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A Sinodo in corso ecco l'assist papale alla suora arcobaleno

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Il Papa incontra ed elogia suor Jeannine Gramick, votata allo sdognamento della causa gay e Lgbt nella Chiesa, malgrado i richiami dell'allora prefetto Ratzinger. Che finiscono in soffitta con la benedizione di Francesco.

Editoriali 19_10_2023

E vennero coloro che si indignarono per la pubblicazione dei dubia alla vigilia del Sinodo; vesti stracciate per il tentativo di manipolazione della sacra assemblea e di turbamento dell’influenza astrale dello Spirito. Adesso, a Sinodo in corso, ci troviamo una bella foto del Papa con suor Jeannine Gramick e tre marcantoni dello staff dell’organizzazione New Ways Ministry (NWM) – la creatura di suor Gramick e di padre Robert Nugent per sdoganare la legittimazione dei comportamenti LGBTQI+ all’interno della Chiesa cattolica – Matthew Myers, Francis DeBernardo, e Robert Shine.

Ma ovviamente, in questo caso, è stato un incontro fortuito: il Papa, il 17 ottobre, dev’essersi trovato casualmente alla finestra per guardare i tetti di Roma, e dev’essere rimasto colpito da suor Jeannine e la sua scorta che passeggiavano digiuni ed emaciati – era giorno di digiuno e preghiera per la Terra Santa! – sotto il colonnato di San Pietro. E così, l’invito a salire a prendere almeno una tazza di mate, insieme al Papa e al fotografo, anche lui casualmente lì presente. Un incontro di ben 50 minuti, perché a Santa Marta esagerano sempre a scaldare le bevande.

Dev’essere per forza andata così, perché non è certo una bella cosa influenzare il Sinodo in corso, proprio su uno dei temi più scottanti! E papa Francesco, si sa, non è solito fare queste cose. Gli incontri del Papa con Albert Bourla, in piena campagna vaccinale anti-Covid, o con la Campatelli in pieno scandalo Rupnik, o ancora con quelle limpide, innocenti e povere creature, come Bill Clinton e Alex Soros, sono chiaramente tutte fake-news.

Torniamo a suor Jeannine Gramick. Ci aveva già provato nel 2015, la Reverenda, ad accostare il Papa, quando, in occasione del Sinodo sulla Famiglia, gli aveva scritto una lettera piuttosto cortigiana (vedi qui), nella quale si presentava come «una dei suoi miliardi di miliardi di fan!» e vantava di avere sempre sul suo pc «una decalcomania rotonda con la sua foto e la scritta “Questo Papa mi infonde speranza!”». Aveva persino appiccicato sulla sua auto un adesivo con la scritta «I love Papa Francesco».  Eppure la sorella conta 81 primavere, non 18.

Queste avance della suora sono state contraccambiate dal Pontefice, che le aveva inviato due lettere, nelle quali si complimentava per il lavoro compiuto da NWM e definiva la religiosa «una donna di valore» (vedi qui). Ma il sito dell’associazione rivela altri dettagli sulla corrispondenza tra il Papa, la suora e l’associazione. I contatti sono incominciati «nell’aprile 2021 quando DeBernardo ha scritto al Papa per spiegare la missione e il lavoro dell’organizzazione. La lettera sottolinea anche gli scontri occasionali del NWM con il Vaticano e alcune autorità cattoliche statunitensi nel corso dei suoi 46 anni di storia». Gli «scontri occasionali» sono in realtà anni di richiami da parte della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata prima e della Congregazione per la Dottrina della Fede poi, culminati con la Notifica del 31 maggio 1999.

Stando a quest’ultima, non si rimproverava a suor Jeannine e padre Nugent di aver rubato la marmellata, ma che le loro posizioni «in merito alla malizia intrinseca degli atti omosessuali ed al disordine oggettivo dell’inclinazione omosessuale sono dottrinalmente inaccettabili perché non trasmettono fedelmente il chiaro e costante insegnamento della Chiesa cattolica su questo punto». La Congregazione arrivò a questa conclusione non sulla base di voci di corridoio, ma dopo aver analizzato le pubblicazioni più importanti dei due religiosi, Building Bridges: Gay and Lesbian Reality and the Catholic Church (1992) e Voices of Hope: A Collection of Positive Catholic Writings on Gay and Lesbian Issues (1995). La Congregazione decideva altresì di interdire loro di proseguire nelle loro attività “pastorali”. Entrambi se ne fecero un baffo.

Ed anche papa Francesco. Secondo NWM, infatti, il Papa avrebbe «risposto prontamente a questa prima lettera, spiegando che il Vaticano a volte riceve informazioni parziali su persone e organizzazioni. Ha scritto che la lettera di NWM raccontava la storia in modo obiettivo e lo ha aiutato a comprendere meglio la situazione. La lettera del Papa, scritta su carta intestata ufficiale del Vaticano, offre incoraggiamento pastorale. In chiusura Papa Francesco ha scritto: “Resto a vostra disposizione”, invitando così ad una ulteriore corrispondenza. Da allora, suor Jeannine e DeBernardo hanno scritto altre lettere al pontefice, ricevendo in cambio sempre lettere scritte a mano cordiali e di conferma».

Dunque il Papa avrebbe liquidato il lungo e puntuale lavoro della Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta all’epoca dal cardinale Ratzinger, come un lavoro «parziale», semplicemente sulla base di una ricostruzione fatta dall’imputato. E, salvo smentite, non sembra che la priorità del suo pontificato sia stata quella di chiarire con il cardinale Ladaria come siano andate veramente le cose.

E nemmeno sarà sua premura smentire quanto dichiarato da NWM dopo l’incontro dell’altro ieri: «Suor Jeannine (…) ha ringraziato [il Papa] per la sua disponibilità a benedire le unioni omosessuali, nonché per la sua opposizione alla criminalizzazione delle persone LGBTQ+ nella società civile». L’ovvio riferimento è la lettera di “risposta” ai recenti dubia dei cinque cardinali, nella quale Francesco autorizza «forme di benedizione, richieste da una o più persone», purché «non trasmettano una concezione errata del matrimonio».

NWM ha dunque una certa ragione nel gongolare: «Questo incontro è straordinario perché riflette la costante accettazione  delle autorità cattoliche nei confronti delle tematiche e del ministero LGBTQ+. I papi e e le autorità precedenti della Chiesa si erano opposti a suor Jeannine e al New Ways Ministry. Questo incontro rappresenta ora una nuova apertura all’approccio pastorale e alla ricerca di giustizia che Suor Jeannine e la sua organizzazione praticano da tempo». Miracoli del cambio di paradigma.



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IL CASO

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