Benedetto teste (innocente) in Baviera. In Francia 11 vescovi nei guai
Ratzinger è disposto a difendersi, presso un tribunale della Baviera, dall’accusa di aver coperto l’ex prete pedofilo Hullermann. Un’accusa più volte smontata, fin dal 2010. Problemi anche per la Chiesa francese, dove sono 11 i vescovi – compreso il card. Ricard – ad aver guai con la giustizia sul fronte abusi.
- LA MACCHINA DEL FANGO CONTRO RATZINGER
Nella lettera dello scorso 6 febbraio in cui, addolorato, aveva respinto l'accusa di essere un bugiardo, Benedetto XVI aveva scritto che ben presto si sarebbe trovato di fronte al "giudice ultimo" della sua vita. Ma per difendere la sua buona fede e la veridicità di quanto sostenuto nelle 82 pagine della memoria presentata allo studio legale Westpfahl Spilker Wastl è disposto a presentarsi anche di fronte al giudice terreno: quello del tribunale provinciale di Traunstein, presso il quale avrà luogo il processo civile dopo l'azione legale mossa dalla vittima di Peter Hullermann. Quest'ultimo è l'ex prete a cui venne concesso nel 1980 un alloggio nell'arcidiocesi di Monaco e Frisinga – all'epoca guidata da Ratzinger – dopo essere stato cacciato dalla diocesi di Essen dove si era reso responsabile di un abuso sessuale ai danni di un undicenne.
La Nuova Bussola Quotidiana ha già ricostruito più volte la vicenda (vedi qui e qui): l'allora arcivescovo non aveva dato l'ok al reintegro in attività pastorali ma aveva acconsentito ad una sua permanenza a Monaco per seguire il trattamento psicoterapeutico ordinatogli dal vescovo di Essen, senza sapere il motivo di quel trasferimento. Successivamente, all'insaputa di Ratzinger, l'allora vicario generale Gerhard Gruber conferì incarichi pastorali al prete e ammise il fatto nel 2010, diffondendo una nota in cui diceva di aver commesso "un grave errore" e si dichiarava pronto ad assumersi "piena responsabilità". Fino al 1982, anno in cui Ratzinger venne chiamato a Roma per guidare l'ex Sant'Uffizio, Hullermann non commise crimini. Spostato a Grafing per volontà del cardinale Friedrich Wetter, successore del futuro papa a Monaco, il prete venne condannato nel 1986 per aver molestato più minori.
Quella pagina nera della Chiesa bavarese, già emersa nel 2010, è ritornata a galla ad inizio anno con le anticipazioni sul rapporto sugli abusi nell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga tra il 1945 e il 2019. La vicenda penale è ormai prescritta ma una delle vittime di Hullermann ha deciso di presentare una causa civile per risarcimento danni contro l'ex sacerdote, l'intera arcidiocesi, Wetter e il suo predecessore più noto: Joseph Ratzinger.
Il Papa emerito, nonostante tutto, ha deciso di non tirarsi indietro e ieri, grazie all'agenzia stampa tedesca DPA che ha raccolto la rivelazione del portavoce del tribunale bavarese, è divenuta nota la sua volontà a testimoniare in un eventuale processo. Lo studio legale Hogan Lovells, incaricato della difesa di Benedetto XVI, avrà tempo fino al 24 gennaio per rispondere al contenuto della causa. È presumibile che la linea difensiva si baserà su quanto già ampiamente sostenuto nella memoria di 82 pagine inviate allo studio Westpfahl Spilker Wastl. Ratzinger non sapeva i motivi che avevano originato nel 1980 la richiesta di Hullermann di risiedere a Monaco e, in ogni caso, nell'ormai famosa riunione dell'Ordinariato - la cui presenza del futuro papa era stata erroneamente negata dai suoi collaboratori nella memoria - l'allora arcivescovo Ratzinger non aveva acconsentito allo svolgimento di attività pastorali ma solo alla concessione di un alloggio.
Il caso Hullermann - anche noto come "padre H." - ritorna ormai ciclicamente dal 2010 e ha un ‘preludio' nel 2006, quando una sua vittima a Essen cercò il nome dell'ex prete su Google scoprendo una sua foto recente vicino ad alcuni bambini. A quel punto la vittima scrisse diverse email all'ex prete e all'arcidiocesi di Monaco e Frisinga nelle quali avrebbe chiesto anche un risarcimento e per tale motivo, nel 2008, avrebbe anche subito una perquisizione a casa, con l'accusa di ricatto poi respinta dal tribunale. Nel 2010, poi, la rivelazione di Der Spiegel sulla presunta copertura di Ratzinger, a cui seguì la già citata dichiarazione di monsignor Gruber.
Ratzinger, l'uomo che per primo denunciò «la sporcizia» nella Chiesa, è determinato a difendere l'onore del suo ministero. Un segnale di trasparenza da parte del Papa emerito che arriva a meno di 24 ore da una notizia choc per la Chiesa: lunedì, infatti, a Lourdes, dove la Conferenza episcopale francese si è riunita per la plenaria d'autunno, il presidente monsignor Éric de Moulins-Beaufort ha spiegato che attualmente sono undici i vescovi transalpini ad aver problemi con la giustizia, civile o canonica.
“Ce ne sono, sai?”. Domenica, nella conferenza stampa sul volo di ritorno dal Bahrein, Francesco aveva risposto così a una domanda sul caso di monsignor Michel Santier e con queste quattro parole aveva fatto capire che l’emerito di Créteil non è l'unico vescovo su cui si proietta l'ombra più terribile, quella degli abusi. Oltre a Santier, infatti, l'altro nome fatto a sorpresa dal capo della Cef è quello del cardinale Jean-Pierre Bernard Ricard. Contro l'ex arcivescovo metropolita di Bordeaux pende l'accusa più infamante: quella di aver molestato, 35 anni fa, una giovane che all'epoca aveva appena 14 anni.
La sporcizia, dunque, ricompare di nuovo nel Sacro Collegio e a portarla è una delle figure di spicco di una Chiesa importante come quella francese. Ricard, infatti, non è solo un cardinale ma è stato appunto arcivescovo di Bordeaux, vicepresidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee e anche presidente della Conferenza episcopale francese. È lui stesso ad ammettere in una dichiarazione pubblica - dopo averlo rivelato ai suoi confratelli riuniti a Lourdes - di essersi "comportato in modo riprovevole" con una minorenne, ai tempi in cui era soltanto un parroco. "Il mio comportamento - ha scritto il cardinale - ha necessariamente causato gravi e durevoli conseguenze per questa persona", con la quale ha avuto un confronto. Il fatto, come ha spiegato de Moulins-Beaufort nella sua dichiarazione alla stampa fatta da Lourdes, è divenuto oggetto di una denuncia alla Procura e anche al Dicastero per la dottrina della fede. Ricard si era dimesso nel 2019 dalla guida dell'arcidiocesi di Bordeaux, appena compiuti i canonici 75 anni: Papa Francesco aveva accettato subito le sue dimissioni, senza concedere la tradizionale proroga di due anni ai vescovi settantacinquenni.