Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Luigi Maria Grignion di Montfort a cura di Ermes Dovico
IL CASO

Un Papa pro-LGBT è un problema

Ascolta la versione audio dell'articolo

L'ennesima lettera di papa Francesco a padre James Martin è solo la conferma di un costante incoraggiamento dei gruppi LGBT nella Chiesa. Il che solleva un problema enorme, perché significa che un Papa rovescia in modo netto il Magistero di chi l'ha preceduto. Ed è un problema che vescovi e cardinali non possono eludere.

Editoriali 17_06_2023 English Español
Il Papa con padre James Martin

Nessuno può davvero sorprendersi dell’ennesimo gesto di papa Francesco che legittima organizzazioni LGBT nella Chiesa, in questo caso la lettera all’ormai famoso padre James Martin resa nota il 14 giugno. Nella lettera, datata 6 maggio e scritta a mano, si benedice la Conferenza organizzata da Outreach, il sito LGBT cattolico fondato da padre Martin, conferenza che si svolge questo fine settimana all’Università di Fordham, università gesuita di New York. Papa Francesco ringrazia padre Martin «per tutto il bene che stai facendo» e promette le sue «preghiere e buoni auspici» a tutti i partecipanti alla conferenza.

Nessuno può sorprendersi anzitutto perché è la terza volta che il Papa scrive a padre Martin una calorosa lettera alla vigilia dell’annuale Conferenza organizzata da Outreach. Nel 2021 aveva anche esaltato lo «zelo pastorale» di padre Martin che imita «lo stile di Dio». E l’anno scorso l’aveva incoraggiato a proseguire il suo ministero, una vera «cultura dell’incontro», che «accorcia le distanze e ci arricchisce con le differenze».

E padre James Martin non è neanche l’unico attivista Lgbt a godere delle amorevoli attenzioni del Pontefice. Due anni fa aveva scritto due lettere all’attuale direttore esecutivo dell’organizzazione americana New Ways Ministry, Francis DeBernardo, la punta avanzata della lobby LGBT all’interno della Chiesa. Fondata nel 1977 da padre Robert Nugent e suor Jeannine Gramick, New Ways Ministry si è vista negare più volte dai vescovi americani il riconoscimento di organizzazione cattolica e il 31 maggio 1999 era intervenuta anche la Congregazione per la Dottrina della Fede (presieduta dal cardinale Joseph Ratzinger) con una nota in cui si prendeva atto che i due fondatori rifiutavano l’insegnamento della Chiesa a proposito di omosessualità, ovvero il riconoscimento che gli atti omosessuali sono intrinsecamente un male e che l’inclinazione omosessuale rappresenta un oggettivo disordine. Ebbene, nelle due lettere papa Francesco apprezzava in una il lavoro di New Ways Ministry e nella seconda addirittura esaltava la figura di suor Jeannine, definita «una donna di valore che prende le sue decisioni in preghiera». E da notare che suor Jeannine è una delle relatrici alla Conferenza in corso.

Ma l’elenco dei “gesti” di papa Francesco pro-Lgbt sarebbe molto lungo. E parliamo non di accoglienza delle persone con tendenze omosessuali, ma della normalizzazione e promozione dell’omosessualità.
Quindi, come essere sorpresi di questa nuova lettera a padre Martin?

Eppure non si può fare a meno di rilevare un problema enorme, che non può non interrogare pastori e fedeli. Vale a dire: abbiamo un Papa che non solo esalta persone e organizzazioni per lo stesso motivo per cui altri papi e vescovi le hanno condannate. Ma contraddice apertamente il Magistero precedente. E al proposito ricordiamo ancora una volta la Lettera firmata dal cardinale Ratzinger il 1° ottobre 1986 sulla “cura pastorale delle persone omosessuali”, in cui già si denunciava una potente lobby gay all’interno della Chiesa impegnata a «sovvertire» la dottrina cattolica agendo in tandem con la lobby gay all’esterno della Chiesa.
Per cui si chiedeva ai «Vescovi di essere particolarmente vigilanti nei confronti di quei programmi che di fatto tentano di esercitare una pressione sulla Chiesa perché essa cambi la sua dottrina, anche se a parole talvolta si nega che sia così». Inoltre la lettera firmata dal cardinale Ratzinger con l’approvazione di papa Giovanni Paolo II, chiedeva ai vescovi di promuovere «una pastorale verso le persone omosessuali in pieno accordo con l'insegnamento della Chiesa», escludendo «organizzazioni, nelle quali persone omosessuali si associno tra loro, senza che sia chiaramente stabilito che l'attività omosessuale è immorale».  

Non ci possono essere assolutamente dubbi sul fatto che New Ways Ministry, suor Jeannine Gramick e padre James Martin rientrino in questa descrizione, tante sono le loro dichiarazioni e le loro iniziative tendenti a sovvertire la dottrina della Chiesa. Quindi non è possibile stabilire in alcun modo una continuità tra il magistero attuale e quello di Giovanni Paolo II e Benedetto XVI: è più che una rottura, è l’esatto opposto. È vero, non c’è finora un atto magisteriale di papa Francesco che sancisca questo sovvertimento, c’è però la prassi che sappiamo quanto sia importante per questo Pontefice: addirittura è la vera cosa che conta, «poi i teologi si aggiusteranno», come suole dire. E forse si calcola che sarà il Sinodo di ottobre a dare una forte spinta in tal senso.

Quindi il problema resta ed è enorme. Sappiamo bene che il tema dell’omosessualità non è il solo dove si possano rilevare contraddizioni, ma in questo caso il sovvertimento del Magistero è così evidente e indiscutibile che non si può fare finta di niente. E tocca anzitutto a cardinali e vescovi risolvere questo problema: adeguarsi o aspettare che passi la nottata non può essere la soluzione.