Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
ermeneutica della contraddizione

Alla suora arcobaleno il Papa offre una risposta fluida

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Suor Jeannine Gramick scrive al Pontefice: certe parole di Dignitas infinita turbano i suoi amici lgbt. Francesco la rassicura: la critica è solo all'ideologia del gender, perché "annulla le differenze", ma glissa sulla prassi – omosessuale e transessuale – che quella teoria ha generato.
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Ecclesia 04_05_2024 English

Corrispondenza arcobaleno tra il Papa e Suor Jeannine Gramick. Quest’ultima, da anni, è paladina delle rivendicazioni LGBT e, per questo motivo, Papa Francesco l’ha incontrata nell’ottobre scorso e ne ha elogiato il lavoro. Di avviso diverso fu l’allora Congregazione per la Dottrina della Fede che, in una Notifica del maggio del 1999, dichiarava che le posizioni della religiosa «in merito alla malizia intrinseca degli atti omosessuali ed al disordine oggettivo dell’inclinazione omosessuale sono dottrinalmente inaccettabili perché non trasmettono fedelmente il chiaro e costante insegnamento della Chiesa cattolica su questo punto».

Veniamo alle ultime ore. Suor Gramick ha deciso di esternare le proprie riserve sul sito radical-liberal New Ways Ministry in merito alla Dichiarazione del Dicastero della Dottrina della Fede Dignitas infinita, a motivo delle critiche contenute in questo documento sulla cosiddetta teoria del gender. Scrive la Gramick: «la sezione sulla teoria del genere, che condanna “l’ideologia del genere”, sta danneggiando le persone transgender che amo». Da qui, così racconta la suora arcobaleno nell’articolo, la decisione di scrivere al Papa. Questi ha risposto – e tra breve citeremo letteralmente la sua risposta – affermando che «l’ideologia di genere rende tutti uguali», così come esplicitato da Dignitas infinita.

La Gramick allora – continua il suo racconto – scrive nuovamente al Papa ricordandogli che «sfortunatamente negli Stati Uniti (e in altre parti del mondo), “ideologia di genere” ha un significato diverso. Non significa annullare o non rispettare le differenze. È vero il contrario». In breve, la suora americana sostiene che la gender theory predica la differenza sessuale perché l’omosessualità sarebbe una variante particolare dell’orientamento sessuale e il transessualismo individuerebbe speciali identità psicologiche sessuali. E dunque la sessualità sarebbe una tavolozza di colori dell’arcobaleno dai molteplici toni. In questa prospettiva l’ideologia di genere privilegerebbe le differenze, non le appianerebbe.

Il Papa invece giustamente afferma che omosessualità e transessualità eliminano le differenze e le eliminano, aggiungiamo noi, per ragioni morali e teoretiche (il “rispetto della storia personale” evocato dal Papa non c’entra nulla). Sul piano morale, l’omosessualità avrebbe pari valore etico dell’eterosessualità e la volontà di “cambiare” sesso avrebbe pari dignità rispetto alla volontà di vivere secondo il proprio sesso biologico. Sul piano teoretico un “matrimonio” gay sarebbe uguale ad un matrimonio tra un uomo e una donna; l’omogenitorialità sarebbe identica all’educazione impartita da un padre e da una madre; una “donna” trans sarebbe uguale ad una donna biologica. Se abbiamo il medesimo giudizio morale su realtà differenti, alla fine queste si equiparano sul piano della realtà. E così, al termine di questa parabola arcobaleno, si giunge all’indifferenza e neutralità sessuale, al genderless.

L’articolo di suor Gramick prosegue con la difesa del transessualismo: «una persona transgender […] si rende conto che il suo corpo non corrisponde alla sua anima». Insomma il sesso biologico potrebbe essere un errore. Non sarebbe la mente ad ingannarsi (qui una nostra critica al transessualismo).

Passiamo ora alla risposta fornita a suor Gramick dal Santo Padre, risposta citata nello stesso articolo della religiosa: «L’ideologia di genere è qualcosa di diverso dalle persone omosessuali o transessuali. L’ideologia di genere rende tutti uguali senza rispetto per la storia personale. Capisco la preoccupazione per quel paragrafo di Dignitas Infinita, ma non si riferisce alle persone transgender ma all'ideologia di genere, che annulla le differenze. Le persone transgender devono essere accettate e integrate nella società».

Se l’accenno al tema dell’appianamento delle differenze da parte dell’ideologia di genere è da elogiare, purtroppo dobbiamo registrare nella risposta del Papa qualche significativa omissione che apre la porta a pericolose ambiguità. In merito ad omosessualità e transessualità il giudizio morale riguarda almeno tre ambiti.
Il primo interessa l’ideologia di genere o gender theory, la quale, in estrema sintesi, predica che l’omosessualità e la transessualità sono condizioni eticamente buone. Da qui il placet alle “nozze” gay, all’omogenitorialità, al “cambio” di sesso, all’indottrinamento gender nelle scuole, alle normative arcobaleno, etc. Il secondo ambito riguarda la condizione e la condotta omosessuale della singola persona o la sua scelta di “cambiare” sesso. Il terzo ambito attiene alla responsabilità personale nell’assumere condotte omosessuali e nella scelta di “cambiare” sesso.

Riprendiamo la risposta di Papa Francesco. Questi condanna solo il primo ambito, ossia l’ideologia gender. E scrive: «L’ideologia di genere è qualcosa di diverso dalle persone omosessuali o transessuali». Vero è che le due realtà sono distinte, ma occorreva specificare che anche le condizioni proprie dell’omosessualità e della transessualità sono da censurare, così come le relative condotte. Altrimenti si corre il rischio di finire in un approccio dicotomico: il fenomeno gender elevato a sistema di pensiero è da rigettare, invece le scelte personali connotate da omosessualità e transessualità – la «storia personale» per dirla con Francesco – sarebbero da rispettare per una fraintesa idea di misericordia. Di contro la condanna della teoria del gender (primo ambito) dovrebbe necessariamente condurre anche alla censura della condizione e della condotta omosessuale e della scelta di “cambiare” sesso (secondo ambito), aggiungendo, semmai, un doveroso distinguo sulle responsabilità personali (terzo ambito).
La risposta di Francesco, in perfetta assonanza con sue uscite precedenti, potrebbe dunque suonare così: da criticare chi fa dell’omosessualità e transessualità una bandiera ideologica, rispettosa invece la scelta personale dell’omosessualità praticata e della transessualità. Ma invece, per coerenza logica, andrebbero criticate anche queste scelte. È un po’ come se si criticasse chi inneggia al furto, ma non si avrebbe nulla da dire al ladro. Qui sta il punto.

Insomma omosessualità e transessualità elevate a teoria sono da bandire ed invece omosessualità e transessualità vissute personalmente sarebbero da accettare. Una contraddizione evidente anche perché il fenomeno diffuso dell’omosessualità e della transessualità ha generato la teoria, che non ha fatto altro che cristallizzare e organizzare in pensiero il fenomeno sociale stesso. Non ci sarebbe teoria del gender senza prassi. E, dunque, perché non criticare anche la prassi?



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