martiri se non dalle piaghe di Gesù Cristo, sulle quali essi frequentemente meditavano?». E quelle piaghe, aggiunge il santo cistercense citato dal Montfort, «li rese invincibili». Per avvicinarci ai giorni nostri, ricordiamo che la piccola santa Giacinta di Fatima - la quale offrì tutta sé stessa pur di salvare le anime dall’Inferno - diceva: «Gli uomini si perdono perché non pensano alla morte di Gesù...». Il Rosario, invece, ce ne dà occasione.
Tutti sono chiamati a recitarlo: religiosi e laici; uomini, donne e bambini. L’esortazione del Montfort è di dire il Rosario ogni giorno per intero o, almeno, una corona di cinque misteri (50 Ave). Il santo suggerisce di premettere a ogni decina la richiesta di una grazia e fermarsi qualche attimo a meditare sul mistero. Ci si aiuti, a tal fine, con i brani biblici che lo richiamano. San Luigi raccomanda quindi di pregare senza fretta, con le dovute pause; e magari in comune, a due cori e in pubblico, che è il metodo «più glorioso per Dio» e «il più temuto dal demonio». Si stia, per quanto possibile, in ginocchio. «Tuttavia - aggiunge - chi fosse malato lo dica stando a letto, chi è in viaggio lo reciti camminando, chi per infermità non può mettersi in ginocchio, lo dica seduto o in piedi». Si continui a recitarlo, senza arrendersi di fronte ad aridità e distrazioni (ma si evitino quelle volontarie), perché proprio questa «lotta terribile», nella costanza e umiltà della preghiera, risulta «tanto salutare all’anima fedele» e le consente di vincere le tentazioni.
San Luigi Maria invita i confessori a dare per penitenza alle anime il Rosario. Ogni cristiano dovrebbe diffonderlo, a maggior gloria di Dio e ben sapendo che la Madre celeste riempie di grazie chi fa anche il più piccolo gesto per conquistare i cuori al Rosario. «Ho constatato personalmente - scrive il Montfort - l’efficacia di questa preghiera per convertire i cuori più induriti. Ho trovato persone che, per nulla scosse dalla predicazione delle più tremende verità, durante una missione, avevano accolto il mio consiglio di recitare il Rosario tutti i giorni e si convertirono dandosi interamente a Dio. E ho anche constatato una enorme diversità di costumi fra le popolazioni delle parrocchie dove avevo predicato la missione: le une, avendo abbandonato la pratica del Rosario, erano ricadute nel peccato; le altre, per averla conservata, si sono mantenute in grazia di Dio e crescono ogni giorno nella virtù».
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1 San Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, ha opportunamente integrato i 15 misteri tradizionali con i 5 misteri della luce, relativi alla vita pubblica di Gesù prima della Passione.