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LA FONDAZIONE

Tafida, dal dolore una speranza per altri bambini

Presentata a Londra la Fondazione Tafida Raqeeb, intitolata alla piccola inglese di 7 anni in cura al Gaslini. Il progetto è quello di un centro riabilitativo neurologico d’eccellenza, in cui dare una possibilità a bambini spesso vittime di un sistema ostile, come spiega Shelina Begum. Tra i presenti anche il senatore Pillon, oggetto in Italia di sterili polemiche, ma capace di lanciare un bel messaggio.

Vita e bioetica 23_03_2022

Era il 3 ottobre 2019 quando l’Alta Corte presieduta dal giudice Alistair MacDonald dava il via libera al trasferimento in Italia della piccola Tafida Raqeeb, fin lì a forte rischio di divenire l’ennesima vittima del «miglior interesse» (a morire) stabilito dal National Health Service (NHS) per chi versa in condizioni di grave disabilità. Quel 3 ottobre era stata una vittoria per la cultura della vita, resa possibile grazie alla determinazione dei genitori Mohammed, un consulente edilizio, e Shelina Begum, avvocato, che fin dagli inizi del calvario della loro Tafida - conseguente a un’emorragia cerebrale - avevano dovuto resistere alle pressioni dei medici che suggerivano di interrompere le cure.

A quasi trenta mesi di distanza da quella data cruciale e dal successivo arrivo di Tafida al Gaslini di Genova - dove la bambina, che oggi ha sette anni, è presto migliorata (uscendo dalla terapia intensiva) ed è tuttora in cura - la sua famiglia, di fede musulmana e origine bengalese, ha presentato la Tafida Raqeeb Foundation, un progetto per un centro riabilitativo neurologico che si propone di ospitare almeno una ventina di bambini di famiglie in condizioni di bisogno.

La Fondazione Raqeeb è stata ufficialmente lanciata ieri, a Londra, in una serata in grande stile e con tanti ospiti (medici, politici, avvocati e sostenitori vari) presenti alla cena-conferenza, con il fine sia di presentare il progetto che di proseguire la raccolta fondi. Per gli organizzatori servono 25 milioni di sterline come base di partenza; a metà marzo erano già stati raccolti i primi due milioni.

L’intervento più atteso era quello della fondatrice, Shelina Begum. La madre di Tafida ha rievocato brevemente la dolorosa esperienza della sua famiglia e sottolineato la necessità di creare una nuova struttura di riabilitazione neurologica pediatrica, perché nel Regno Unito esiste un solo centro specializzato e i posti-letto non bastano. A questa realtà si somma un sistema giudiziario che spesso, di fronte a bambini cerebrolesi, asseconda i medici che chiedono di staccare la spina. «Il recupero da una lesione cerebrale può continuare per anni, quindi perché i bambini devono esserne privati?», ha detto Shelina. «Questa non è la mia fondazione, è la fondazione di tutti», che «vuole essere voce per chi non ha voce», ha aggiunto la donna, ricordando che la vita è imprevedibile e qualunque famiglia può trovarsi ad affrontare una situazione simile alla sua. «Come famiglia abbiamo dovuto fare molti sacrifici, ho vissuto gran parte degli ultimi tre anni dentro un ospedale», ha spiegato Shelina. Ne è valsa la pena.

A intervenire anche l’avvocato Bruno Quintavalle, che ha fatto parte della squadra di legali che ha difeso il diritto alla vita di Tafida. Quintavalle ha evidenziato il fatto che i casi che emergono sulla stampa sono solo una piccolissima parte di quelli che si verificano nel Regno Unito, parlando di «seimila casi all’anno di bambini con lesioni cerebrali», la maggioranza dei quali non riceve alcun aiuto nel sistema sanitario britannico, come ricorda la stessa esperienza di Tafida, che ha avuto una possibilità «grazie ai medici di un illustre ospedale pediatrico di un altro Paese», il Gaslini, appunto. Possibilità che le era stata negata da un certo «dogmatismo in campo medico», verso cui il legale ha invitato a nutrire un sano scetticismo, mentre ha espresso l’auspicio che il centro della Fondazione Raqeeb «sarà l’ospedale leader nel mondo per neurologia pediatrica», alla luce dei professionisti che sono già coinvolti nel progetto.

Alla serata londinese era presente anche il senatore Simone Pillon, che negli ultimi giorni è stato oggetto di stucchevoli polemiche politiche e mediatiche per la sua mancata presenza in Parlamento durante la videoconferenza con il presidente ucraino Zelensky, anch’essa svoltasi ieri. Già nella mattinata di ieri, con un post su Facebook, Pillon aveva spiegato di aver ricevuto l’invito dalla mamma di Tafida e che avrebbe portato a Londra «il saluto ufficiale a nome della Commissione Parlamentare Infanzia e Adolescenza, di cui sono vicepresidente, e dal cui ufficio di presidenza sono stato formalmente incaricato nella scorsa seduta».

Oltre ai saluti ufficiali, Pillon (scelto da Shelina tra «gli ambasciatori della Fondazione») ha portato nella capitale britannica un messaggio che ha riassunto bene il senso di tutto il caso di Tafida e, in generale, di ogni situazione in cui ci si trova davanti al dolore innocente. Dall’esperienza di Tafida è nata un’occasione per «cambiare le cose» che ha riunito in un progetto comune «credenti, non credenti, cristiani, musulmani e appartenenti ad altre religioni», nella convinzione che «ogni singola vita umana conta». Il senatore ha messo il dito nella piaga, sottolineando come le nostre società «non sono più capaci di comprendere il dolore», che non è «una maledizione» ma ha un significato profondo. «Attorno alla sofferenza di Tafida sta sorgendo una sorta di alba», a favore della vita non solo di questa piccola di sette anni, ma di altri bambini come lei.