Elly Schlein vince le primarie, ma il PD è spaccato
Vince a sorpresa Elly Schlein. Bonaccini, il favorito in questa competizione per la leadership del Pd, concede la sconfitta. Ora i Dem slitteranno ulteriormente a sinistra, aprendo la strada ad una nuova alleanza con il Movimento 5 Stelle. Il partito è però diviso, l'affluenza al voto è stata bassa. E il suo ruolo politico pare veramente esaurito.
Primarie nel PD, tra finte tessere e accuse di brogli
Volano gli stracci nel PD, fra i candidati nelle primarie alla guida del partito e le loro correnti. Accuse reciproche di brogli elettorali e tesseramenti di massa, come ai tempi della prima repubblica. Che fosse una guerra di puro potere priva di qualsiasi elemento democratico lo si era capito da subito.
Centrodestra teso, ma a sinistra volano i coltelli
I media puntano sulle tensioni interne al centrodestra, all'unisono con le "cassandre" dell'opposizione. Sono tensioni reali, emerse con il caso Ronzulli (che non ha impedito l'elezione di La Russa a presidente del Senato), ma gli avversari dovrebbero guardare in casa propria, dove ci si scanna su ciò che resta, dal Copasir alla guida del Pd.
Conseguenze del voto: resa dei conti nel Pd e nella Lega
L'impatto delle elezioni nazionali sui territori è fortissimo. C'è aria di resa dei conti nel Pd, dove Letta si è già ritirato e potrebbe subentrargli il governatore emiliano Bonaccini o la sua vice Schlein. Conte non ricuce e si tiene il Sud. In Lombardia e Veneto è resa dei conti nella Lega.
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Sondaggi, quanta ipocrisia nel loro oscuramento
I sondaggi continueranno ad essere commissionati sino all'ultimo giorno prima delle elezioni, ma saranno visibili solo ai vertici dei partiti e altri "addetti ai lavori", non possono più essere trasmessi. Ipocrisia: forse le previsioni del tempo non si fanno fino all'ultimo? E non è l'unica stortura. Anche la par condicio non regge alla prova di Internet.
Democrazia, ma chi va in Parlamento lo decide il "capo"
Chi si candida vuole la certezza di essere eletto, altrimenti preferisce non fare brutte figure. L'ultimo caso della Morani mostra che democrazia vuol dire potere al popolo, ma il popolo in questo caso non ha potere. Non ci sono le preferenze, quindi basta essere nelle grazie del segretario di partito e il gioco è fatto. Ma il segretario è un padre padrone non eletto dal popolo ma votato da una nomenklatura di partito sempre più autoreferenziale. Pd e Letta, Cinque stelle e Conte, Terzo Polo e Calenda. Non c'è differenza a Sinistra.
Letta sfascia il Pd: dal campo largo al campo minato
Il segretario Pd Letta è riuscito nell’impresa di scontentare praticamente tutti, tranne i suoi fedelissimi, dopo aver trasformato il cosiddetto campo largo in un campo minato. Durante la direzione del partito sono volati i coltelli e alla fine Letta ha dovuto imporre la sua linea provocando la frattura con la corrente Base Riformista. Tutti sul piede di guerra.
Uniche certezze: la sinistra vince, il M5S sparisce
Elezioni amministrative: la sinistra vince dappertutto e si aggiudica già al primo turno Milano, Bologna e Napoli. Va al ballottaggio (ma con grandi probabilità di vittoria) anche a Roma, Torino e Trieste. Unica vittoria del centrodestra è la Regione Calabria. Salvini promette di scegliere meglio i candidati. Cinque Stelle verso l'estinzione.
Primo voto ai tempi del Covid, un test per le alleanze
Domani si vota per il rinnovo dei Comuni e la sinistra appare in vantaggio in tutti i maggiori centri urbani. Ma non è uscita dalla sua crisi di leadership e di popolarità. La coalizione giallo-rossa è di fatto finita ed è ormai evidente la rivalità fra Letta e Conte. Stesso discorso per il centrodestra con la rivalità fra Salvini e Meloni.
La finta democrazia dei partiti e dei loro leader
Pullulano fondazioni, task force, osservatori, scuole di formazione politica riconducibili sempre e comunque ai leader di partito e ai capicorrente, quindi con il vizio originario e inestirpabile di essere figli di uno spudorato verticismo. Come quello di Letta che alla festa dell'Unità annuncia la nascita di un "Osservatorio" per la rinascita del Pd.
Il Pd nasconde il suo volto nelle prossime elezioni
Persino il segretario Enrico Letta, candidato a Siena, nasconde il simbolo del Partito Democratico nelle prossime elezioni amministrative. Non vuole rischiare, perché i senesi vedono nel Pd il responsabile della rovina del Monte dei Paschi e perché la sinistra è divisa. C'è aria di crisi di identità, compreso il governatore Emiliano che elogia Salvini.
Immigrazione, Letta sabota il suo stesso governo
Letta arriva al paradosso di contestare la politica d'immigrazione inaugurata dal Pd, nel governo Gentiloni. E proseguita anche dal governo di cui fa parte, quello di Draghi. Letta, infatti, propone di far saltare l'accordo con la Libia, sul ruolo della Guardia Costiera e affidare all'Ue un nuovo trattato.