"Sister Gay" guida la carica dei gruppi Lgbt sul Sinodo
Una petizione on-line di raccolta firme che verrà poi recapitata al Sinodo. La fanno alcuni gruppi e movimenti cattolici americani che si battono perché la Chiesa riconosca i diritti di gay e Lgbt. A capo delle associazioni c’è suor Jeannine Gramick: vecchia conoscenza della Congregazione per la Dottrima della Fede.
«Esortiamo l’ufficio vaticano del Sinodo a compiere ogni sforzo per includere una grande diversità di cattolici» nel dibattito sinodale. In particolare i divorziati risposati, le coppie conviventi, le famiglie interconfessionali, quelle povere, quelle monoparentali, quelle lesbiche, gay, bissessuali, transgender, etc. Il motivo sarebbe quello della maggior competenza nell’affrontare temi che li riguardano da vicino. La richiesta viene fatta da una serie di associazioni, prevalentemente americane, australiane, canadesi, che hanno nomi inequivocabili: Future Church, Noi siamo chiesa (Italian section), Association of Roman Catholic Women Priests, Parrish Initiative Switzerland, Women's Ordination Worldwide e molte altre. È il mondo “cattolico” che spinge per il cambiamento.
Per questo hanno organizzato una petizione on-line di raccolta firme che verrà poi recapitata via mail ai vescovi-padri sinodali il 4 marzo 2015. Nello stesso tempo verranno promossi incontri al fine di poter presentare meglio le loro istanze. La petizione sarà poi consegnata direttamente al cardinale Lorenzo Baldisseri Segretario Generale del Sinodo. Secondo queste associazioni nella Chiesa sarebbe in atto una crisi pastorale. «Il gap tra il popolo della Chiesa e la sua leadership è molto evidente», dice Marianne Duddy-Burke, direttore esecutivo di Dignity Usa, un gruppo Lgbt cattolico – e purtroppo è in crescita».
Deborah Rose-Milavec, direttrice di Future Church, rileva che questa situazione è in via di essere risolta anche grazie al metodo utilizzato da papa Francesco, ossia, a suo dire, quello di una maggior sinodalità. «Francesco», ha detto, «sta ristrutturando il Sinodo per farlo funzionare come è stato immaginato, decentrando l’autorità del papato e del potere, invertendo la tendenza di Giovanni Paolo II». Donna Ducette, direttrice di Voice of Faithful, pensa che con questo pontefice sarà finalmente possibile avere una nuova chiesa più rispondente a tutti i fedeli. Nel frattempo, nei prossimi giorni sr. Jeannine Gramick, fondatrice di New Ways Ministry, una della associazioni promotrici della petizione, condurrà un pellegrinaggio in Italia che passerà da Assisi a Firenze e culminerà a Roma all’udienza papale del mercoledì. Lo scorso 23 dicembre Sr. Jeannine, che da trent’anni conduce attività pastorali per coppie omosessuali, ha scritto al Papa.
«Sono una dei suoi miliardi di miliardi di fan!», ha scritto la Gramick. «Sul mio computer c’è una decalcomania rotonda con la sua foto e la scritta “Questo Papa mi infonde speranza!”. Sulla mia macchina c’è un adesivo con scritto “I ? Papa Francesco”... In febbraio guiderò un pellegrinaggio a Roma, Assisi e Firenze per 50 cattolici: ci saranno lesbiche e gay e i loro genitori, parenti e amici. Sono rimasti molto rincuorati dalle sue parole misericordiose e accoglienti. Credono, come ha detto lei, che ricevere il Corpo e il Sangue di Cristo è il nutrimento spirituale di cui abbiamo bisogno per crescere nell’amore di Dio, non un premio per chi ne è degno». E dopo aver comunicato al pontefice che saranno in piazza san Pietro per il Mercoledì delle Ceneri chiedono: «Sarà possibile per Lei incontrare personalmente questi cattolici pieni di fede che per troppo tempo si sono sentiti esclusi dalla loro Chiesa?».
Il titolo del pellegrinaggio di sr. Jeannine è un programma: “Ricostruisci la mia Chiesa: san Francesco e Papa Francesco”. Il riferimento, ovviamente, è alle famose parole del Crocifisso al Santo di Assisi, per queste associazioni in effetti la Chiesa sarebbe sepolta sotto imprecisate macerie e il Papa attuale sarebbe la loro speranza per un rinnovamento al passo con i tempi. Ma sr. Jeannine a suo tempo ha già ricevuto una bella ramanzina dalla Congregazione della Dottrina della Fede, nel 1999 quando prefetto era l’attuale Papa emerito. Nella nota della Congregazione si legge dei numerosi tentativi fatti per riportare la suora e il sacerdote Robert Nugent a ritrattare le loro posizioni presentando fedelmente «la dottrina della Chiesa circa la malizia intrinseca degli atti omosessuali». Ma andarono tutti a vuoto.
Quindi «la Congregazione per la Dottrina della Fede», si legge a conclusione di quella nota del 31/5/1999, «è obbligata a dichiarare per il bene dei fedeli cattolici che le posizioni espresse da suor Jeannine Gramick e da padre Robert Nugent in merito alla malizia intrinseca degli atti omosessuali ed al disordine oggettivo dell’inclinazione omosessuale sono dottrinalmente inaccettabili perché non trasmettono fedelmente il chiaro e costante insegnamento della Chiesa Cattolica su questo punto». Richiamarsi al rispetto e alla compassione, scriveva l’allora cardinale Ratzinger, non è coerente con errori e ambiguità.