Trump e Putin, pronto il negoziato sull'Ucraina. Ma senza Europa
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Trump e Putin hanno già iniziato il loro negoziato sull'Ucraina, anche se non c'è ancora stato un faccia a faccia fra i due capi di Stato delle superpotenze. Un negoziato sull'Ucraina, ma senza ucraini, anche perché Trump preme per nuove elezioni: la leadership di Zelensky traballa. E senza europei: l'Ue e gli alleati europei della Nato stanno rimanendo fuori dai giochi.
La guerra in Ucraina verrà decisa sui campi di battaglia dove le truppe di Kiev sono sempre più in difficoltà e i russi continuano ad avanzare nelle regioni di Kharkiv e Donetsk (oltre 430 chilometri quadrati conquistati nel mese di gennaio appena conclusosi) e a riguadagnare terreno nella regione russa di Kursk, oppure da un negoziato che tutti gli indizi sembrano indicare vedrà protagonisti solo Vladimir Putin e Donald Trump.
Non ci sono ancora date per il faccia a faccia tra i due leader, che potrebbe tenersi in una nazione neutrale europea (in Serbia?) ma Trump ha rivelato che i colloqui preliminari con Ucraina e Russia, affidati ai diplomatici, stanno andando piuttosto bene. «Stiamo trattando con l'Ucraina e la Russia. Abbiamo in programma incontri e colloqui con varie parti e credo che queste discussioni stiano andando piuttosto bene», ha detto.
Putin nei giorni scorsi ha ribadito la disponibilità a incontrare Trump convenendo che la sua presenza alla Casa Bianca avrebbe evitato probabilmente la guerra in Ucraina. «Non posso che essere d’accordo con lui sul fatto che se fosse stato presidente forse non ci sarebbe stata la crisi in Ucraina nel 2022», ha detto Putin.
La possibile intesa tra Russia e Usa sembra innervosire sia Kiev che gli alleati europei con il grave paradosso che proprio l’Europa che sta pagando un altissimo prezzo economico in seguito al conflitto, sembra determinata a far continuare ad ogni costo le ostilità “fino all’ultimo ucraino”.
Lo ha detto ieri il portavoce del Cremlino Dimitri Peskov affermando che «il Regno Unito vuole prolungare il conflitto anche se sul campo di battaglia la situazione non è a favore di Kiev». Peskov ha commentato l'appello del primo ministro britannico Keir Starmer ai leader della Ue affinché inaspriscano le sanzioni contro la Russia. «I britannici continuano a sostenere l'idea che l'Ucraina dovrebbe continuare a combattere fino all'ultimo ucraino che resta in piedi. Tuttavia, guardando la realtà sul campo è chiaro che la situazione non è a favore di Kiev. Anche molti funzionari ed esperti occidentali lo ammettono», ha osservato il portavoce di Putin.
Non a caso il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avvertito che sarebbe "molto pericoloso" proseguire i colloqui senza il coinvolgimento di Kiev. Trump e Putin «possono avere le loro relazioni, ma parlare dell'Ucraina senza di noi è pericoloso per tutti», ha sottolineato in una lunga intervista all’Associated Press. «Credo che prima di tutto dobbiamo tenere un incontro» con Trump, che «è tra l'altro qualcosa che tutti in Europa vogliono», ha detto Zelensky. E solo successivamente «dovremmo passare a una sorta di formato di conversazione con i russi. Vorrei vedere gli Stati Uniti, l'Ucraina e i russi al tavolo delle trattative. E ad essere onesti dovrebbe esserci anche una voce dell'Ue: penso che sarebbe giusto, efficace» ha aggiunto ribadendo la necessità dell’adesione dell'Ucraina alla NATO.
Ad aumentare i timori di Zelensky contribuiscono anche le dichiarazioni dell'inviato speciale di Trump per l'Ucraina, il generale in pensione Keith Kellogg, per il quale «sia Kiev che Mosca dovranno concedere qualcosa» ma aggiungendo che per gli Stati Uniti le elezioni in Ucraina "sono necessarie" e che le consultazioni elettorali «si tengono anche in tempo di guerra e sono una buona cosa per la democrazia», lasciando poi intendere che Zelensky non dovrebbe essere l'unico candidato in lizza.
Di fatto Washington riconosce così le ragioni di Putin che si rifiuta di negoziare con un presidente ucraino il cui mandato è scaduto nel maggio del 2024 e che nei sondaggi gode ormai di un gradimento minimo nei territori ucraini sotto il controllo di Kiev. Inoltre Zelensky, subito dopo aver mandato all’aria il trattato di pace mediato dai turchi tra marzo e l’aprile 2022, aveva fatto approvare al parlamento un decreto che vieta di negoziare con Mosca. «Per ora, riteniamo che il presidente ucraino non abbia il diritto di condurre dei negoziati», ha spiegato Peskov aggiungendo che qualsiasi accordo sulla risoluzione del conflitto ucraino dovrebbe avere il sigillo di «un presidente legittimo uscito da nuove elezioni. E' un argomento importante e, ovviamente, il capo del regime di Kiev non lo gradisce».
A questo proposito potrebbe risultare ulteriormente destabilizzante per Kiev e i suoi alleati la notizia fatta filtrare ieri dall'ufficio stampa del Servizio d'intelligence estera (SVR) russo secondo cui la NATO starebbe mettendo a punto un'operazione su larga scala per screditare proprio Zelensky puntando su accuse dimostrate su come lui e il suo entourage abbiano sottratto più di 1,5 miliardi di dollari dalle casse pubbliche.
«Alla vigilia della campagna elettorale, il quartier generale della Nato sta preparando un'operazione su larga scala per screditare Zelensky. Si prevede, in particolare, di rendere pubbliche le informazioni sull'appropriazione indebita di oltre 1,5 miliardi di dollari effettuata personalmente dal presidente e dai membri della sua squadra dai fondi destinati al solo acquisto di munizioni» si legge nella nota dell’SVR.
Possibile si tratti di una polpetta avvelenata utilizzata da Mosca per mettere zizzania tra Kiev e i suoi alleati ma vale la pena ricordare che Trump e i suoi collaboratori hanno più volte lamentato gli atteggiamenti di Zelensky nel pretendere miliardi dagli Stati Uniti senza alcuna trasparenza sul loro utilizzo anche tenendo conto della corruzione endemica negli apparati governativi ucraini.
In ambito europeo invece la riunione di ieri a Bruxelles ha confermato i timori che gli Usa gestiscano da soli la trattativa con Mosca limitandosi a chiedere all’Europa di spendere di più per la Difesa, addirittura il 5 per cento del Pil (gli Usa spendono per le forze armate il 3,3%), come ha detto Trump ma anche il segretario di Stato Marco Rubio.
Circa l’Ucraina però da Washington non è giunto nessun segnale che lasci intendere la volontà di coinvolgere gli europei nei negoziati con Putin e del resto il presidente russo non considera la Ue un soggetto politico ma solo un burattino degli Usa. «È importante che tutti noi capiamo quali siano realmente le intenzioni dei russi. L'Ucraina deve essere la nostra massima priorità, perché Putin vuole tutto il Paese, non è preoccupato per la NATO. Se lo fosse, non ritirerebbe le sue truppe dai confini della Nato per combattere in Ucraina», ha detto l'Alto rappresentante per la Politica estera Ue, Kaja Kallas.
In ambito Nato il segretario generale Mark Rutte ha auspicato che gli Usa continuino a fornire armi e munizioni all’Ucraina assicurando che tali costi (a cui Trump è stato sempre contrario) verranno pagati dagli alleati europei. «Mi aspetto che gli Usa continuino il loro sostegno all'Ucraina in termine di aiuti militari e richiederanno che l'Europa faccia di più nella condivisione del peso finanziario» ha detto Rutte a Bruxelles. In realtà gli europei non sembrano tutti così compatti nel voler continuare la guerra pagando il costo (finora inutile) degli aiuti militari a Kiev e del declino economico e industriale imposto dalla rinuncia al gas a buon mercato fornito da Mosca.
Molti governi sono in difficoltà e in Germania, dove si voterà il 23 febbraio, Alternative fur Deutschland ha messo nero su bianco nel suo programma la riparazione e il ripristino dei gasdotti Nord Stream fatti esplodere (da qualche alleato di Berlino, non certo dai russi) nel Mar Baltico nel settembre 2022, la soppressione delle sanzioni a Mosca, Ucraina neutrale fuori da Ue e NATO e netto rifiuto allo schieramento di armi a lungo raggio americane in Germania .
Come alcuni osservatori avevano previsto fin dal 2022, la guerra in Ucraina rischia di spaccare Ue e Nato, lasciando alla deriva l’Ucraina che ieri ha vantato alcuni successi.
I suoi droni a lungo raggio hanno attaccato e (secondo l’intelligence di Kiev colpito) installazioni petrolifere a Volgograd e l'impianto di trattamento del gas di Astrakhan nella Russia sud occidentale ma l’Sbu (servizi segreti interni ucraini) hanno rivendicato l’uccisione, nella sua casa a Mosca, del fondatore del battaglione ArBat composto da volontari ucraini schierati con Mosca, l’ucraino-armeno Armen Sarkisian.
Successi simbolici che non influiscono sull’andamento del conflitto che vede i russi avanzare lentamente ma quotidianamente su quasi tutti i fronti.