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CONTRO IL GLOBALISMO/2

Terremoto Trump a Davos, lancia la sua rivoluzione del buon senso

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Dopo il discorso di Milei, che ha scosso Davos dalle fondamenta, al World Economic Forum è intervenuto anche il neo-eletto presidente Usa, Donald Trump, ribaltando il sistema e l'ideologia globalista di Davos.

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Economia 28_01_2025
Trump in videoconferenza a Davos (La Presse)

«Questa è stata una settimana davvero storica per gli Stati Uniti…è iniziata l’Età dell’Oro»: così esordisce il neo-Presidente Trump, che non pecca certamente per falsa umiltà. Ha definito la svolta, forte di un amplio consenso popolare e a livello di Stati, come una «rivoluzione del senso comune», un ritorno al buon senso dopo anni di follie ideologiche, promettendo che «l’intero pianeta sarebbe divenuto più pacifico e prospero». Ha poi detto che la sua amministrazione «stava lavorando con una velocità senza precedenti per sistemare i disastri ereditati da un gruppo di persone totalmente inette». Quando si dice la parresia.

Trump ha subito denunciato il «caos economico causato dalle politiche fallimentari della scorsa amministrazione, dall’inflazione galoppante al debito pubblico, dal peso fiscale all’iper-regolamentazione». Ha poi indicato come interventi prioritari l’immigrazione, la criminalità e l’inflazione fuori controllo. Ha citato la creazione del nuovo dipartimento per l’efficienza governativa, il DOGE, che sarà gestito da Elon Musk con l’obiettivo di tagliare la spesa federale di 2mila miliardi di dollari, una cifra monstre, riportando così il Bilancio in pareggio per il 2026, anno del duecentocinquantesimo anniversario dell’indipendenza. Una mossa non solo per ridurre il perimetro pubblico, e quindi la pressione fiscale, ma anche per tagliare le unghie ai crony capitalist che prosperano nella “palude di Washington” oltre a riaffermare la forza del dollaro come divisa di riserva globale e la sostenibilità del debito pubblico americano.

E poi l’affondo tanto temuto dai sacerdoti e profeti della religione climatista: «Ho messo fine allo sperpero ridicolo e incredibile del Green New Deal - che io chiamo il Green New Scam, la Nuova Truffa Verde -; mi sono ritirato dagli accordi sul clima di Parigi e ho eliminato l’obbligo insano e costoso dei veicoli elettrici. Noi lasceremo che le persone acquistino l’auto che vogliono. Ho dichiarato un’emergenza energetica nazionale per sbloccare l’oro liquido sotto i nostri piedi… con la rapida approvazione di nuove infrastrutture energetiche». L’obiettivo dichiarato non è solo quello di abbattere l’inflazione ma di rendere gli Stati Uniti «una superpotenza manifatturiera e la capitale mondiale dell’intelligenza artificiale e delle criptovalute».

Ha poi ricordato di «avere avviato la più massiccia campagna di deregolamentazione della storia», indicando «in 50mila dollari per famiglia i costi delle regolamentazioni imposte dall’amministrazione Biden», promettendo di «eliminare dieci vecchie regolamentazioni per ogni nuova… e il più massiccio taglio fiscale nella storia statunitense». L’obiettivo è stimolare una rinascita manifatturiera negli Usa grazie all’effetto combinato della riduzione dei costi energetici, della deregolamentazione e del taglio dell’imposizione fiscale, incentivando imprese estere a spostare la produzione negli USA, anche per evitare i nuovi dazi: «Il mio messaggio a ogni business nel mondo è molto semplice: venite a costruire i vostri prodotti in America e noi vi daremo una tassazione tra le più basse al mondo». Chissà quale strategia di reazione adotterà ora la Commissione europea per evitare un’accelerazione del già avviato processo di deindustrializzazione in atto in Europa, a partire dall’industria automobilistica, in particolare in Germania.

Trump annuncia poi ingenti investimenti privati (500 miliardi di dollari) nell’intelligenza artificiale, nuovi investimenti per 600 miliardi di dollari da parte dell’Arabia Saudita (che, ricordo, doveva entrare nel gruppo BRICS+ ma si è tirata fuori, come aveva fatto un anno fa l’Argentina di Milei) e chiede all’Opec di tirare giù il prezzo del petrolio, una mossa che indebolirebbe ovviamente la Federazione Russa. Nei discorsi di Trump l’economia e la geopolitica, com’è inevitabile che sia, si intrecciano sempre: «Se il prezzo scende, la guerra Russia-Ucraina terminerebbe immediatamente… dovete tirare giù il prezzo del petrolio. Dovete porre fine a questa guerra». Trump chiede poi un calo dei tassi di interesse a livello mondiale e vagheggia una nuova età dell’Oro: «Anche Paesi che non sono particolarmente amichevoli sono felici, perché comprendono che ora c’è un futuro e come sarà grande sotto la nostra leadership. L’America è tornata ed è aperta al business». Un discorso “imperiale” che sconfessa chi auspicava, o paventava, l’inizio di una stagione di isolamento degli Stati Uniti nel mondo. Trump affronta poi l’emergenza dell’immigrazione illegale al confine col Messico, una vera e propria invasione, dichiarandola emergenza nazionale, con blocchi all’accesso, lotta ai cartelli criminali e rimpatrio dei clandestini già presenti negli USA.

Trump afferma poi che l’America è tornata ad essere una nazione sovrana, bella e libera: «Il primo giorno, ho firmato un ordine esecutivo per bloccare ogni censura governativa», affermando che le cosiddette “misinformation e disinformation” (indicate lo scorso anno a Davos da Ursula von der Leyen come la maggiore priorità a livello mondiale, da cui il famigerato Digital Services Act che mette il bavaglio ai social) sono «le parole preferite dei censori e di quelli che intendono bloccare il libero scambio di idee e, francamente, del progresso. Noi abbiamo salvato la libertà di parola in America». Ricorda anche il termine all’utilizzo strumentale della giustizia per colpire i cittadini e gli oppositori.

In merito al famigerato protocollo DEI (Diversity, Equity, Inclusion), che distruggeva la meritocrazia per imporre un’agenda ideologica di ingegneria sociale, Trump afferma: «La mia amministrazione ha avviato l’abolizione di ogni discriminazione senza senso in merito a diversità, equità e inclusione… l’America tornerà ad essere un Paese fondato sul merito». E poi Trump sguaina la spada, alla Chesterton, per dimostrare che le foglie sono verdi in estate: «Ho dichiarato che la politica ufficiale degli Stati Uniti riconosce soltanto due generi, maschio e femmina. Noi non avremo uomini che parteciperanno in sport femminili e le operazioni “transgender”, diventate così frequenti, torneranno ad essere molto rare».

E conclude sul tema sicurezza e spese militari, richiedendo a tutti i Paesi Nato «di aumentare i budget della difesa al 5% del Pil», perché la loro sicurezza era stata finora pagata dagli Stati Uniti, e ora devono assumersi la propria parte. Sui conflitti in atto, Trump afferma che «già prima di assumere l’incarico, la mia squadra ha negoziato un cessate il fuoco in Medio Oriente… e gli ostaggi hanno iniziato a tornare dalle loro famiglie». E poi la guerra in Ucraina: «i nostri sforzi per assicurare un accordo di pace tra Russia e Ucraina sono in corso…è così importante… nessuno ha visto nulla di simile dalla Seconda Guerra Mondiale… è ora di porvi termine». E, conclude, «abbiamo ottenuto più risultati in quattro giorni che la passata amministrazione in quattro anni. E abbiamo appena iniziato».

C'è da attendersi che a Davos, soprattutto le burocrazie europee, si siano sentite gelare il sangue: “The sheriff is back in town”, la ricreazione è finita.



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