Un gioco di parole non trasforma l'errore in magistero
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Nell'ultima intervista del card. Fernández riemerge il consueto leit-motiv: più che annunciare la verità, la Chiesa dovrebbe adattarla alle esigenze del credente. A costo di contraddirsi.
Il cardinal Víctor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede e autore della Dichiarazione Fiducia supplicans (FS), ha rilasciato il 3 gennaio scorso una intervista al quotidiano Die Tagespost.
In essa il giornalista Guido Horst gli fa notare che il Sinodo tedesco, contrariamente a quanto disposto da FS, ha legittimato le benedizioni delle coppie omosessuali in forma liturgica. FS, invece, legittima le sole benedizioni pastorali, un’espressione volutamente menzognera perché, come ha già spiegato La Bussola, ogni benedizione impartita da un sacerdote è nella sua essenza liturgica. Ciò detto, la posizione di FS è quella di escludere le benedizioni formalmente liturgiche, come quelle che avvengono in Germania.
In prima battuta Fernández risponde che questo atteggiamento dei vescovi tedeschi mina l’unità della Chiesa: «Mi sembra che alcuni vescovi tedeschi non comprendano veramente che un Papa liberale o illuminato non potrebbe garantire questa comunità tra tedeschi, africani, asiatici, latinoamericani, russi e così via. Questo lo può fare invece un Papa “pastorale”». Al cardinal Fernández forse è sfuggito che questo Papa pastorale, in realtà molto liberal, ha creato una frattura universale e profondissima nell’unità della Chiesa. Ad oggi sono quindici le conferenze episcopali nel mondo che hanno rifiutato l’“insegnamento” di FS (qui l’elenco sempre aggiornato), senza poi contare le decine di vescovi e cardinali che hanno criticato duramente questo documento.
Poi il prefetto loda Francesco, un Papa che «custodisce l’insegnamento della Chiesa» e, nel frattempo, è capace di metterlo in dialogo «non con la vita di una “persona” astratta, ma con la vita reale di tanti uomini e donne negli ambienti più diversi». Ecco, quindi, una delle tante caratteristiche di questo pontificato: non è il credente che deve sforzarsi di innalzarsi verso la verità, ma è la verità che si deve piegare alle esigenze del credente. Se il peccatore non vuole cambiare, che si cambi la dottrina. Non bisogna più evangelizzare il mondo, bensì rendere mondano il Vangelo.
Successivamente Fernández tocca il malcontento del Sinodo tedesco per il fatto che FS abbia escluso, ma solo apparentemente, le benedizioni liturgiche per le coppie omosessuali: «Quando si ascoltano alcune riflessioni fatte nel contesto del Cammino sinodale tedesco, a volte sembra che una parte del mondo si senta particolarmente “illuminata” nel comprendere ciò che altre povere anime non riescono a comprendere perché chiuse o medievali, e poi questa parte “illuminata” crede ingenuamente che grazie a lei tutta la Chiesa universale sarà riformata e liberata dai vecchi schemi». In realtà, viste le premesse erronee contenute in FS, hanno ragione i vescovi tedeschi e non il cardinal Fernández, non solo perché non esiste benedizione impartita da un sacerdote che non sia liturgica, ma anche per un secondo motivo. Ammettiamo pure che esistano le benedizioni solo pastorali. L’atto, visto nella prospettiva di FS, avrebbe ovviamente natura positiva. E dunque perché escludere che esse non diventino anche liturgiche? Forse perché in tal modo si potrebbero confondere con il sacramento del matrimonio? Basterebbe esplicitarlo. E poi: se una coppia omosessuale può essere benedetta, se la loro relazione affettiva è una realtà buona per la Chiesa perché tale relazione non potrebbe rivestirsi anche del carattere coniugale? In breve, i vescovi tedeschi hanno già sviluppato con coerenza le conclusioni delle premesse contenute in FS.
Infine il prefetto parla del carisma del Pontefice: «Il Papa ha un carisma unico […] noi lo riconosciamo quando accettiamo con religiosa obbedienza gli insegnamenti dei Papi, anche “se non intendono proclamarli in un atto finale”. Se qualcuno non rispetta questo carisma del Papa, finisce per rivendicare questo carisma per sé invece che per il Papa e per sentirsi autorizzato a controllare la fede di tutti gli altri. Ciò accade sia con i tradizionalisti che con i progressisti: gli estremi si toccano». La domanda che molti si pongono in questi giorni è la seguente: dobbiamo obbedire al contenuto di FS, dal momento che è stato firmato da papa Francesco? La risposta è negativa.
Nella Nota dottrinale illustrativa della formula conclusiva della Professio fidei del 1998, l’allora Congregazione della Dottrina della Fede affermava che quando il Magistero illustra una dottrina divinamente rivelata il credente deve prestare un assenso di fede teologale; quando insegna una dottrina da ritenere definitiva l’assenso deve essere fermo e definitivo. FS non rientra in nessuno di questi due casi, casi in cui il successore di Pietro spende la sua infallibilità. La Nota poi prendeva in esame un terzo tipo di insegnamento, insegnamento non infallibile: «La terza proposizione della Professio fidei afferma: “Aderisco inoltre con religioso ossequio della volontà e dell'intelletto agli insegnamenti che il Romano Pontefice o il Collegio episcopale propongono quando esercitano il loro magistero autentico, sebbene non intendano proclamarli con atto definitivo”. A questo comma appartengono tutti quegli insegnamenti — in materia di fede o morale — presentati come veri o almeno come sicuri, anche se non sono stati definiti con giudizio solenne né proposti come definitivi dal magistero ordinario e universale. Tali insegnamenti sono comunque espressione autentica del magistero ordinario del Romano Pontefice o del Collegio dei Vescovi e richiedono, pertanto, l'ossequio religioso della volontà e dell'intelletto. Sono proposti per raggiungere un'intelligenza più profonda della rivelazione, ovvero per richiamare la conformità di un insegnamento con le verità di fede, oppure infine per mettere in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità o contro opinioni pericolose che possono portare all'errore» (n. 10, corsivo nel testo).
Formalmente FS rientra in un atto del Magistero autentico o ordinario e quindi dovremmo prestare ad essa un ossequio religioso della volontà e dell'intelletto, ma sostanzialmente non si tratta di Magistero perché nell’ottica della Chiesa e, dunque, di questa stessa Nota abbiamo insegnamento e quindi magistero solo quando si insegna la verità. L’insegnamento dell’errore si chiama diseducazione o traviamento o corruzione.
Più in particolare, rileggendo questo passaggio della Nota, si comprende che abbiamo Magistero autentico quando l’insegnamento tende ad un'intelligenza più profonda della rivelazione. Ma la Rivelazione condanna l’omosessualità e quindi le relazioni omosessuali, di certo non le benedice. E quindi abbiamo Magistero autentico quando si vuole richiamare la conformità di un insegnamento con le verità di fede.
Ma qui si benedice ciò che la fede maledice.
Infine abbiamo Magistero autentico quando si vuole mettere in guardia contro concezioni incompatibili con queste stesse verità o contro opinioni pericolose che possono portare all'errore.
Ma in FS si fa esattamente l’opposto: si qualificano come moralmente lecite relazioni affettive, sia omosessuali che eterosessuali, incompatibili con le verità del Vangelo e inoltre si diffondono non solo opinioni, ma veri e propri giudizi pericolosissimi che portano con certezza all’errore. Dunque la Nota indica con chiarezza le condizioni necessarie perché si abbia un atto di Magistero autentico, condizioni che non vengono soddisfatte minimamente da FS, il cui contenuto invece contraddice palesemente queste stesse condizioni.
Non essendo quindi Magistero della Chiesa e addirittura contraddicendo l’insegnamento di questo, laddove in materia di omosessualità e fornicazione da sempre ha insegnato una dottrina divinamente rivelata a cui prestare un assenso di fede teologale, FS non solo non obbliga ad un minimale ossequio religioso di ragione e volontà, ma, all’opposto, obbliga a rigettarlo in radice.